Mercoledì, 19 Ottobre 2016 11:10

Accord Phoenix: "Lunedì, il piano industriale", assicura Lolli. Ma i dubbi restano

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"Interlocutorio". Così è stato definito l'incontro convocato lunedì pomeriggio, a Palazzo Silone, dal vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli per discutere la vicenda Accord Phoenix. Attorno al tavolo i sindacati e, per la società, il presidente del Consiglio d'amministrazione Ravi Shankar con la manager Michela Santoro. Assente il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che pure, nei giorni scorsi, aveva assicurato di voler convocare lui una riunione, in Comune.

Bocche cucite, oltre le parole di circostanza. Ci si è dati appuntamento a lunedì prossimo, 24 ottobre e, fino ad allora, società e sindacati - contattati da NewsTown - hanno ribadito di non voler rilasciare dichiarazioni alla stampa. A parlare è soltanto il vice presidente della Giunta regionale: "Lunedì prossimo, Accord Phoenix presenterà ufficialmente il piano industriale", ha assicurato Lolli. E nella stessa riunione, ha aggiunto, "verrà presentato il cronoprogramma delle iniziative e l'indicazione dei profili professionali necessari alle attività produttive. I prossimi incontri avranno un profilo ufficiale e istituzionale, ma la riunione di lunedì scorso è servita per un chiarimento ravvicinato e proficuo".

Restano sul tavolo, però, e irrisolte, le questioni poste dai sindacati nei giorni scorsi, con un comunicato stampa che ha scatenato violente polemiche. Innanzitutto, per quel che riguarda i livelli occupazionali. Stando ai sindacati, sarebbero 24 - attualmente - le persone assunte, 8 o 9 impegnate direttamente nelle attività produttive, con "gli altri - l'affondo - che vagano per lo stabilimento impartendo ordini spesso contraddittori", manager o consulenti cui "vengono elargiti stipendi da favola". Non si starebbero rispettando, insomma, le priorità che la politica e la stessa azienda avevano garantito, e cioé l'assunzione di personale pescato dal bacino degli ex lavoratori del polo elettronico.

Stando al sindaco Massimo Cialente, invece, i dipendenti sarebbero 22: 13 dell'ex polo elettronico, e poi 3 in amministrazione, un ingegnere tecnico ambientale, un ragnista con esperienza pluriennale, due tecnici saldatori industriali, due commerciali addetti ad acquisire i materiali e poi a vendere i prodotti ricavati e un consulente, un tecnico scozzese, progettista delle macchine e del ciclo produttivo. A dire che gli assunti non provenienti dall'ex polo, "sono lavoratori con professionalità non presenti tra coloro che si stanno invece selezionando". In realtà, si sussurra da giorni, almeno 2 dei 9 assunti per "professionalità particolari" sarebbero, al contrario, un manutentore tecnico e un caporeparto già impiegati all'ex Otefal, competenze "presentissime" tra gli ex occupati del polo elettronico.

Non è questo, però, il nodo della vicenda. L'azienda aveva assicurato 128 assunzioni, soltanto una decina "fuori il bacino indicato". E invece, è emerso che - per il momento, almeno - saranno molte meno, 70 persone al massimo, di cui una cinquantina dell'ex polo elettronico, il 50% proveniente da Finmek e il 50% dalle altre aziende. L'operazione dovrebbe perfezionarsi entro i primi mesi del 2017, seppure i tempi non siano stati ancora chiariti. E gli altri? Dovranno aspettare. Verranno assunti se, e solo se, sarà avviata la seconda linea di produzione che, tuttavia, stando agli accordi con Invitalia che Accord Phoenix - al tavolo in Regione - ha ribadito di voler rispettare, potrà essere finanziata soltanto a 9 mesi dall'entrata in produzione effettiva della prima. Poi, ci vorranno dei tempi tecnici per l'inizio delle lavorazioni. Insomma, se tutto andrà per il verso giusto, senz'altri intoppi, se ne riparlerà nel 2018, ad essere ottimisti.

Ci sono altre questioni, inoltre, che preoccupano, e non poco. Per questo, si attende la presentazione del Piano industriale: si spera possa fare chiarezza sul processo produttivo, sui fornitori e sui clienti finali. Così come sui materiali, i "pochi camion con monitor antidiluviani misti a mondezza" visti arrivare dagli operai. Si sa ancora troppo poco, infatti, alla faccia della trasparenza che, pure, sarebbe auspicabile innanzi ad un investimento milionario, coperto, per 11 milioni, da fondi pubblici destinati allo sviluppo economico del territorio.

Accord Phoenix dovrebbe trattare, con la prima linea, 25 mila tonnellate di rifiuti l'anno di materiale elettrico ed elettronico. E tra l'altro, 8 mila tonnellate di cavi che, in un primo momento, la società aveva negato di voler processare. Una volta lavorati, i materiali ferrosi dovrebbero essere venduti al borsino dei metalli, la plastica in Germania, poco altro è dato sapere. Non si è fatto cenno ad un portfolio clienti disponibili ad acquistare i materiali trattati, né sono state fornite indicazioni certe su dove verranno reperiti i Raee. Così, è pure complicato capire se il business è davvero sostenibile. Per dire: un rottame d'alluminio di ottima qualità, sul mercato, costa 1 euro e 80 al kg, 1800 euro a tonnellata.

A quanto si è potuto apprendere, ad eccezione dei cavi, il materiale verrebbe ceduto ad Accord Phoenix gratuitamente. Da chi? E perché? Sarebbe necessario fare presto chiarezza, su questi aspetti, per evitare 'cattivi' pensieri.

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Ottobre 2016 22:50

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