Se la Corte di Cassazione ha confermato in toto la sentenza d'Appello nel processo penale per il crollo della Casa dello Studente, a causa del quale, il 6 aprile 2009, morirono otto giovani universitari, con la condanna definitiva a quattro anni di reclusione per Tancredi Rossicone, Berardino Pace e Pietro Centofanti, ovvero i tecnici responsabili dei lavori di restauro effettuati nel corso del 2000, e a due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, il tecnico dell'Azienda per il diritto allo studio (Adsu) che gestiva la struttura, si prospettano tempi lunghi per la causa civile.
L'udienza innanzi al giudice del tribunale dell’Aquila Carmela Magarò, promossa dall'avvocata Wania Della Vigna avverso Regione Abruzzo e Adsu, in rappresentanza di alcune parti civili, è slittata di nuovo, alla metà di gennaio 2017.
Tempi tecnici lunghi per la contestata chiamata in causa di altri soggetti terzi e la pausa estiva hanno concorso a far slittare l'udienza di 6 mesi.
Regione Abruzzo, infatti, ha chiamato in causa le presunte colpe dello Stato centrale attraverso il Ministero dell'Istruzione e l'Università dell'Aquila, per aver acquistato l'edificio incurante dei deficit di carenza strutturale che soffriva; non solo, l'Ente ha inteso sollevare le presunte responsabilità della Angelini Immobiliare, che ha progettato l'immobile non attenendosi alla normativa vigente, e, ovviamente, dell'Adsu per il "ruolo di custode esclusivo" dell'edificio.
A sua volta, l'Agenzia per il diritto allo studio ha tentato lo "scaricabarile" sulla Regione, in quanto Ente proprietario dell'edificio.
"Uno scaricabarile indecoroso", l'ha definito nei mesi scorsi Antonietta Centofanti, del 'Comitato familiari vittime della Casa dello Studente'. "La Regione Abruzzo tira in ballo lo Stato, l'Università, l'ADSU, l'Angelini e gli imputati condannati nei primi due gradi di giudizio. Ed è solo l'inizio di un gioco sporco nel quale ciascuna delle parti, a vario titolo coinvolte, cerca di scrollarsi di dosso la responsabilità di quanto è accaduto", ha sottolineato.
I parenti delle giovani vittime chiedono circa 6 milioni di euro di risarcimento.