L'ultima “visita” c'è stata due giorni fa. Hanno provato a smurare la porta blindata di un appartamento con il piccone. Ma non ci sono riusciti. “Qui ancora continuano a venire i ladri” racconta un (ex) abitante “Come se non avessero già portato via tutto. Hanno rubato persino i termosifoni”.
Ma il problema non sono solo gli sciacalli. Di notte molti appartamenti diventano rifugio e bivacco di sbandati, senzatetto e anche di qualche operaio straniero senza fissa dimora. Oppure vengono usati come piazza per attività illegali come spaccio e prostituzione.
Sono le case Ater di via Amiternum, ancora completamente distrutte a sette anni dal terremoto.
NewsTown ne aveva già parlato pochi giorni fa. Siamo tornati a visitare il complesso di palazzine ieri, in occasione della visita del consigliere regionale dei Cinque Stelle Domenico Pettinari.
Lo scenario è sempre lo stesso, desolante: mura crollate, cumuli di calcinacci, macerie e immondizia sparsi ovunque. Sporcizia, abbandono e degrado regnano incontrastati. Tutto questo a 200 metri da palazzo Silone - la sede della presidenza e della giunta regionale – e da un multisala frequentato ogni sera da centinaia di persone.
Stessa situazione anche a San Gregorio (dove NewsTown era stata due anni fa: anche in questo caso non è cambiato nulla), Valle Pretara, Cansatessa, Preturo, via Di Vincenzo, gli altri quartieri dove si trovano gli alloggi popolari Ater (di proprietà dell'ente regionale) o Erp (di proprietà del Comune dell'Aquila) nei quali la ricostruzione non è mai partita.
Gli abitanti – tra cui ci sono anche diversi proprietari che hanno riscattato le abitazioni attraverso dei mutui che continuano, malgrado tutto, a pagare – cominciano a perdere la fiducia sul fatto che un giorno potranno rimettere piede nelle proprie case. Molti sono convinti che l'Ater non abbia interesse a ricostruire visto che il Comune vorrebbe affidarle in gestione parte del Progetto Case.
Di fronte alle proteste e alle minacce di esposti in procura, l'Ater dell'Aquila ha risposto dicendo di non avere i soldi e addossando tutte le responsabilità agli uffici romani. Il paradosso è che quasi tutte le case hanno un progetto di riparazione e ristrutturazione approvato da tempo ma non hanno mai avuto assegnato il finanziamento.
Questo, hanno spiegato l'amministratore unico Francesca Aloisio e il direttore generale Venanzio Gizzi, dipende dal fatto che i fondi trasferiti dallo Stato sono pochi rispetto al fabbisogno complessivo (85 milioni) e soprattutto arrivano troppo a singhiozzo. Di fatto non ci sono risorse fresche disponibili, le ultime trasferite sono quelle del 2013, quando nelle casse dell'azienda arrivarono 29 milioni. L'anno scorso, tramite una delibera Cipe, ne vennero impegnati altri 27 ma quelli effettivamente erogati finora sono solo 5. Troppo pochi per far partire i lavori e per stilare un cronoprogramma attraverso il quale dare un minimo di certezze ai cittadini.
Gli abitanti promettono nuove azioni di protesta. Intanto la loro vicenda approderà in consiglio regionale, dove il consigliere Pettinari, che ieri ha effettuato un sopralluogo nei complessi di San Gregorio, Valle Pretara e via Amiternum, presenterà un'interrogazione.
“Abbiamo trovato una situazione di guerra” ha detto l'esponente pentastellato “La situazione è drammatica e anche emblematica, qui ci sono cittadini a cui viene negato il diritto di rientrare nelle proprie case. Case ancora pericolanti, cadenti e per di più non transennate. I progetti devono partire immediatamente e, se non ci sono, devono essere predisposti. Io come consigliere mi impegnerò a presentare un'interpellanza al presidente D'Alfonso per chiedere conto di queste problematiche, ma non escludo che possano esserci anche altre forme di protesta, qualora dovessero servire”.