Visita a L'Aquila della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che all'Auditorium del Parco del Castello ha discusso la nuova 'Carta dei diritti' presentata recentemente dal sindacato, un nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Si tratta di una raccolta di norme destinate a tutto il mondo del lavoro, subordinato e autonomo. L’obiettivo è ambizioso: far diventare la Carta una legge d’iniziativa popolare per ridare dignità a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici.
Con il nuovo Statuto, la Cgil vuole innovare gli strumenti contrattuali preservando quei diritti fondamentali che devono essere riconosciuti ed estesi a tutti, senza distinzione, indipendentemente dalla tipologia lavorativa o contrattuale, perché inderogabili e universali. Diritti che vanno dal compenso equo e proporzionato alla libertà di espressione, dal diritto alla sicurezza al diritto al riposo, ma anche alle pari opportunità e alla formazione permanente, un aggiornamento costante di saperi e competenze. Per ricostruire un diritto del lavoro a tutela della parte più debole nel rapporto di lavoro.
La Carta si compone di tre parti: la prima parte detta norme per il riconoscimento di diritti universali applicabili a chiunque: lavoratori subordinati, parasubordinati, discontinui; la seconda parte prevede delle norme che diano efficacia generale alla contrattazione e codificano democrazia e rappresentanza per tutti; la terza e ultima parte disciplina la riscrittura dei contratti di lavoro prevedendo l’estensione di diritti e tutele a soggetti che oggi ne sono esclusi per avvicinare le loro condizioni di lavoro e i trattamenti economici a quelle dei lavoratori subordinati.
In altre parole, il nuovo Statuto vuole riaffermare principi di dignità della persona e del lavoratore che la legislazione introdotta col Jobs act ha fortemente intaccato con le modifiche introdotte all’art. 18. Interviene anche in materia processuale stabilendo la cancellazione delle norme sulle spese processuali, introdotte di recente nel nostro ordinamento processuale, che costituiscono un vulnus al diritto di accesso alla giustizia per tanti lavoratori e lavoratrici che a fronte del rischio di causa e quindi della possibilità di essere condannati al pagamento delle spese processuali di controparte, rinunciano a far valere in giudizio i propri diritti.
"Abbiamo cambiato punto di vista, in particolare su cosa vuol dire lavoro 'nero' e come si esercita, sul caporalato, una battaglia che stiamo già conducendo, e su un tema che ci è molto caro, la battaglia perché l'inchiesta giudiziaria o un sequestro su un'azienda non determini necessariamente la disoccupazione dei lavoratori o la perdita di quella attività produttiva", ha sottolineato Camusso. "Su quest'ultimo punto, con tanti altri, abbiamo presentato una proposta di legge fatta propria dalla Commissione Antimafia e che sta discutendo il Parlamento. Il contrasto alla criminalità è un fatto giudiziario, è un fatto repressivo ma è anche un fatto culturale: dunque, dobbiamo evitare si veicoli il messaggio che con la criminalità si lavora e con la legalità no".
Il grande tema - aggiunge la segretaria nazionale Cgil - è pretendere un lavoro buono, dignitoso e di qualità: per ottenerlo, la legalità è condizione imprescindibile. "In questo senso, perdere una attività produttiva se c'è stata corruzione, infiltrazione o altro, è un pessimo messaggio: il nostro ordinamento deve essere capace di difendere il lavoro legale".
Sul Governo, su come verrà accolta la Carta in Parlamento, Camusso non si sbilancia: "Vedremo che reazioni ci saranno. Voi - rivolto ai giornalisti - avete l'idea che i processi di cambiamento culturale avvengano con tre slogan in televisione. Non è così. Ci saranno mesi di campagna per la raccolta delle firme, animeremo un dibattito pubblico e la politica dovrà pure confrontarsi con gli orientamenti che crescono nel paese. Ma chiedersi oggi cosa pensa il Governo è giocare sulle battute: abbiamo una idea più significativa di cosa vuol dire cambiare un paese". Più deciso l'atteggiamento sulla riforma delle pensioni: "Torneremo in piazza se l'atteggiamento dell'esecutivo non cambierà". Quando, però, non è ancora dato sapere: "Ne discuteremo con Cisl e Uil, lo decideremo con loro. Se continuate a pensare che l'unica notizia è se qualcuno scende in piazza o meno - aggiunge Camusso - contribuite all'idea che il tema del lavoro non sia un grande tema culturale e di cambiamento, che è solo un problema di cronaca della mobilitazione. Provate a pensare, invece, che stiamo provando a cambiare davvero il fondamento culturale del paese".
Camusso ha incontrato, in mattinata, alcuni lavoratori in cassa integrazione della Intecs che l'attendevano alle porte dell'Auditorium. "Questa come altre vertenze non possono più essere affrontate a livello locale, vanno fatte emergere a livello nazionale in un tavolo di crisi con governo e parti sociali". Il Paese non ha un indirizzo, ha aggiunto. "Il governo non ha una politica industriale, ma asseconda solo quello che chiedono le aziende. Se qualcuno dice vendiamo la chimica il governo dice 'va bene, vendiamola'".
Parlando della situazione aquilana, la segretaria nazionale non è sfuggita ad una riflessione sullo stato della ricostruzione, a sette anni dal terremoto: "Si è perso troppo tempo, basta guardarsi intorno. Siamo felici che ora si vedano, finalmente, cantieri in attività: sappiamo, però, quanto tempo è passato, per quanto tempo i cantieri non si sono aperti e il centro della città è rimasto zona rossa, visitabile solo con i caschetti in testa. Penso che ci sia una grande ferita nel corpo di questa città, per scelte che non sono state quelle che avremmo voluto fin dall'inizio, e cioé che si avviasse subito la ricostruzione".
Un'ultima battuta sul referendum del prossimo 17 aprile. Nei giorni scorsi, il segretario dei chimici della Cgil, Emilio Miceli, ha preso una posizione molto netta: "Di petrolio e gas ci sarà ancora bisogno, si rischia di perdere posti di lavoro", ha sottolineato. Una posizione che ha fatto molto discutere. "Rappresento un'organizzazione che, al suo interno, ha molte e diverse opinioni: ovviamente, non c'è una singola opinione", ha provato a minimizzare Camusso. Che a domanda diretta, ha spiegato di non poter esprimere la propria, di opinione, "almeno fino a quando ricoprirò una funzione di rappresentanza: esprimerò la mia idea come tutti i cittadini, nel segreto dell'urna".
Sta di fatto che le parole di Miceli hanno creato un malcelato imbarazzo, se è vero che la Cgil Abruzzo, e così il sindacato in Basilicata, hanno preso una posizione molto netta a favore del 'si' al referendum.