E' passato un quinquennio da quella complicatissima estate aquilana del 2009. Nella mente della popolazione, duramente colpita dal terremoto di aprile, c'è ancora il vivo ricordo dell'incessante lavoro da parte di Vigili del Fuoco e Protezione Civile, volto alla messa in sicurezza degli edifici pericolanti.
Lavoro che, tuttavia, è stato in questi anni spesso oggetto di polemiche: è il caso delle accuse di "eccessivo zelo" (per usare un eufemismo) nei puntellamenti dei centri storici dell'Aquila e dei comuni del cratere. La realizzazione di diverse opere di messa in sicurezza che, secondo molti, sarebbero sovradimensionate, e volte ad aumentare gli introiti delle ditte realizzatrici, in un periodo in cui vigevano le leggi d'emergenza e c'era una propensione al controllo della spesa pubblica pressoché nulla.
Oggi vogliamo raccontarvi la storia della principale opera di messa in sicurezza di una delle tante frazioni aquilane: Monticchio. Snodo cruciale del traffico della parte est della città, di fronte la piazza del paese è presente, da cinque anni, un complesso groviglio di tubi e giunti su una strada che, di fatto, è ormai diventata una strettoia a senso unico alternato. Parliamo della via per Fossa, numeri civici dal 7 al 13: una via di traffico molto intenso, perché utilizzata dai mezzi pesanti, da quelli agricoli e dalle autovetture come strada alternativa all'affollamento della Statale 17.
In pochissimi sanno che quell'opera di messa in sicurezza, che abbiamo sempre immaginato come necessaria alla riapertura della via – a causa, magari, dell'inagibilità e conseguente pericolo crollo degli edifici ai due lati della strada – è un puntellamento che, secondo le intenzioni della Protezione Civile, servirebbe a riparare i mezzi dall'eventuale caduta di oggetti dall'alto. Sembra uno scherzo, ma è così: quel puntellamento non ha funzioni di contenimento strutturale (cioè non "spinge" gli edifici ai lati della strada), ma è una sorta di ponte per riparare l'eventuale caduta di tegole, comignoli e altri oggetti.
Qual è, invece, la situazione degli edifici che insistono sulla Via di Fossa? Su un lato della strada c'è un aggregato, di cui una parte è addirittura perfettamente agibile e abitabile – era classificato B ma dopo i lavori di ristrutturazione è tornato agibile già nel 2010 – e un'altra parte è inagibile, ma puntellata con barre di ferro in modo totalmente indipendente dal ponteggio visibile dalla strada. Dall'altra parte della via, invece, insiste una parete della chiesa di Monticchio. Anche in questo caso, la chiesa sembra ristrutturata, ma i lavori non sono mai stati riconsegnati e la ditta è andata via prima della riconsegna definitiva [foto a sinistra, clicca per ingrandirla]. "L'hanno riparata, ma poi hanno detto che sono finiti i soldi, quindi i lavori non si sono mai conclusi del tutto", ci racconta un anziano signore seduto su una panchina di fronte la chiesa-container che, ancora oggi, ospita i fedeli.
Il puntellamento di tubi e giunti neri, dunque, non servirebbe a reggere nessun edificio che affaccia sulla strada. Ne è una dimostrazione il fatto che le barre di legno che poggiano sulle pareti della chiesa sono staccate almeno tre centimetri dal muro, e rimangono appese solo perché affisse da chiodi [foto a destra, clicca per ingrandirla]. Ma come può esserci ancora pericolo per la caduta di oggetti dall'alto, se gran parte degli edifici che affacciano sulla via sono agibili? E, soprattutto, è necessaria una opera di messa in sicurezza così invadente e imponente per la caduta di oggetti che si sarebbe potuta risolvere anni fa, con un ordinario intervento di rimozione di tegole e oggetti pericolosi?
L'aspetto più incredibile di questa ennesima "opera d'arte" post-sisma è, come dicevamo, l'agibilità dell'abitazione all'angolo tra via di Fossa e via Ciccone. Completamente travolto dai puntellamenti, gli abitanti di quell'edificio potrebbero vivere in quella casa già da quattro anni, ma non hanno piena godibilità della proprietà. I puntellamenti, in alcuni casi, hanno anche danneggiato i manufatti, nella misura in cui, ad esempio, hanno piegato le canale per lo scolo dell'acqua. Nel 2011, al pian terreno, era stato anche aperto un bar, che ha dovuto forzatamente chiudere i battenti pochi mesi dopo l'inaugurazione, perché fortemente penalizzato dai puntellamenti. I clienti, infatti, rischiavano ogni volta che entravano e uscivano dal locale, perché le opere di messa in sicurezza restringono al minimo la via, attraversata dai mezzi pesanti.
Più d'una volta mezzi agricoli, toccando il ponteggio montato, hanno causato la caduta di oggetti dall'alto e, in un caso, si sono verificati anche incidenti, come la rocambolesca perdita di rotoballe [la foto a sinistra è del 2011, clicca per ingrandirla]. Dei danni causati all'abitabilità della casa e all'inservibilità del bar sono presenti delle tracce anche nelle richieste al Comune, da parte di alcuni abitanti, di far rimuovere le opere di messa in sicurezza. Lettere rimaste, ad oggi, senza risposta.
Ma chi esegue la manutenzione di un puntellamento così imponente? Nessuno, e infatti i bulloni dei numerosissimi giunti, ad esempio, nell'arco degli anni – a causa di sole, pioggia, neve – si sono svitati e, non di rado, cadono sulla base del ponteggio o addirittura in strada [foto in basso, clicca per ingrandirla].
Siamo dunque alla situazione paradossale per la quale un'opera montata con la motivazione della salvaguardia dal pericolo di caduta oggetti, sia l'unica fonte e causa della caduta degli oggetti stessi. In altre parole, quel puntellamento rende l'attraversamento della strada più pericoloso. L'esatto contrario motivo per cui esso è stato montato.
Una tipica storia aquilana, insomma.
Alcune foto delle opere di messe in sicurezza, dalla strada e dai piani alti degli edifici coinvolti