Pensi al futuro, parli di futuro camminando tra i campi tenda di Amatrice, spontanei o allestiti dalla Protezione civile che siano. E succede lo stesso ad Accumoli, persino a Pescara del Tronto, guardando il borgo vecchio franare, centimetro dopo centimetro, verso la statale che corre lungo il fiume omonimo. E' successo anche ieri, con gli amici di 'Scossa Solidale': con il loro magazzino stanno supplendo, da una staffetta volontaria all'altra, alle esigenze degli sfollati che, dalle frazioni di montagna, da casa loro, dall'azienda di famiglia, proprio non vogliono allontanarsi.
E' successo che si è parlato di futuro, e non può essere altrimenti: si verrebbe sopraffatti dal disastro, altrimenti.
Si, ma quale futuro? Cosa accadrà tra una settimana, tra un mese, tra sei mesi, ad Amatrice e nelle sue 69 piccole frazioni, ad Arquata del Tronto, ad Accumoli? Difficile a dirsi, davvero.
Il futuro, qui, è un'incognita.
Anche e soprattutto per questo, è fuorviante leggere il terremoto del 24 agosto scorso pensando a cosa è accaduto, in questi anni, a L'Aquila e nel cratere. Se è vero che la scossa del 6 aprile 2009 aveva colpito - e profondamente ferito - una città capoluogo di Regione con tutte le sue funzioni, è vero anche che, quella città, si rimise subito in movimento. I funzionari del pubblico impiego - a tutti i livelli - tornarono al lavoro, così gli occupati nelle piccole e medie imprese che non avevano subito danni significativi e così i commercianti, quelli fortunati. Era aprile, poi: l'estate alle porte rese accettabile 'tenere' gli sfollati nei campi tenda per mesi, ci fu il tempo di realizzare i Musp, di svolgere i lavori di restauro sugli edifici scolastici che non avevano subito danni gravi, e fu possibile, dunque, riaprire le scuole a settembre.
La città capoluogo, in movimento, trascinò con sè il territorio, per quanto possibile.
Stavolta, il terremoto ha stravolto la vita delle popolazioni colpite a fine agosto: tra qualche giorno, le temperature inizieranno a scendere ed è urgente, dunque, smontare i campi tenda il prima possibile e trovare soluzioni alloggiative alternative. Non solo. Le scuole dovrebbero riaprire le porte nei prossimi giorni e riaprirle lì, tra le macerie ancora a terra, è uno degli obiettivi prioritari, per tutti.
Si tratta di futuro, appunto.
Le verifiche di agibilità sui circa 400 edifici scolastici dei comuni interessati dal sisma sono partite nei giorni scorsi per consentire di definire un piano degli interventi laddove le strutture non siano agibili. Nel frattempo, si stanno cercando soluzioni alternative agli edifici danneggiati: nelle prime settimane potranno essere allestiti moduli temporanei, per poi passare a soluzioni provvisorie - tipo strutture modulari - fino alla realizzazione di nuove definitive scuole. Si lavora insieme alle Regioni e ai Comuni, che conoscono le esigenze territoriali, per individuare nuove collocazioni per queste strutture.
Ad Amatrice, si sta lavorando giorno e notte per realizzare, nei tempi previsti, il campus scolastico prefabbricato, a San Cipriano, che ospiterà - in una struttura di 12 aule - la scuola per l'infanzia, le elemetari e le medie. Un secondo edificio provvisorio dovrebbe accogliere, invece, in 8 vani, le cinque classi del liceo scientifico più i locali di servizio, segreteria e bagni.
Uno sforzo importante, ma quanti saranno gli studenti che si iscriveranno a scuola, ad Amatrice o Accumoli? Ad oggi, sono ancora pochissimi. Se è vero che si sta lavorando per riaprire gli istituti, è vero anche che per le casette in legno ci vorranno 7 mesi almeno. Parola di Fabrizio Curcio. E dunque, le famiglie di sfollati verranno trasferite altrove: i cittadini di Accumoli a San Benedetto del Tronto, i primi sono arrivati nei giorni scorsi sul lungomare marchigiano. Da Amatrice e dintorni, alcuni nuclei familiari sono già a L'Aquila, altri andranno a Rieti o chissà dove.
In quale scuola iscriveranno i bambini?
A restare, ci raccontano ad Amatrice, saranno gli sfollati che hanno una piccola impresa agricola, e ce ne sono molte, in zona: nel cratere, se così possiamo definirlo, sono poco più di 3700 le imprese, 670 delle quali con con sede ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Si tratta di attività imprenditoriali che insistono, per lo più, nelle frazioni, sparse tra le montagne. E' lì che verranno allestiti subito, questa la promessa, dei container innanzi alle attività per permettere ai piccoli imprenditori di non spostarsi e continuare a lavorare. Sono loro, che resteranno.
E' su di loro che dovrà costruirsi il futuro.
Le altre attività imprenditoriali infatti, ad Amatrice in particolare, sono a vocazione turistica: alberghi, ristoranti, piccoli negozi che, chissà per quanti anni, non potranno lavorare. Coloro che affollavano queste zone d'estate, infatti, avevano per lo più seconde case che andranno ricostruite; i turisti, in numeri consistenti, lo sappiamo per esperienza, non torneranno, fino a ricostruzione ben avviata.
Eccolo, il nodo: ad Amatrice, così ad Accumoli o Arquata del Tronto, andrà ricostruito, subito, per quanto possibile, un tessuto economico. Sta lì, la chiave. A L'Aquila, la sfida non fu così dura, e i motivi l'abbiamo già accennati. Nel cratere sismico 'disegnato' dal sisma del 24 agosto scorso, è decisiva per scongiurare lo spettro dello spopolamento.
Detto degli agricoltori, degli allevatori, su cui ricostruire e investire - ad esempio, provando ad organizzare reti d'acquisto solidale dei prodotti - come convincere le famiglie che, nel frattempo, verranno portate altrove, per mesi, che iscriveranno i figli in altre scuole, a tornare, ad immaginare - di nuovo - un progetto di vita sull'Appennino laziale marchigiano così bello e così severo?
Prima le fabbriche, poi la case, infine le chiese, si disse in Friuli 40 anni fa: prima il lavoro, il tessuto economico, poi le case e infine le chiese si dovrebbe dire, oggi, ad Amatrice. E' una sfida che non si può perdere: l'amore per il territorio, infatti, potrebbe non bastare, stavolta, a dare vita nuova ad Amatrice e agli altri centri colpiti dal sisma.