'No' al modello L'Aquila.
La ricostruzione delle zone colpite dal sisma di mercoledì 24 agosto, tra le province di Rieti, nel Lazio, e Ascoli Piceno, nelle Marche, non seguirà il modello L'Aquila, quello berlusconiano per intenderci, delle new town costruite ai margini della città, piuttosto l'esempio umbro-marchigiano approntanto a seguito del terremoto del 1997.
Dunque, la popolazione non verrà allontanata dai centri più colpiti: verrà ricoverata nelle tende per il più breve tempo possibile - d'altra parte, la stagione fredda è dietro l'angolo - e poi ospitata in container che saranno allestiti vicino ai centri abitati, così che i cittadini possano seguire da vicino i lavori di ricostruzione.
A lasciarlo intendere è stato il presidente di Regione Lazio, Nicola Zingaretti, a 'La Repubblica'. E d'altra parte, il premier Matteo Renzi - ieri a Rieti - è stato piuttosto chiaro: "Non sarà come a L'Aquila - ha spiegato - dove purtroppo si sono persi anni". Il premier ha promesso "una ricostruzione vera con tempi certi, che consenta ai cittadini di tornare a vivere in questi borghi così belli".
Anche la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini - oggi ad Arquata del Tronto - ha inteso sottolineare come, "una volta terminata la fase dell'emergenza", l'obiettivo dovrà essere "ricostruire le città colpite dal terremoto e non dar vita a nuovi centri urbani abbandonando quelli attuali. E' quanto chiedono le popolazioni vittime del sisma", ha aggiunto.
"Abbiamo visto che la filosofia delle new town non funziona", perché la creazione di nuovi centri urbani dopo un sisma comporta "tempi lunghi e infelicità delle persone. Capisco che è difficile, ma dovremmo tentare di fare il possibile per non disattendere la richiesta dei cittadini, poi é chiaro che bisognerà fare i conti con la realtà ma le persone ci chiedono che le situazioni transitorie non diventino definitive".
Certo è che la proporzione del disastro è ben diversa: se il 6 aprile 2009, all'Aquila si contavano 100 mila sfollati, o poco meno, i centri colpiti dal sisma del 24 agosto sono assai meno estesi e, soprattutto, meno abitati. Sono moltissimi coloro che trascorrevano sugli appennini umbro-marchigiani soltanto dei periodi estivi, o di festa, e che risiedono abitualmente altrove. In questo senso, un dato, più di altri, può aiutarci ad inquadrare la questione: stanotte, la prima del post-terremoto, in uno dei campi di Accumoli erano pronti circa 3600 posti sotto le tende allestite dalla Protezione Civile per gli sfollati, ne sono arrivati poco più di 1000.
Alcuni hanno già lasciato le zone del cratere, altri, invece, che magari abitano nelle immediate periferie dei centri storici colpiti, hanno preferito allestire una tenda, o un riparo, nei giardini delle abitazioni.