Al secondo tentativo, mercoledì mattina, dal consultorio familiare della Asl di Paganica ci rispondono.
"Buongiorno, una mia amica ha appena scoperto di essere incinta, vorrebbe abortire, cosa dobbiamo fare per avere il certificato medico?";
"Dovete prenotare l'ecografia e poi parlare con l'ostetrica, ma ora non c'è la trovate il giovedì o il lunedì. Di quante settimane è?";
"Nove";
"Ahi, potrebbe essere tardi, sarebbe stato meglio se ve ne foste ricordate un pochino prima, ma io non so darvi ulteriori informazioni, provi domattina con l'ostetrica".
Il giorno seguente l'ostetrica risponde immediatamente. Ci consiglia di rivolgerci al consultorio familiare Asl dell'Aquila, attualmente ospitato presso il palazzo dell'ex Onpi, dove una ginecologa, il pomeriggio, sarebbe disponibile a riceverci per l'ecografia e il rilascio del certificato, il documento attestante lo stato di gravidanza e l'avvenuta richiesta di interromperla.
"Sì, ma ieri ci hanno detto che alla nona settimana c'è il rischio che sia tardi, è così?";
"In effetti se la valutazione fosse stata fatta prima sarebbe stato meglio", ci conferma l'ostetrica che aggiunge, "se andate subito al consultorio non dovrebbero esserci problemi".
Dietro a quel "potrebbe essere tardi", probabilmente, non c'è alcun pregiudizio. Il rilascio del certificato infatti, salvo riscontro di casi di urgenza previsti dalla legge, è solo l'inizio della trafila burocratica che spesso, in Italia, rende il ricorso all'IVG entro i primi 90 giorni una chimera. Secondo le diposizioni contenute nella legge 194 "Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza", la donna che fa richiesta di aborto è tenuta, dopo l'emissione del certificato, a soprassedere per sette giorni, trascorsi i quali, ci si può presentare, per ottenere l'interruzione della gravidanza, presso una delle sedi autorizzate. Nella migliore delle ipotesi, si viene inserite nelle liste di attesa. E trascorre altro tempo. La maggior parte degli ospedali accetta solo pazienti del territorio, escludendo chi ha residenza altrove. Spesso le strutture ospedaliere non garantiscono il servizio a causa dell'alta presenza di obiettori di coscienza. Per legge l’ente ospedaliero è però tenuto in ogni caso "ad assicurare l’espletamento". In pratica, ciò significa che per interrompere la gravidanza è necessario spostarsi. Di provincia o di regione.
La fotografia dell'Italia che festeggia i 40 anni dall'entrata in vigore della legge 194, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 22 maggio del 1978 è un quadro a tinte fosche. Abuso nel ricorso all'obiezione di coscienza, consultori familiari con equipe ridotte all'osso non più in grado di svolgere nemmeno il servizio ordinario, tempi lunghissimi per effettuare un'interruzione di gravidanza. Anche l'accesso alla contraccezione di emergenza rischia di subìre ulteriori restrizioni. Nell'ultimo aggiornamento della Farmacopea Ufficiale, pubblicato lo scorso 18 maggio sul sito del Ministero della Salute, la cosiddetta pillola del giorno dopo, liberalizzata per le maggiorenni dall'Aifa -Agenzia italiana del farmaco- nel 2016, non è stata inserita tra i farmaci indispensabili da tenere in farmacia.
Dal processo a Gigliola Pedron, la donna veneta rimasta incinta a 17 anni e finita alla sbarra, nel 1975, secondo le norme del codice penale fascista del 1930, il codice Rocco, nel quale l'aborto figurava come un reato “contro l’integrità e la sanità della stirpe”, interrompere una gravidanza non è più questione privata. Quella sua frase "la mia storia è quella di tante altre e il mio “reato” è un fatto commesso ogni anno in Italia da più di tre milioni di donne", pronunciata in un'aula di tribunale, segna l'inizio della lotta per il riconoscimento all'autodeterminazione. Il movimento femminista si spacca, tra chi sostiene la necessità di una legge e chi invece vorrebbe semplicemente abolire il reato di aborto. Alla fine, l'approvazione dell'attuale testo di legge, spostando l'attenzione dall'aborto al senso di maternità, delude tutti.
"Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio - si legge nel primo articolo- L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite". L'intento è chiaro: tutelare la maternità e, poi, regolamentare l'IVG.
Imperfetta o meno, la 194 continua ad essere oggetto di attacchi ideologici che vanno oltre l'utilizzo di immagini violente e lesive della dignità delle donne. E oggi, a quaranta anni dalla sua approvazione, l'applicazione del diritto all'aborto coincide, nei fatti, con la sua negazione.
Relazione del Ministero della Salute sull'applicazione della 194
Un articolo contenuto nella legge 194, prevede che, ogni anno il Ministero della Salute presenti una relazione sull'attuazione della legge, redatta sulla base di parametri contenuti in un modello statistico invariato da anni. L'ultima, pubblicata alla fine del 2017 e riferita al 2016, presenta, con toni esaltanti, il dato della diminuizione degli aborti, calati, in un anno, del 3,1%.
In termini assoluti, il numero di IVG effettuate in Italia nel 2016 è pari a 84.926. Gli interventi di aborto risultano più che dimezzati rispetto alle 234.801 del 1982, anno in cui si è riscontrato il valore più alto nel nostro paese. Secondo uno studio effettuato dall'Istat in occasione dei 40 anni dall'entrata in vigore della 194, in Italia si fanno meno figli e in età più avanzata. Ma il trend in diminuizione, sostiene il ministero, è dovuto soprattutto all'efficacia della contraccezione di emergenza, il cui utilizzo, in seguito alle determine AIFA del 2015 e 2016 che hanno eliminato, per le maggiorenni, l’obbligo di prescrizione medica, ha registrato un significativo incremento. Eppure, il tavolo tecnico che, in merito all'aggiornamento della Farmacopea Ufficiale, ha deciso di non inserire la pillola del giorno dopo tra i farmaci indispensabili da tenere in farmacia, è stato istituito proprio dal Ministro Beatrice Lorenzin. Alla revisione hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del ministero della Salute, anche delegati dell'Istituto superiore di sanità, dell'Agenzia italiana del farmaco, delle Federazione ordini professionali e l'industria.
Relativamente all'Abruzzo, il quadro non è confortante. Sulla scia dell'andamento nazionale, il numero di IVG effettuate nel 2016, registrano una diminuizione del 3,9% rispetto all'anno precedente. I dati relativi all'obiezione per categoria professionale, però, sono particolarmente allarmanti. In Abruzzo l'85,2% dei ginecologi è obiettore, così come il 60,3% degli anestesisti, e il 65,7% del personale non medico.
L'IVG a L'Aquila
E a L'Aquila? Il servizio di interruzione volontaria di gravidanza viene garantito? Ad oggi, non è dato saperlo. Gli unici dati sulle IVG effettuate in Italia disponibili e immediatamente consultabili, sono quelli contenuti nella relazione del Ministero della Salute che, tuttavia, li divulga in forma aggregata per regione ed aree geografiche. Per avere una fotografia più dettagliata per Asl, è quindi necessario rivolgersi direttamente alle strutture ospedaliere.
In merito alla richiesta dei dati statistici sulle IVG svolte nel 2016 presso l'Ospedale San Salvatore dell'Aquila, del numero di ginecologi obiettori presenti in reparto e dell'autorizzazione a intervistare il personale impiegato presso i consultori familiari pubblici, l'Uffcio stampa della Asl n.1, più volte contattato da NewsTown, ha dato risposte evasive. Secondo quanto affermato dall'addetto alla comunicazione, che si è detto "non competente a fornire queste informazioni né a concedere autorizzazioni", una lunga trafila burocratica, necessaria per ottenere i permessi, avrebbe impedito di soddisfare le nostre richieste in tempi ragionevoli. A domanda precisa su chi fosse il responsabile in materia, secca la replica del funzionario: "le interessano i dati non le questioni interne alla struttura ospedaliera. Contatterò chi di competenza e poi le farò sapere". Ad oggi, a una settimana dalla prima telefonata, nessuna risposta. La riluttanza a fornire dati, appare davvero immotivata. Tra le funzioni dei responsabili degli Uffici stampa di enti pubblici, non figura solo quella di creare una buona immagine per l'ente per cui lavorano, in modo da ottenere visibilità sulla stampa generalista o di settore, ma anche quella di assolvere compiti istituzionali di informazione. Oltre tutto, nel caso specifico, i dati richiesti sono gli stessi che le Asl sono tenute a raccogliere e spedire annualmente all'Istituto Superiore di Sanità per la redazione della relazione sull'applicazione della 194.
Si legge sul documento: "I dati sono stati raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle IVG, che vede impegnati l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Ministero della Salute e l’Istat da una parte, le regioni e le province autonome dall’altra. Il monitoraggio avviene a partire dai modelli D12 dell’Istat che devono essere compilati per ciascuna IVG nella struttura in cui è stato effettuato l’intervento". E ancora: "Quest’anno, per poter arrivare ad avere il dato definitivo relativo a tutto 2016 è stato necessario prorogare la raccolta dati e il loro controllo fino a ottobre 2017. Non è stato necessario, come negli anni passati, integrare le informazioni ottenute dal flusso del Sistema di Sorveglianza con il dato proveniente dalle Schede di Dimissione Ospedaliera. Alcuni referenti regionali hanno fatto tuttavia presente difficoltà nel ricevere i dati dalle strutture dove vengono effettuate le IVG e la chiusura di alcuni servizi IVG. In alcuni casi sono inoltre stati rilevati alcuni problemi nella completezza delle informazioni raccolte con i modelli D12/Istat. In particolare si segnala la presenza di un elevato numero di informazioni mancanti per alcune variabili nei dati del 2016 provenienti dalla Lombardia e dalla Puglia. Tutte le regioni e, per loro tramite, le realtà locali (ASL e strutture) sono sollecitate ad adottare misure idonee affinché permanga nel tempo immutata l’eccellenza della qualità del Sistema italiano di Sorveglianza epidemiologica delle IVG che dispone e pubblica i dati in maniera più completa e tempestiva rispetto a molti altri Paesi europei".
Nemmeno dal reparto siamo rusciti ad avere qualche informazione. "Ora siamo pieni di lavoro, non posso darle retta, provi più tardi o domani", la risposta di una giovane ginecologa specializzanda.
"Contattare le Asl è l'unico modo per avere dati riferiti alle singole strutture ospedaliere - affrma a Newstown Silvana Agatone, presidente della Laiga, Libera Associazione Italiana Ginecologi per l'Applicazione della 194. "Io la capisco perchè quando nel 2008 ho deciso di aprire questa associazione che facesse rete tra noi non obiettori, il Ministero della Salute non aveva nessun dato, l'Istituto Superiore di Sanità non mi voleva dare i nomi degli ospedali dove si effetuavano gli interventi con la scusa che erano dati sensibili. Ho buttato giù un elenco di tutti gli odspedali italiani, ho pagato delle signore in pensione che mi facessero le telefonate, ma non tutti mi hanno risposto".
Eppure, per le donne che devono sottoporsi a un intervento, è necessario sapere se nell’ospedale di loro preferenza c’è un medico che pratica interruzioni di gravidanza. Gli appelli della Laiga a pubblicare le informazioni su quali centri praticano Ivg e su quanti sono i medici obiettori sono caduti nel vuoto e avere informazioni a riguardo resta difficilissimo. Nemmeno i dati contenuti nella relazione annuale del Ministero rispecchiano la realtà dei fatti. "Facciamo l'esempio di quello che è successo a Trapani, dove c'era un unico medico non obiettore per tutta la provincia e faceva 80 interventi al mese. E' andato in pensione e hanno chiuso il servizio. I cartacei sulla base dei quali il ministero redige queste relazioni non sono stati più spediti. Risultato? Una diminuizione ufficiale del numero degli obiettori e del numero di aborti. La frase va letta al contrario - afferma Agatone- Diminuiscono i non obiettori e quindi diminuiscono gli aborti fatti alla luce del sole . Il problema è che in questa relazione non si fa nessuno studio sulla domanda di aborto". Chiaro, il ministero, sostiene Silvana Agatone, conta gli aborti effettuati, non le domande di IVG, escludendo dallo studio tutte le donne che, pur avendolo richiesto, non sono riuscite ad abortire. E sono casi frequenti? "In alcuni regioni sì. In Campania per esempio, c'è una clinica convenzionata ed autorizzata per fare gli aborti, ma a causa del taglio delle risorse, probabilmente a settembre interromperanno il servizio. Dagli studi del ministero risulterebbe che dal primo ottobre parte delle donne campane non ha più necessità di aborto".
I Consultori pubblici
Con l'entrata in vigore della 194 è stato riconosciuto ai consultori familiari un ruolo chiave nell’assistenza alla donna durante il percorso di interruzione di gravidanza. Anche nel caso dei consultori, i dati contenuti nella relazione del Ministero sono allarmanti. Nel 2016 i consultori familiari funzionanti in Italia erano 1944. In proporzione al numero di abitanti, la percentuale nazionale è dello 0,6 ogni mille, la metà di quanto prevede la legge (1 consultorio ogni 1000 abitanti). Inoltre, anche in questo caso, la mappa tracciata dal ministero non poduce un'immagine fedele della realtà. Come sottolineato dalla presidente Laiga Agatone, sotto la voce consultori, possono rientrare, ad esempio, anche i centri di psichiatria infantile o servizi dedicati agli screening dei tumori femminili che quindi non svolgono attività connesse con il servizio di IVG. Inoltre, si legge nel documento ministeriale "la raccolta dati è particolarmente difficoltosa, considerando anche la grande difformità territoriale dell’organizzazione dei consultori stessi, che mutano spesso di numero a causa di accorpamenti e distinzioni fra sedi principali e distaccate, la cui differenziazione spesso non è chiara e risponde a criteri diversi fra le diverse regioni. La raccolta è stata ulteriormente complicata nel 2016 dalla riorganizzazione territoriale effettuata in molte regioni (accorpamenti di ASL o creazione di aziende uniche)".
In Abruzzo, le strutture sono 57. A L'Aquila, ci sono 4 consultori pubblici e 2 privati. Abbiamo già visto il caso del consultorio familiare Asl di Paganica, con l'ostetrica presente solo due giorni a settimana costretta a trasferire le pazienti sull'altro consultorio pubblico, quello dell'Aquila, dove la ginecologa può rilasciare il certificato. Contattati telefonicamente, non abbiamo avuto risposta da altri due consultori, quello di Rocca di Mezzo e dell'Aquila. Quest'ultimo ha una segreteria telefonica, che indica gli orari in cui è possibile parlare con il personale medico e sanitario. L'ostetrica è disponibile solo dalle 12 alle 13.30. A Montereale, dopo due giorni di tentativi, venerdì mattina finalmente ci rispondono. "Hai provato a chiamare il consultorio di Paganica? Per il certificato devi parlare con l'ostetrica, è la stessa". Una sola ostetrica per due consultori pubblici distanti circa 40 Km.
Al CIF, consultorio privato, ci dicono subito che per il certificato è necessario andare presso una struttura pubblica. All'Aied, infine, una ginecologa può riceverci per la visita e l'eventuale rilascio del certificato.
"In merito alle IVG il dato nazionale è che le interruzioni di gravidanza stanno diminuendo. Questo significa che la contraccezione funziona di più? Che la liberalizzazione della pillola del giorno dopo e dei 5 giorni dopo ha portato dei frutti? Non lo sappiamo perché un altro dato è che le nascite stanno diminuendo - afferma a NewsTown Alessia Salvemme, presidente del consultorio Aied dell'Aquila- Ciò che non ci stanchiamo mai di ricordare è che la pillola del giorno dopo può essere acquistata in farmacia dalle maggiorenni senza la prescrizione medica e dalle minorenni con la prescrizione e che la contraccezione è l'unico modo per evitare gravidanze indesiderate mentre per proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale, che sono in aumento, bisogna usare il preservativo. Altra cosa per noi molto importante è l'educazione all'affettivita'e alla sessualità nelle scuole. Ci auguriamo che diventi prima o poi obbligatoria nelle scuole. Infine, in merito all'obiezione di coscienza la posizione dell'AIED è chiara e cioè che devono essere le strutture a garantire che alle donne venga riconosciuto il diritto di abortire entro i termini previsti dalla legge. Per questo, onde evitare che una struttura abbia tutti ginecologi obiettori, l'AIED ha proposto dei concorsi per ginecologi non obiettori così ognuno è libero scegliere, sia le donne che i medici".
Proprio su questo tema, la possibilità cioè di riservare concorsi a ginecologi non obiettori, sono state avanzate alcune proposte di legge, l'ultima, nel 2013, da parte del Movimento 5 Stelle. Tuttavia, ultimamente le campagne antiabortiste hanno riacquistato forza. Si pensi ai manifesti apparsi qualche giorno fa a Roma, o alla Marcia per la Vita che, sabato scorso, ha portato nelle piazze della capitale preti, suore vescovi e anche i leghisti Giorgetti e Fontana a chiedere l'abrogazione della 194 e la revoca dei fondi destinati alla ospedalizzazione gratuita delle donne.
"Guardi, la 194 è in serio pericolo -chiosa Silvana Agatone- Non so se ha visto quello che sta succedendo a Roma, con i manifesti anti aborto. Dietro a questa campagna ci deve essere un movimento molto ricco e molto ben organizzato, non è una casualità. In tanti paesi europei sono spuntati politici che volevano togliere la legge sull'aborto. Al senato, un luogo pubblico, Fratelli d'Italia e Lega, in una conferenza stampa, hanno annunciato una campagna pubblicitaria per dire alle donne i rischi sulle complicanze gravissime conseguenti ad un intervento di aborto. Se vogliono restringere la 194, possiamo fermarli solo se riusciremo a fare rete".
Buon compleanno 194!