Mafia Capitale non faceva soldi solo sulla pelle dei migranti ma anche su quella dei terremotati aquilani.
Che il sistema criminale messo su da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi avesse solide ramificazioni nel capoluogo abruzzese era emerso già a dicembre scorso, nelle settimane immediatamente successive alla prima ondata di arresti dell'operazione Mondo di mezzo.
Sei mesi fa, in due articoli comparsi sui quotidiani Il Messaggero e Il Tempo, erano stati riportati stralci di alcune intercettazioni telefoniche effettuate dai Ros che ruotavano intorno alla figura di Filippo De Angelis.
Secondo gli inquirenti, De Angelis, promotore finanziario amico di Fabrizio Testa (lo “spicciafaccende” di Carminati e Buzzi), amministratore della Fidens Project Finance (società con sede a S. Marino), aveva tentato di esercitare pressioni sull'ex governatore nonché ex commissario straordinario per la ricostruzione Gianni Chiodi (totalmente estraneo ai fatti) allo scopo di sbloccare alcuni pagamenti che l'hotel Federico II, struttura per la quale lo stesso De Angelis lavorava come consulente, attendeva dalla Regione.
A pochi giorni dal secondo blitz che ha scosso di nuovo la politica capitolina e quella nazionale, NewsTown è in grado di raccontare in maniera più dettagliata, grazie a una serie di testimonianze inedite e ad alcuni documenti riservati di cui è entrata in possesso, in che modo Mafia Capitale si fosse incistata nei gangli dell'assistenza alla popolazione: mediante un giro di false fatturazioni con cui ingenti risorse pubbliche erano trasferite nelle casse di società finanziarie riconducibili, direttamente o per interposta persona, allo stesso De Angelis, una delle teste di ponte di Massimo Carminati.
Al centro di tutto c'era l'hotel Federico II, albergo che, come dozzine di altre strutture ricettive sparse in tutto l'Abruzzo, subito dopo il terremoto era stato “requisito” dalla Protezione civile per essere adibito a centro di accoglienza degli sfollati.
NewsTown ha potuto visionare alcuni documenti che dimostrano come, dal 2009 al 2013, centinaia di migliaia di euro provenienti dai pagamenti che la Protezione civile effettuava a titolo di rimborso per l'assistenza e l'ospitalità fornite ai terremotati, siano stati fatti confluire, tramite bonifici per prestazioni mai corrisposte, sui conti correnti di società finanziarie o immobiliari in cui De Angelis figurava come amministratore, presidente o socio.
Non solo. Mentre tutti questi soldi venivano “instradati” verso conti correnti di società che erano nient'altro se non scatole vuote, decine di fornitori e lavoratori dell'albergo non venivano pagati, anche per mesi interi. A tutt'oggi, queste persone attendono ancora di ricevere stipendi, contributi e compensi arretrati.
In particolare, erano due le società verso le quali venivano movimentati i denari: la già citata Fidens Project Finance e la Lusy Investment srl. La frequenza dei bonifici era mensile mentre gli importi potevano andare da poche migliaia ad alcune decine di migliaia di euro. Che le fatture fossero false lo prova un fatto: entrambe le società non figuravano né nella lista dei fornitori né nella struttura proprietaria dell'albergo, che faceva capo, invece, a Ivo Irti, per il 30%, e, per il residuo 70%, a una società a lui riconducibile, la Irti International.
De Angelis, pur non essendo né dipendente né proprietario del Federico II, ne era, di fatto, l'amministratore occulto. Lo scrivono anche gli investigatori dei Ros: dalle intercettazioni viene fuori come “l'attività di De Angelis non si riduca alla consulenza aziendale o a un rapporto di collaborazione. Risulta invece evidente come la gestione amministrativa sia totalmente a lui affidata”.
Qui bisogna aprire una parentesi. Il rapporto tra Irti e De Angelis era alquanto ambiguo. Da un lato Irti sembrava conoscere bene De Angelis e fidarsene a tal punto da decidere di mettergli in mano la gestione dell'hotel di cui era proprietario; dall'altro è lo stesso Irti (nato nel 1932) ad andare alla guardia di finanza a denunciare De Angelis con l'accusa di averlo raggirato e averlo usato come prestanome per condurre a termine operazioni finanziarie poco trasparenti.
Che abbia circuito Irti o l'abbia, al contrario, tirato dentro nella rete fino a renderlo un complice delle sue manovre, De Angelis è, comunque lo si guardi, un personaggio scaltro. Le carte dell'inchiesta su Mafia Capitale raccontano come Fabrizio Testa, l'uomo che fa da cerniera tra Carminati e il mondo della politica romana, lo avesse ribattezzato “il banchiere” per la sua abilità a trasferire su conti correnti sicuri i soldi della banda Carminati.
Le indagini di carabinieri e guardia di finanza, iniziate dopo una serie di segnalazioni arrivate da Bankitalia su movimentazioni sospette ma anche a seguito di alcune intercettazioni telefoniche, hanno messo in luce come la Fidens Project Finance di De Angelis fosse coinvolta in un giro di transazioni finanziarie orchestrate dal commercialista Paolo Luigi Proteo e dallo stesso Testa, ambedue legati a Buzzi e Carminati.
De Angelis e Carminati, dicono i carabinieri, si conoscono bene, tanto da incontrarsi di persona a Roma il 13 dicembre 2012.
I due si vedono, almeno una volta, anche all'Aquila, e proprio all'hotel Federico II.
A raccontarlo non sono gli investigatori ma un testimone oculare, un ex dipendente dell'albergo che ha scelto di parlare con NewsTown chiedendo di rimanere anonimo.
La fonte da noi interpellata non è stata in grado di riferire la data precisa della visita di Carminati ma ricorda di aver visto l'ex terrorista dei Nar nell'agosto 2013 a pranzo insieme a De Angelis e allo stesso Irti – in un giorno in cui l'albergo aveva chiuso la cucina e il ristorante alla normale clientela - e di averlo riconosciuto proprio per via di quell'occhio guercio.
Non si sa quante altre volte Carminati sia stato all'Aquila né se la sua presenza fosse costante o occasionale. Di certo c'è che, grazie ai traffici e alle mediazioni di De Angelis, l'hotel Federico II era diventato, per dirla con Buzzi, una "mangiatoia" che fruttava ogni mese alla rete di Carminati migliaia di euro.
Quanto a lui, De Angelis, sembra essersi eclissato: con la fine dell'emergenza, il trasferimento e il ritorno a casa degli sfollati, ha abbandonato ogni rapporto di lavoro con il Federico II, anche se, per colpa sua, decine di persone attendono ancora di essere pagate. Di lui si sa solo che è stato iscritto nel registro degli indagati dell'inchiesta romana: sul suo conto e su quello della Fidens gli inquirenti stanno ancora acquisendo elementi probatori.
Nel frattempo l'hotel Federico II ha cambiato gestione. Gli attuali proprietari non hanno nulla a che vedere con le vicende che vi abbiamo raccontato.