Venerdì, 09 Aprile 2021 19:01

Passata la moda del Drive in, si pensa a un maggio al cinema

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MEGLIO LA SALA DEL DRIVE IN - Questa primavera non si parla di cinema Drive in per evitare i contagi tra gli spettatori, soluzione tanto in voga nel 2020, con pochi esiti felici sul fronte degli incassi.

Ad oggi l’ipotesi è di riaprire le sale a maggio, sperando nella buona volontà degli spettatori paganti. Il Ministero della cultura starebbe valutando «tre protocolli e si parla di portare la soglia di capienza delle sale dal 25 al 40-50%. Se rimane al 25, gli operatori ritengono impossibile ricominciare. Le ipotesi per consentire l’accesso sono: un tampone prima di entrare in sala, la mascherina Ffp2 da acquistare all’ ingresso e un sistema di areazione importante», riporta Dgcnews.

IBRIDO È BELLO - Insieme al dibattito su cosa sarà delle sale cinematografiche, durante o dopo la pandemia, si sviluppa quello sui festival cinematografici «i festival si fanno con talent, incontri stampa e tappeti rossi, ovvero con persone in carne e ossa nel rispetto anche della visibilità richiesta da sponsor e enti locali. Ma per i festival più piccoli sicuramente "ibrido è bello", come dimostrano i dati emersi dal recente convegno dell’Associazione Festival Italiani di Cinema», scrive Francesco Gallo per Ansa.it, riferendosi ai risultati di un’indagine tra 142 festival.

Tra i vantaggi c’è la possibilità di allargare la platea degli utenti, ma anche quello di abbattere molte spese di organizzazione. Tra i festival del campione analizzato, il 43% ha sostenuto poi costi imputabili all'edizione online superiori ai 10.000 euro, mentre il 49% ha registrato un incremento degli incassi derivanti dai film rispetto all'anno precedente. Il 75% dei festival sostiene poi di aver subito la soppressione o una riduzione dei finanziamenti privati rispetto all'anno precedente, mentre lo Stato e gli Enti locali hanno dimostrato maggiore sensibilità e attenzione, perlopiù confermando il loro sostegno.

CENSURA E MAGISTRATURA - La settimana ha lasciato molto spazio alla notizia che in Italia la censura è stata abolita. Un’analisi più approfondita della situazione la dobbiamo a Maurizio Porro, sul Corriere della Sera, che lascia la parola all’avvocato Luigi Di Majo, tra l’altro artefice della ‘salvezza’ di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci: «La censura non è finita, perché il massacro di un certo cinema italiano non è stato opera della censura ministeriale ma della magistratura repressiva che operava sequestri nazionali partendo dal luogo dove il film era uscito in prima…Tutto ciò rimane valido ed è ovviamente a discrezione completa del magistrato e di un comune senso del pudore che, com’è noto, è soggettivo e mutevole». E aggiunge: «Senza censura ufficiale, c’è il rischio oggi che la magistratura intervenga pure maggiormente, che l’organo giudiziario superi l’amministrativo...Speriamo che sia un capitolo chiuso».

In ogni caso il nuovo decreto stabilisce che saranno i produttori o i distributori a classificare l’opera e una commissione ministeriale valuterà la congruità della decisione.

TRAVIATA DI MARTONE - «Teatro che si scioglie in cinema. Quindi scene girate in cinque giorni, fuori dall'ordine cronologico e poi rimontate, ma con interpreti e orchestra che eseguono tutto dal vivo. E nella totale assenza di pubblico», utilizzando l’intero Teatro dell’Opera di Roma, così il regista Mario Martone descrive lo spettacolo che verrà trasmesso su Rai 3, il 9 aprile alle 21.20. «Se il Covid detta nuove regole, offre anche impreviste opportunità», commenta Paolo Scotti su Il Giornale.

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