Si è celebrata ieri nelle aule del tribunale dell'Aquila la prima udienza utile nel processo per i fatti della manifestazione del 9 novembre 2010 nel capoluogo abruzzese.
Alla sbarra 14 persone, accusate di manifestazione non autorizzata (reato già prescritto) e, nel caso di sei di loro, del reato di violenza privata. I fatti risalgono al "periodo caldo" dei movimenti del post-sisma aquilano.
Il 9 novembre 2010 un corteo di aquilani provò ad avvicinarsi verso la Caserma della Guardia di Finanza a Coppito, all'interno della quale c'era una cerimonia di premiazione dei dirigenti della Protezione Civile da parte del governo, allora presieduto da Silvio Berlusconi.
In quel contesto ci furono momenti di tensione con le forze dell'ordine, che avevano confinato i manifestanti su una rotonda della Strada statale 80, a più di due chilometri dalla caserma delle Fiamme Gialle. Si trovò a passare anche l'auto all'interno del quale viaggiava Antonio Cicchetti, imprenditore aquilano e allora vice commissario per la ricostruzione, che fu accerchiata dai manifestanti e poi lasciata andare.
Per quell'episodio alcuni degli imputati sono accusati di violenza privata, nonostante lo stesso Cicchetti, il giorno dopo, attraverso le pagine de Il Centro, ammise che l'auto di servizio sulla quale viaggiava non aveva riportato danni.
L'udienza è stata aggiornata al prossimo 20 febbraio, e il processo - iniziato realmente solo ieri dopo due anni di rinvii a causa dei vizi di notifica - ha subito un'accelerazione improvvisa: il giudice onorario (got) Angelo Caporale ha fissato infatti per la prossima udienza l'ascolto dei testi di difesa ed accusa.
Per questo, il nutrito gruppo di avvocati difensori sta studiando una strategia difensiva, che potrebbe portare anche alla convocazione per la testimonianza dello stesso ex primo ministro Silvio Berlusconi, ipotesi avanzata dal collegio difensivo già tre anni fa [leggi l'articolo].
Il processo per la manifestazione del novembre 2010 è l'ultimo cui sono stati sottoposti gli attivisti aquilani negli ultimi anni. Se si fa eccezione per la condanna a 6 mesi per quattro di loro in relazione a una manifestazione del dicembre 2010 fuori la sede della Regione Abruzzo, gli altri sono terminati tutti con assoluzione piene. Assolti gli imputati nel processo per lo spazio sociale CaseMatte, assolti gli imputati per le manifestazioni del 7 luglio 2010 a Roma e per le cosiddette "domeniche delle carriole".
In tutto una sessantina di rinvii a giudizio, per sei lunghi anni passati nelle aule di tribunale.