Nuovo rinvio per il processo Grandi Rischi Bis, quello dove è imputato, per omicidio colposo, Guido Bertolaso.
L'ex capo della Protezione civile era atteso questa mattina al Tribunale dell'Aquila ma, come già aveva fatto altre volte, non si è presentato, suscitando l'ira e lo sdegno dei parenti delle vittime, che invece avevano scelto di essere presenti e che ora, dopo aver protestato davanti al tribunale distribuendo dei volantini con la foto di Bertolaso accompagnata dalla scritta "Bugiardo!", lanciano l'allarme: dopo quest'ennesima defezione si fa sempre più concreto il rischio prescrizione, che scatterà il 6 ottobre.
Il giudice del processo, Giuseppe Grieco, ha infatti fissato una nuova udienza per il 21 giugno. Qui c'è da fare attenzione alle date: il 12 giugno si voterà per le amministrative a Roma, elezioni in cui, com'è noto, Guido Bertolaso correrà come candidato ufficiale del centrodestra. L'ex sottosegretario ha dichiarato più volte di voler rinunciare alla prescrizione in tutti i processi in cui è implicato ma, dopo il rinvio di questa mattina, i familiari delle vittime sono convinti che accadrà esattamente il contrario.
Quella di Bertolaso, afferma Vincenzo Vittorini, è una tattica, un'operazione mediatica. L'ex numero uno della Protezione civile continuerà a ripetere per tutta la campagna elettorale che la sua intenzione è di non avvalersi della prescrizione salvo ripensarci a elezioni avvenute, subito dopo il 12 giugno. A quel punto il processo si incamminerà, inesorabilmente, verso un binario morto.
Vincenzo Vittorini è un fiume in piena e punta il dito non solo contro Bertolaso ma anche contro la magistratura del Tribunale dell'Aquila: "Questa mattina" dichiara a NewsTown Vittorini "abbiamo protestato in maniera veemente perché pensiamo che questo sia un processo farsa. Se si voleva arrivare alla vertià, bisognava calendarizzare le date delle udienze come ebbe il coraggio di fare Billi per il filone Grandi Rischi, ovvero con un'udienza a settimana. Invece oggi il processo, che non è un processo qualsiasi, uguale a tutti gli altri, ma il processo, è stato rinviato al 21 giugno. Il 12 giugno ci saranno le elezioni a Roma, così non si toccherà Bertolaso, che oggi non è venuto perché aveva una convention di presentazione nella Capitale, fino a quella data e per tutta la campagna elettorale. Oggi abbiamo saputo dal suo avvocato che Bertolaso non rinuncerà mai alla prescrizione. Bertolaso è un bugiardo capace di prendere in giro non solo gli aquilani ma tutti gli italiani".
"Non c'è più il tempo della calma e della riflessione" continua Vittorini "abbiamo riflettuto sette anni. Il giudice non sapeva nemmeno qual era la data della prescrizione. Glielo diciamo noi, è il 6 ottobre. Ci sarà un'altra udienza prima delle ferie estive e poi un'altra a settembre. Il processo più importante della storia di questa città si riduce a due udienze? Bertolaso rinunci alla prescrizione, allora potremo fare anche un'udienza all'anno. Ma questa è una maniera per occultare la verità. La stessa nazione che chiede la verità su Regeni non chiede la verità sulle 309 vittime uccise dallo Stato, con le istituzioni complici a tutti i livelli? Chiediamo giustizia per gli altri e non per i nostri morti?".
"Se oggi siamo qui" prosegue Vittorini "è perché ci hanno fatto perdere quattro anni con le richieste di archiviazione della procura dell'Aquila. Questo è un processo che andava fatto bloccando quello alla Grandi Rischi e cambiando anche il capo di imputazione che non è omicidio colposo ma omicidio volontario. Oggi abbiamo chiesto di far sentire in aula le telefonate, sia quella in cui si organizza l'operazione mediatica tra Bertolaso e la Stati sia quelle successive tra Bertolaso e Barberi e Bertolaso e Dolce in cui c'è la conferma che era stato tutto organizzato a tavolino. Ci hanno detto che non era possibile".
Vittorini è amareggiato anche perché sente di essere stato abbandonato, dalle istituzioni e dagli aquilani: "Questo dovrebbe essere il processo più importante della storia della città eppure anche questa mattina eravamo soli. Ci hanno messo in un'aula piccolissima senza nemmeno le sedie per le parti civili e gli avvocati".
L'avvocato Maurizio Cora, che nel terremoto perse le due figlie e la moglie, su questo punto non la pensa come Vittorini: "Non credo che la città ci abbia abbandonato" dice Cora a NewsTown "Credo che sia ancora presente anche se è restia alla partecipazione. La sentiamo sempre viva".
Sul resto, invece, Cora è d'accordo con Vittorini: "La mancata presenza di Bertolaso questa mattina non è stata una sorpresa per noi. Bertolaso ci ha reso avvezzi a tali operazioni, tutte di profilo mediatico. Anche se la sua assenza non è stata una sorpresa, è stata però un'offesa all'intelligenza degli aquilani e degli italiani, che si sono visti propinare per mesi, e soprattutto in questi ultimi giorni, una dichiarata volontà di non avvalersi della prescrizione. Questa mattina, però, tutto questo non è avvenuto. Se fosse stato corretto, Bertolaso sarebbe venuto e avrebbe dichiarato di non volere la prescrizione".
La rinuncia alla prescrizione è l'unico modo per non far morire il processo: "Non ci sono altre strade" afferma Cora "a meno che non cambi il capo di imputazione e si modifichi in omicidio volontario, implicando, nel comportamento di Bertolaso, un dolo, seppur di natura eventuale. Bisogna partire dalla telefonata che Bertolaso fece alla Stati. Da un'attenta lettura di quella telefonata si intende chiaramente come Bertolaso subordini al compimento del suo disegno di tranquillizzare le persone e zittire Giuliani le vite degli aquilani. A Bertolaso non è mai interessato cosa poteva accadere agli aquilani, l'importante era ottenere la loro tranquillizzazione. Una tranquillizzazione indebita, perché non c'era nessun presupposto perché noi venissimo tranqullizzati, come lo siamo stati. L'obiettivo di Bertolaso era zittire Giuliani e l'operazione mediatica andò a buon fine. Ci fu una volontà di tranquillizzare che si perpetrò, dopodiché, nel momento in cui questa notizia debordò attraverso i mass media, non fu stata né arginata né corretta"
"Purtroppo" conclude Cora "non abbiamo altri mezzi per cambiare le sorti di questo processo. Mi rendo conto dei caricichi di lavoro del magistrato ma non accetto che questo processo venga considerato alla stessa stregua di un comune altro processo".