Mercoledì, 24 Agosto 2016 15:03

Amatrice: cronache dal paese che non esiste più. Il video

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Manca un quarto alle sette quando arriviamo ad Amatrice.

I segni della distruzione si intravedono già da lontano, molto prima di entrare in paese. Sulla strada superiamo diverse auto ferme ai lati della carreggiata. A bordo, decine persone vestite con pigiami o indumenti di fortuna afferrati al volo durante la fuga dalle proprie abitazioni. Nei loro occhi, gli sguardi persi, terrorizzati di chi ha visto la morte in faccia.

A un certo punto il passaggio è sbarrato: un ponte si è abbassato di una decina di centimetri, attraversarlo è rischioso. Ma mostriamo i nostri tesserini stampa e ci lasciano passare.

Quando giungiamo in paese, la scena che ci troviamo davanti è spaventosa, angosciante. Amatrice, semplicemente, non c'è più. Corso Umberto I, la via principale che fino a ieri pullulava di negozi, bar, locali, è un cumulo di macerie. Il terremoto ha sbriciolato interi edifici. La portata della distruzione è enorme, i danni incalcolabili. La torre civica del XIII secolo, uno dei simboli del borgo, con l'orologio rimasto fermo all'ora della scossa, è ancora in piedi ma appare fortemente danneggiata. Il sisma ha scoperchiato invece la bellissima chiesa di Sant'Agostino, con il suo portale gotico e la sua imponente torre campanaria, abbattendo persino la statua in bronzo di Nicola Filotesio, meglio noto come Cola dell'Amatrice, l'architetto che progettò, tra le altre cose, la basilica di San Bernardino.

Accanto la chiesa, il giardino della sede del Parco nazionale del Gran Sasso diventa un ricovero improvvisato per chi ce l'ha fatta a mettersi in salvo ma anche un obitorio a cielo aperto, dove vengono portati provvisoriamente i primi cadaveri estratti dalle macerie.

Quasi quattro ore dopo la scossa di magnitudo 6 richter che ha squarciato il paese, i soccorsi appaiono ancora molto lenti: contiamo solo pochi mezzi dei vigili del fuoco e della guardia forestale, agenti di polizia, carabinieri e qualche ambulanza. Ci sono due bobcat portati probabilmente da altri cittadini. Per il resto si scava come si può: con picconi, pale, anche - anzi soprattutto - a mani nude.

Si scava con la forza della disperazione, alla ricerca di un amico, un parente, un figlio, un familiare. Si urlano nomi, nella speranza di ricevere una risposta.

Scene tristemente familiari per chi ha vissuto il terremoto del 6 aprile 2009 ma anche quello dell'Emilia nel 2012. Impressionanti soprattutto le somiglianze con il sisma aquilano, a partire dall'orario della scossa: 3:36, quattro minuti dopo quella che distrusse la città. 

Tra gli edifici inagibili c'è anche l'ospedale. I feriti più gravi vengono trasferiti in ambulanza o elicottero a Rieti, Roma e L'Aquila. Quelli meno gravi vengono trasportati e curati in un palasport adiacente al campo da calcio, una struttura sicura, con il tetto in legno. A pochi passi da lì, però, palazzi in cemento armato di cinque piani sono completamente collassati.

Man mano che passano le ore, i soccorsi si intensificano e la macchina della solidarietà si mette in moto: arrivano mezzi e uomini, vengono portate ruspe, bobcat, gru. La priorità è tirare fuori le persone ancora vive dalle macerie.

Tra i primi ad arrivare ci sono i mezzi inviati dal Comune dell'Aquila, che ha messo a disposizione anche 250 appartamenti del Progetto Case per ospitare gli sfollati. A dare una mano al sindaco Sergio Pirozzi nel tentativo di coordinare i soccorsi ci sono anche Massimo Cialente e Pietro Di Stefano. Poco dopo le 9 arriva il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Intanto, nel nuovo padiglione della scuola elementare, per il resto completamente distrutta, viene istituito il Coc, il centro operativo comunale.

Le difficoltà sono accentuate dai problemi logistici, dal fatto che Amatrice ha una sessantina di frazioni e un alto tasso di dispersione e dall'impraticabilità di alcune strade e ponti. Arrivare da Roma attraverso la Salaria è quasi impossibile. Per chi, invece, giunge dall'Aquila, il passaggio obbligato è dal lago di Campotosto.

La Protezione civile, i vigili del fuoco e le altre forze di soccorso raccomandano di mettersi in viaggio solo se organizzati, evitando di intasare le strade e le vie di accesso. Servono tende e coperte per la notte, viveri, medicinali, indumenti. 

Secondo le informazioni diramate da Protezione civile, sindaci, vigili del fuoco e Ansa, le vittime accertate finora sono più di sessanta. Amatrice è il comune in cui il bilancio è più pesante: almeno 35 le vittime,  altri 11 e 4 dispersi sono ad Accumoli, mentre sono 20 i morti accertati dalla Protezione civile delle Marche.

Ultima modifica il Mercoledì, 24 Agosto 2016 19:10

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