Lunedì, 11 Marzo 2013 16:46

Sociale: pochi fondi e servizi insufficienti

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A L'Aquila i servizi sociali sono insufficienti, i soldi per pagare gli affitti alle famiglie indigenti sono finiti e il fondo per la non autosufficienza è stato azzerato dal Governo.

 

Tutto questo a cospetto di una vecchia e nuova povertà che inizia a mordere anche il ceto medio, in un contesto sociale difficile e dispersivo come quello della nuova città estesa, anonima e precaria.

E ormai il terremoto c'entra poco e non costituisce più la causa diretta con cui doversi confrontare.

Il Comune: Oggi presso gli uffici dell'assessorato alle politiche sociali del Comune lavorano due assistenti sociali a tempo indeterminato e quattro precari già prolungati, in scadenza a giugno.

Nel famoso concorsone pubblico per la ricostruzione istituito dal Governo, non sono state inserite figure relative all'ambito dei servizi sociali, le uniche a rimanere escluse dai 14 profili a tempo indeterminato individuati. La ricostruzione secondo il ministro Fabrizio Barca è una questione esclusivamente per ingegneri, architetti, tecnici, geologi, amministrativi e contabili.

"Avevamo chiesto al Governo e a Barca, di inserire nel concorsone la presenza di uno psicologo, quattro assistenti sociali e otto educatrici, ma non è stato fatto - dice l'assessore alle politiche sociali e ora anche neo-senatrice della Repubblica Stefania Pezzopane - L'Aquila avrebbe bisogno di un lavoro di equipe di queste figure. Ci sono casi molto difficili e che durano da tempo che non possono essere seguiti da un solo assistente in maniera proficua".

Parole pesanti quelle dell'assessore considerando che, solo ultimamente, alcuni casi delicati seguiti dai servizi sociali del Comune hanno avuto un esito tragico. Proprio mentre ci si interroga su che fine abbiano fatto alcuni fondi destinati al centro anti-violenza sulle donne attivo all'Aquila, i servizi del Comune non sono bastati per Hrjeta Boshti, la donna di 36 anni freddata insieme al suo nuovo compagno in un agguato dall'ex marito. Anche lei era un utente conosciuta a quegli stessi uffici che ora si stanno occupando dei suoi quattro figli, tutti minorenni tranne uno.

Attualmente il Comune si sta facendo carico in tutto di 265 minori assegnati dalle sentenze dei Tribunali.

Secondo uno dei quattro precari del settore sociale, lo psicologo Alberto Baiocchetti, "in questa situazione i soggetti più a rischio sono i giovani dai 14 ai 20 anni che hanno perso punti di riferimento proprio in un'età essenziale nella formazione della personalità. Il terremoto – prosegue Baiocchetti - ha generato un equilibrio differente e un indotto di famiglie migranti che hanno una serie di problematiche legate alla povertà e alla condizione di migranza stessa".

roulotte d'armiEmergenza abitativa oltre il terremoto: Da dicembre 2011 il Comune ha potuto pagare fino ad oggi 750mila euro di affitto al fondo immobiliare per 95 "nuclei familiari in condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio economico e sociale derivanti da inadeguatezza del reddito e difficoltà sociali". Così recitano infatti gli articoli delle due ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri con cui sono stati destinati questi soldi e che non hanno a che fare con l'assistenza alla popolazione dell'emergenza terremoto. Stiamo parlando degli OPCM 38/70 (articolo 10) del 21 Aprile 2010 e la 39/17 (articolo 27) del 30 Dicembre 2010.

Ma per il 2013 non c'è più modo di garantire questi affitti in essere. Negli uffici delle politiche abitative non si aspetta altro che cada la discriminante, oramai anacronistica, dell'emergenza terremoto per le assegnazioni del progetto c.a.s.e. Questione di pochi mesi, dicono, o altrimenti 95 famiglie si ritroverebbero per strada.

Intanto anche le domande per ottenere una casa popolare sono in continuo aumento: 299 nel 2010, 343 nel 2011, 459 nel 2012, praticamente tutte in attesa.

Servizi sanitari e salute mentale: Lo scorso Settembre il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ha lanciato l'allarme TSO, i trattamenti sanitari obbligatori. Secondo l'associazione 180amici che si occupa di salute mentale, sono stati 32 in 8 mesi da Gennaio a Settembre 2012, solo nel territorio del Comune dell'Aquila . Nel periodo pre sisma, dal 2003 al 2009, i TSO invece andavano da un minimo di 8 ad un massimo di 17 l'anno.

Cialente in quel caso parlò lui stesso di "vera e propria miseria che porta al disagio mentale". Senza contare che oltre ai TSO tutti i dati parlano di aumento nel consumo di psicofarmaci, alcool e droghe mentre varie ricerche riscontrano l'insorgere di vari disturbi nella popolazione. In questa situazione, paradossalmente, la sede del centro diurno psichiatrico a Collemaggio è stata chiusa lo scorso dicembre dai Nas per inadeguatezza igienico-sanitaria dei container che la ospitavano da anni. Il centro diurno è stato poi trasferito nella frazione periferica di Bagno, dove si trova tutt'ora.

Fondi per la non autosufficienza: Recentemente la terza commissione del Comune ha lanciato l'allarme. Manca la copertura finanziaria di 110mila euro della Regione nei confronti del Comune, per i fondi relativi al 2012 per la non autosufficienza: "La Regione nel 2012 non ha dato una lira – afferma il presidente della commissione Adriano Durante – abbiamo provveduto ad anticipare noi quattro mensilità, ma oltre non possiamo andare". Circa cento aventi diritto, tra anziani e disabili, attendono quindi le altre otto mensilità del 2012 senza avere certezza alcuna di ricevere qualcosa per il 2013. Succede in una città che si è estesa a vista d'occhio e in cui, più che in altre, è diventato fondamentale in condizioni di non auto sufficienza poter pagare, ad esempio, servizi per il trasporto. Pena una forte segregazione.

Secondo l'assessore Regionale al sociale Paolo Gatti però" al Comune dell'Aquila non sono informati bene e non è la prima volta. Quei soldi ci sono". In realtà non è la prima volta neanche che tra Gatti e Comune aquilano non passa buon sangue.

Ma il problema non è solo L'Aquila. Nei Comuni intorno il capoluogo alcuni servizi di assistenza per i non autosufficienti erano stati sempre appaltati dalle Comunità Montane alle cooperative sociali che se ne occupano. Ora che l'Ente Comunità Montane si sta avviando verso la soppressione definitiva, gli operatori delle cooperative non vengono pagati da mesi. Disabili, anziani e minori continuano per ora ad essere assistiti da operatori senza stipendi, che lavorano di tasca propria e  per un proprio obbligo morale e non sanno che fine faranno una volta estinto definitivamente l'ente appaltatore.

"Chi riprenderà noi lavoratori quando ad Aprile scadrà l'appalto? - si domanda Goffredo Juchich della cooperativa Leonardo, che insieme alla Verdeacqua opera sul territorio della comunità montana "montagna aquilana" - Non di certo i piccoli Comuni. Stiamo parlando – continua Juchich - di una ventina di dipendenti tra le due cooperative ognuno dei quali segue tre o quattro utenti".

I tagli principali li ha fatti il governo Monti che il fondo della non-autosufficienza lo ha proprio azzerato, mentre il Fondo nazionale per le politiche sociali dai 923 milioni del 2008 è passato a 44 milioni stanziati per il 2013. Complessivamente i fondi per il sociale sono passati da 2.526 milioni del 2008 a 1.472 nel 2010, a soli 200 milioni per il 2013.

"Il problema sono i tagli del governo al fondo per il sociale del 93%, inutile prendersela con la Regione che invece ha trovato 8,6 mln per il sociale a fronte di 250mila euro arrivati dallo Stato" si giustifica Gatti aggiungendo però, che per il 2013, o lo Stato ricomincia ad investire sul sociale o altrimenti non ci sono fondi."

Un incerto futuro: La situazione sociale aquilana è legata a quella del Paese. Tuttavia è legittimo chiedersi che effetto fanno i tagli imposti dall'Europa dell'austerità quando arrivano sulle strade periferiche di questo territorio disastrato, con un livello di disoccupazione giovanile disarmante e un'enormità di ore di cassa integrazione. Un territorio in cui, se da un lato si prende atto con esagerata preoccupazione di aggressioni e rapine avvenute recentemente in città, dall'altro non si riesce a dare alcuna risposta se non sul piano dell'ordine pubblico.

I servizi delle amministrazioni e quelli sanitari che potrebbero intercettare le cause del disagio, limitando i danni, vengono sabotati dai tagli e non ce la fanno. Con queste premesse come si può parlare di città intelligente? Sarebbe meglio infatti se questo complesso groviglio sociale chiamato anche "il cantiere più grande d'Europa", mentre progetta di essere una smart city, non incorra nel rischio di diventare qualcos'altro di più simile a una nuova Rosarno.

 

Ultima modifica il Sabato, 15 Giugno 2013 12:55

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