Lunedì, 20 Febbraio 2017 16:02

L'Aquila, processi a movimenti post-sisma: altre 14 assoluzioni. Qualcosa non va?

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Anche l'ultimo processo ha emesso il suo verdetto: tutti assolti i 14 imputati e imputate nel procedimento nato in seguito alla manifestazione del 9 novembre 2010, in occasione dell'ultima visita all'Aquila dell'allora Premier Silvio Berlusconi.

Alla sbarra i movimenti che hanno animato il post-sisma aquilano, con l'accusa di violenza privata e manifestazione non autorizzata. Per il primo capo di imputazione, contestato a sei persone, secondo il giudice onorario Angelo Caporale "il fatto non sussiste", mentre l'assoluzione per manifestazione non autorizzata (reato prescritto) è arrivata "per non aver commesso il fatto". La pm Ilaria Prezzo, in mattinata, aveva chiesto l'assoluzione, dando seguito alle richieste del collegio degli avvocati difensori, che ha offerto gratuitamente le proprie prestazioni (come negli altri processi), e che è formato da Gregorio Equizi, Luca Maria Ferrucci, Gianluca Racano, Lorenzo Cappa e Domenico Pastorelli.

Dalle 57 denunce scattate in seguito alla mobilitazione popolare del post-sisma aquilano - principalmente dal febbraio al dicembre 2010 - solo quattro sono arrivate a condanna in primo grado (i processati sono ricorsi all'Appello), per la manifestazione fuori l'Emiciclo. Gli altri cinque processi sono finiti tutti con archiviazioni prima del dibattimento o assoluzioni piene: da quello grottesco alle "carriole", al procedimento per la riqualificazione dello spazio sociale CaseMatte, fino al teorema (smontato) dei centri sociali romani infiltrati tra le migliaia di manifestanti nella Capitale, presi a manganellate nell'estate 2010.

Fino alle assoluzioni di oggi, arrivate anche in seguito al deposito di alcune dichiarazioni dell'epoca dell'allora vice commissario alla ricostruzione Antonio Cicchetti, la cui automobile - secondo gli inquirenti - sarebbe stata assaltata e danneggiata dai manifestanti. Niente di vero, si esplicita nella sentenza, anche perché lo stesso Cicchetti già all'indomani della protesta aveva dichiarato alla stampa di non aver visto danneggiata l'auto di rappresentanza. E allora perché si è proceduto alle denunce d'ufficio? E perché negli altri episodi vengono sminuiti - quando non del tutto squalificati - i capi di imputazione?

Forse, nell'Aquila post-sisma, e in particolare in quel periodo di mobilitazione popolare, si è voluto di fatto tentare di squalificare chi non prendeva parte alla narrazione dominante del miracolo aquilano. E l'obiettivo, almeno in parte, fu comunque raggiunto - a prescindere dall'esito dei successivi processi - perché le denunce ebbero in qualche modo l'effetto di spaventare quantomeno le fasce di popolazione meno avvezze all'attivismo politico, come le famiglie del ceto medio aquilano.
 

3e32 / CaseMatte: "Fu repressione dello Stato"

Oggi all'ennesima udienza nell'ennesimo processo per le mobilitazioni degli aquilani dopo il terremoto del 2009, 14 imputate e imputati nel processo per la manifestazione del 9 novembre 2010 (l'ultima visita di Berlusconi all'Aquila) sono stati assolti con formula piena perché il fatto non sussiste.

Quello terminato oggi è solo l'ultimo dei numerosi procedimenti che abbiamo dovuto subire in questi anni: 53 assoluzioni su 57 denunce, con 4 condannati che, siamo sicuri, verranno anche loro assolti in Appello. Non finiremo mai di ringraziare, innanzitutto, gli avvocati che per anni hanno assistito gratuitamente gran parte degli imputati. Non smetteremo di sottolineare lo spreco di soldi pubblici per questi processi assurdi.

Il respingimento di tutte le accuse che ci sono state mosse negli ultimi 8 anni ci porta a ribadire quello che affermiamo da sempre: in quella stagione di grande mobilitazione popolare fu messo in scena dallo Stato un meccanismo fortemente repressivo, con il chiaro obiettivo di indebolire un forte movimento popolare, oltre che di farci perdere decine di giornate in tribunale. Ne sono una dimostrazione le accuse, smontate una dopo l'altra, che vanno da assurde "violenze private" fino alla grottesca vicenda delle carriole, passando per l'accusa di "danno al patrimonio e d'immagine" nel caso di uno spazio come CaseMatte, che al contrario abbiamo riqualificato.

Noi proseguiamo a testa alta con le nostre battaglie: la riqualificazione dei quartieri come Collemaggio; la creazione di una reale alternativa sociale e culturale in città; la valorizzazione della aree interne; la redistribuzione delle ricchezze in una ricostruzione più giusta; l'opposizione a grandi opere inutili come quelle del gasdotto Snam; la richiesta di messa in sicurezza di tutti i territori che nella nostra regione, proprio in questi giorni, cadono a pezzi; l'inclusione sociale delle fasce della popolazione rese più deboli da questo sistema economico-politico clientelare. 

Ultima modifica il Lunedì, 20 Febbraio 2017 18:17

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