Giovedì, 20 Febbraio 2020 02:25

Puntellamenti, Comune ci riprova: allo studio soluzione per venderli

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Puntellamenti dismessi, il Comune prova di nuovo a fare cassa.

Nel 2016, l’amministrazione Cialente (la vicenda è ricostruita QUI) mise in vendita il materiale - ferro, legno e giunti - usato subito dopo il terremoto per tenere in piedi i palazzi danneggiati.

Vennero inventariate 1310 tonnellate di ferro, 737 tonnellate di legno e 170722 giunti e venne pubblicata una manifestazione di interesse con un importo a base d’asta di 390mila euro. Un’inezia, rispetto agli oltre 200 milioni che l’ente aveva sborsato per le opere di messa in sicurezza, eseguite secondo un meccanismo ben noto: le ditte puntellavano e poi presentavano fattura. Trattandosi di lavori di somma urgenza, non c’era tempo per progetti preliminari e preventivi: il Comune pagava a rendiconto, senza fare troppe storie.

L’avviso pubblico del 2016 prevedeva che gli eventuali acquirenti prendessero tutto il pacchetto - ferro, giunti e legno – presentando un’offerta a corpo. Ma se il ferro e i giunti avevano ancora un valore, il legno no, perché versava in avanzato stato di marcescenza. Fu anche per questo che l’asta andò deserta.

Ora il Comune vorrebbe fare un altro tentativo e si è messo a studiare una soluzione per non fare un altro buco nell’acqua. Due giorni fa se ne è parlato anche in commissione Garanzia e Controllo ma dalla discussione sono emerse più ombre che luci.

I puntellamenti dismessi sono stati stoccati, in questi anni, nel capannone dell’ex Sercom, a Pagliare di Sassa (all’inizio erano stati portati a Pile).

Un’ordinanza firmata nel 2014 dall’allora dirigente Enrica De Paolis stabiliva che il materiale ricavato dallo smontaggio dovesse essere certificato e pesato prima di essere depositato ma la direttiva è stata sostanzialmente ignorata e ogni ditta ha fatto un po’ come ha voluto, in assenza di verifiche e controlli. Col risultato che oggi non si ha un’esatta cognizione né della quantità del materiale a disposizione né del suo effettivo stato di conservazione. Nessuno ha accertato se vi fosse un rischio inquinamento (il legno, per esempio, potrebbe essere stato trattato con impregnanti o altri prodotti chimici) e inoltre non si capisce bene come il Comune abbia potuto adibire una struttura incompiuta come l’ex Sercom, sulla quale non è mai stato fatto un collaudo, a magazzino e deposito.

Dopo il flop dell’asta del 2016, nel 2018 l'amministrazione ha provato a sondare il terreno per capire se almeno il legno potesse essere smaltito come rifiuto e ha chiesto un preventivo all’Asm. Quest’ultima, a seguito di un sopralluogo, ha calcolato 100 euro a tonnellata, per un totale di oltre 70mila euro. L’amministrazione ha giudicato il prezzo troppo alto e a quel punto ha fatto un altro tentativo: il legno sarebbe stato dato gratis alle associazioni senza scopo di lucro che ne avessero fatto richiesta.

Anche questa strada, però, si è rivelata infruttuosa, perché in due anni sono arrivate solo una trentina di domande, corrispondenti a 50 tonnellate di materiale.

Ultima modifica il Giovedì, 20 Febbraio 2020 13:48

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