Sabato, 30 Gennaio 2016 11:01

Via all'anno giudiziario, Como: "Rischio prescrizione su processi crolli"

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Meno cause pendenti sia nella giustizia civile che in quella penale; durata dei procedimenti più breve; ma anche uffici giudiziari gravati da serie carenze di organico sia tra i magistrati che nel personale amministrativo e da problematiche connesse alla gestione delle spese di funzionamento.

Sono alcuni dei passaggi salienti presenti nella relazione tenuta dal presidente della Corte d'Appello dell'Aquila, Stefano Schirò, in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno giudiziario, svoltasi questa mattina all'Aquila nell'aula magna del tribunale, in via XX settembre.

Alla cerimonia ha partecipato anche il neo sottosegretario alla Giustizia, la senatrice abruzzese Federica Chiavaroli.

Dopo i saluti e i ringraziamenti di rito alle autorità e ai rappresentanti istituzionali (tra cui quello tributato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la visita del 16 novembre scorso), Schirò (che a breve lascerà L'Aquila per assumere l'incarico di presidente di sezione della Corte di Cassazione) ha voluto ricordare, anzitutto, “le condizioni di estremo sacrificio e di difficoltà logistica” in cui hanno lavorato tutti gli operatori della giustizia in questi sette anni”.

La situazione sta tornando gradualmente alla normalità dopo la riapertura della storia sede del palazzo di giustizia a via XX settembre (che deve ancora scontare, però, una preoccupante carenza di parcheggi). Il prossimo giugno, ha annunciato Schirò, si concluderanno anche i lavori nella seconda ala dell'edificio, dove saranno trasferite in via definitiva la Procura generale e la Procura della Repubblica.


Giustizia civile e penale: meno cause pendenti

Nel corso della sua relazione, Schirò ha fornito i dati sull'abbattimento delle pendenze riguardanti sia la giustizia civile che quella penale.

Per quanto riguarda la prima, rispetto al 2014 c'è stata una diminuzione del 3% nella Corte d'Appello, del 6% nei tribunali e del 17% uffici giudice di pace (da 10786 a 8929). La riduzione ha riguardato anche le cause in materia di lavoro, assistenza e previdenza (15% in Corte d'Appello e 11% dei tribunali).

Schirò ha evidenziato anche una “generalizzata tendenza alla diminuzione della durata dei procedimenti”, soprattutto “in relazione alle cause in materia di lavoro, separazione e divorzio e dei procedimenti in camera di consiglio”.

Nella giustizia penale, invece, la situazione è più articolata: in Corte d'Appello c'è stata una diminuzione delle pendenze finali passate, da 5700 a 4386 (-23%), mentre nei tribunali si è registrata una diminuzione dell'1% del monocratico (da 17980 a 17737) ma un aumento (da 735 a 795) del collegiale. Una generale flessione ha interessato anche gli affari Gip/Gup  (-18%), e i tribunali e gli uffici di sorveglianza, nei quali però a fronte della diminuzione dell'1% delle sopravvenienze, c'è stato un aumento del 17% delle pendenze dovuto al fatto che, per effetto di alcuni interventi legislativi, i tribunali e gli uffici di sorveglianza hanno ampliato le competenze, incrementando i carichi di lavoro dei magistrati.

Le gravi carenze di personale

La riduzione delle pendenze e degli arretrati è stata ottenuta malgrado tutti i tribunali abruzzesi presentino “gravi carenze nelle piante organiche degli uffici giudicanti, dovute a pensionamenti e trasferimenti di magistrati in altri uffici”.

Per quanto riguarda i magistrati, ha ricordato Schirò, “gli uffici giudicanti dei tribunali di distretto, su un organico complessivo di 142 magistrati, presentano attualmente una scopertura pari al 6,34%, diminuita rispetto a quella dell'anno precedente ma comunque superiore o prossima alla percentuale di scopertura di altri corti di appello. Con una situazione “particolarmente grave”, ha aggiunto Schirò, nei tribunali di Sulmona e Avezzano.

Per effetto della nuova disciplina relativa al limite massimo di età, inoltre, “al 31 dicembre 2015 sono andati in pensione il procuratore generale della Corte d'Appello e il presidente del tribunale di Pescara”.

Ma ad avere problemi di organico è anche il personale amministrativo.

L'indice di scopertura della pianta organica del personale amministrativo della Corte di Appello è pari al 26,87%, percenutale superiore al dato nazionale dell'organizzazione giudiziaria (17,9%) e alla scopertura a livello distrettuale (16%), percentuali tutte in peggioramento”.

La situazione dei tribunali abruzzesi, ha spiegato Schirò, è aggravata poi da un dato specifico: “Le situazioni di carenza non hanno avuto un'adeguata considerazione in occasione di determinazioni ministeriali, che pure si sono succedute per fronteggiare le carenze di personale amministrativo”.

Scarsi benefici sono arrivati anche dall'impiego dei tirocinanti. Nel 2015 sono stati impiegati, nei tirocini formativi, 190 lavoratori in mobilità (per 6 mesi), pagati dalla Regione Abruzzo. “Ma nel provvedimento ministeriale del 3 novembre scorso” ha ricordato Schirò “contenente la procedura di selezione di 1502 tirocinanti, i posti riservati agli uffici giudiziari del distretto abruzzese, limitatamente ai tribunali di Avezzano, Sulmona e L'Aquila, sono solo 15”.

Il presidente uscente della Corte d'Appello ha espresso una certa preoccupazione per le nuove norme in materia di spese di funzionamento degli uffici giudiziari: “Dal 1° settembre, gli oneri contrattuali e economici, prima sostenuti dalle amministrazioni comunali, sono divenuti di competenze del ministero della Giustizia, il quale delega gli uffici giudiziari che però non hanno un personale contabile in grado, nel numero e nelle competenze, di affrontare queste incombenze”.

La lotta ai reati

Parlando dell'attività di controllo della legalità, Schirò ha ricordato anzitutto l'operato della Direzione distrettuale antimafia, “che ha dedicato grande attenzione investigativa al fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel territorio abruzzese, con attività dedite all'investimento di capitali di provenienza illecita, contrastato nell'applicazione misure di prevenzione nei confronti degli imprenditori impegnati nella ricostruzione dell'Aquila legati al clan dei casalesi”.

E proprio all'Aquila, ha sottolineato Schirò nella sua relazione, si registra un aumento dei fenomeni di caporalato e sfruttamento dei lavoratori nei cantieri e un “costante flusso di procedimenti per indebita percezione di erogazioni a danno dello stato, un fatto grave”.

Tra i procedimenti legati al terremoto e alla ricostruzione post-sisma, Schirò ha menzionato quello seguito al crollo del balcone nel Progetto Case di Cese di Preturo (che ha portato al sequestro di un'intera piastra e di 800 balconi e per il quale sono state concluse le indagini per i reati di frode, truffe, falsi e crollo colposo) e il processo d'appello alla Commissione Grandi Rischi (con la Cassazione che ha confermato la sentenza di secondo grado).

Altre due aree a forte rischio di infiltrazioni della malavita organizzata sono la Marsica e il Vastese, dove la camorra è attiva soprattutto nel traffico di stupefacenti.

Ma Schirò ha ricordato anche i dati relativi ai reati che producono un elevato allarme sociale: spaccio di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione (diffusi in particolare nella Marsica e nella zona costiera) e delitti contro il patrimonio (furti in appartamento, rapine, estorsioni e riciclaggio, segnalati soprattutto dai tribunali di Pescara, L'Aquila e Vasto).

Un dato preoccupante è aumento dei reati di stalking e di malrattamento in famiglia, i quali “se da un lato confermano la crescente fiducia delle vittime nell'attività di repressione da parte delle istituzioni, dall'altro evidenziano anche l'allarmante permanere di condotte violente e possessive contro le donne e i minori, retaggio di culture del passato purtroppo non ancora superate”.

Romolo Como: "Processi crolli a rischio prescrizione"

Oltre a Schirò, per la Corte d'Appello ha parlato anche l'avvocato generale Romolo Como, che ha lanciato un duro monito sulla prescrizione.

Ricordando le sentenze definitive della Cassazione sui crolli provocati dal terremoto (tra cui quella che ha condannato a quattro anni Livio Bearzi, l'ex preside del Convitto) - che hanno “confermato la correttezza delle iniziative penali adottate” e che “per la singolarità degli aspetti giuridici affrontati entreranno nella storia del diritto in Italia” - Como ha espresso però grande preoccupazione per i ritardi a cui potrebbero andare incontro altri processi, precisando come, per la maggior parte dei reati contestati (in primis quello di omicidio colposo), la prescrizione sia fissata al 6 ottobre 2016.

La disciplina della prescrizione” ha detto Como “è uno scandalo della giustizia italiana e non si giustifica né con una sorta di diritto all'oblio per il venir meno dell'interesse punitivo né come contrappasso alla lentezza dei processi. E' un ingiustificato vantaggio per gli imputati più furbi e abbienti, capaci di permettersi una difesa in grado di sfruttare i cavilli per allungare i processi”.

“Non si è ancora messo mano” ha concluso Como “a una riforma organica di questo istituto ma solo a sporadici interventi su singoli reati, come l'omicidio stradale”.

Chiavaroli: "150 milioni per informatizzazione"

"Nel solo 2015 abbiamo investito circa 150 milioni di euro nell'informatizzazione: il doppio dello scorso anno, il triplo rispetto al 2012. Ulteriori, ingenti risorse verranno dai progetti finanziati dall'Unione europea dei quali, per la prima volta, il ministero ha assunto la regia ed il coordinamento, svolgendo le funzioni di Organismo di diretta gestione. Ciò permette l'avvio di alcuni fondamentali interventi: sul processo penale telematico, sugli sportelli di prossimità e per la diffusione del processo civile telematico presso gli Uffici dei giudici di pace".

Lo ha detto il neo sottosegretario alla Giutizia, Federica Chiavaroli, intervenuta all'inaugurazione dell'Anno giudiziario.

"Se il 2014 ha segnato l'avvio dell'obbligatorietà del processo civile telematico, il 2015 - ha quindi osservato Chiavaroli - può essere considerato l'anno del consolidamento delle infrastrutture e delle piena digitalizzazione del processo civile. I numeri - ha aggiunto - parlano chiaro: più di 6,3 milioni gli atti telematici depositati da avvocati e professionisti; circa 3 milioni e mezzo gli atti digitali depositati dai magistrati in quest'anno, rispetto al milione circa registrato nell'anno precedente. Il sistema delle comunicazioni telematiche in ambito civile è ormai a pieno regime. Dal prossimo 15 febbraio si estenderà anche al giudizio in Cassazione".

"Forte" ha proseguito la senatrice "è la contrazione dei tempi dei procedimenti, specie per i decreti ingiuntivi. I pagamenti hanno avuto un incremento pari al 105% in un solo anno. Il 2015 segna anche l'avvio dei primi passi verso la digitalizzazione del processo penale. Quasi 3 milioni sono state le notifiche e le comunicazioni digitali. Si è completato il dispiegamento di un modello unico di registro penale telematico, in grado di restituire informazioni omogenee e affidabili. Lo sviluppo ulteriore del processo penale telematico - ha comentato il sottosegretario - è, ormai, nelle cose. Cospicue risorse saranno destinate alla sicurezza ed allo sviluppo dei sistemi informativi della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo".

 

Ultima modifica il Domenica, 31 Gennaio 2016 12:39

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