"Il piano industriale prevede che 43 persone inizino a lavorare entro novembre, e 22 di questi sono già stati assunti: entro la prima metà del prossimo anno, ad essere prudenti, si arriverà ad 80 dipendenti, almeno 60 - come da accordi - selezionati dal bacino dell'ex polo elettronico".
L'ha detto Giovanni Lolli, nel corso dell'assemblea pubblica convocata dai sindacati per discutere con gli ex lavoratori di Finmek, Fida, Intercompel e P&A Service, che attendono di essere ricollocati, il piano industriale presentato da Accord Phoenix il 24 ottobre scorso, in Regione.
In realtà, la società aveva promesso l'assunzione di 129 maestranze. Come avevamo anticipato però, la seconda linea di produzione, pure prevista nel piano generale, potrà essere avviata soltanto a 9 mesi dall'effettiva entrata in funzione della prima. Non solo. "Il raddoppio dell'attività non può avvenire all'interno dello stabilimento che Accord Phoenix ha rilevato dal Comune dell'Aquila perché il ciclo produttivo prevede un utilizzo degli impianti molto intenso", ha spiegato Lolli.
Si tratterà, insomma, di costruire un impianto gemello. "Per me - ha sottolineato il vice presidente della Giunta regionale - il problema non è la costruzione di un altro stabilimento: su di un'area già destinata, volendo, si può fare in due mesi. Piuttosto, il problema è l'organizzazione di quello che dentro lo stabilimento dovrebbe avvenire: le macchine, le attività e così via. Ci siamo già passati, e l'esperienza insegna che ci vuole prudenza". Eppure, il sindaco Massimo Cialente - presente all'incontro - non ha nasconsto che "sarà un problema trovare gli spazi. La seconda linea - ha spiegato - avrà bisogno di un altro padiglione: si dovrà valutare dunque, anche in base ai costi, se si potrà costruire lì, all'ex polo elettronico, o altrove".
Nessuna certezza, dunque. "Assorbite le prime 60 persone - ha riconosciuto Lolli - rimarranno fuori un certo numero di ex lavoratori che, tra l'altro, avranno esaurito, nel frattempo, la mobilità". Un problema terribilmente serio. "Stiamo prendendo in considerazione la possibilità di utilizzare la formazione, a patto che l'azienda assuma l'onere di partecipare al bando europeo", ha ribadito il vice presidente. Un bando che obbligherebbe Accord Phoenix ad assumere i lavoratori, alla fine del ciclo di formazione. "La società si è detta disponibile, va ancora formalizzato l'impegno però, che non serve - non solo almeno - a dare un poco di reddito a chi non ha più ammortizzatori sociali piuttosto a mettere in condizione l'azienda di avere personale già formato e di fornire a noi la garanzia che la seconda linea di produzione venga effettivamente avviata".
Mica facile. E non solo perché andrà realizzato un secondo impianto gemello: chi finanzierà, infatti, la seconda linea? Come noto, l'investimento previsto da Accord Phoenix è pari a 48 milioni di euro, 10.7 arriveranno dal 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico: soldi pubblici, e tanti, che finanziano la prima linea di produzione, o meglio i macchinari necessari. "Dentro il progetto generale, la seconda linea è effettivamente prevista attraverso un autofinanziamento". A dire che i soldi dovrà metterli la società. "Ravi Shankar ci ha assicurato che intende finanziare l'ulteriore attività con proprie risorse", ha tenuto a precisare Lolli.
Molto dipenderà da come andranno le cose, tuttavia. "L'ho detto con assoluta chiarezza: parliamo di un business, di un'azienda che ha un progetto industriale ambizioso, interessante, e che deve ancora incontrare il mercato, però. Se le cose andranno come è stato ipotizzato, se le materie prime prodotte dalla smaterializzazione delle attrezzature cioé verranno vendute, è chiaro che l'azienda avrà tutto l'interesse a crescere". Sul punto, Cialente è piuttosto ottimista: "Sono convinto che arriverà anche una parte di indotto, legato alla presenza stessa di tutto questo materiale da trattare. Dovremmo andare a regime: si tratta di un'azienda nuova, del recupero dell'energia grigia si inizia a parlare soltanto ora. Si dice che cellulari e computer sommergeranno il mondo, eppure non esiste una lavorazione industriale che recicli tutto: stiamo entrando in un mondo nuovo".
"Dobbiamo verificare che la seconda linea venga avviata, e vigileremo", la promessa di Giovanni Lolli che non ha mancato di riconoscere una sua mancanza: "Ho molto partecipato alla fase d'avvio dell'azienda, dopodiché sono passato ad esaminare il problema successivo. Invece, per l'importanza e la delicatezza dell'investimento, è necessario venga seguito con maggiore cura: per questo, ho assunto l'impegno di riunire il tavolo con l'azienda, i sindacati e l'amministrazione comunale ogni 40 giorni e di riferire poi, ai lavoratori e alla città, di come procederanno le cose".
Anche per quel che riguarda l'approvvigionamento dei materiali elettrici ed elettronici e la vendita dei prodotti lavorati. "Verranno lavorati degli scarti: quindi, l'attenzione a come si lavorano e alle condizioni di chi li lavora è enorme. Abbiamo chiesto all'azienda, che ha dato ampie rassicurazioni in questo senso, la massima trasparenza. Anzi, ci è stato indicato un ciclo produttivo particolarmente avanzato e rispettoso dell'ambiente e dei lavoratori. Così, è doveroso sapere dove verranno reperiti i materiali. Ne abbiamo in grande quantità, la maggior parte finisce in Cina, ma abbiamo anche un sistema di strutture, per lo più nel nord Italia, che cercano di controllare il mercato: bisognerà dare qualche spallata. Dove verranno venduti, invece, è più evidente: c'è un borsino delle materie prime, seppure molto oscillante. Almeno la plastica e il rame andranno sui mercati internazionali".
L'appendice // Cosa sappiamo di Accord Phoenix, fino ad ora
Sappiamo che l'investimento è pari a 48 milioni di euro per la prima linea di produzione: 10.7 arriveranno dal 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico. L'impianto tratterà rifiuti d'apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), seppure Assoraee di Fise Unire/Confindustria l'abbia definito "sproporzionato" per capacità operativa "rispetto alle correnti esigenze di mercato". Stando all'ultima visura camerale prodotta, l'attività prevalente che l'impresa eserciterà è la "produzione di rame e semilavorati, di alluminio e semilavorati, di piombo, zinco e altri metalli".
Accord Phoenix dovrebbe trattare, con la prima linea, 25 mila tonnellate di rifiuti l'anno di materiale elettrico ed elettronico. E tra l'altro, 8 mila tonnellate di cavi che, in un primo momento, la società aveva negato di voler processare. Una volta lavorati, i materiali ferrosi dovrebbero essere venduti al borsino dei metalli, la plastica in Germania. Non sappiamo altro: non si è fatto cenno ad un portfolio clienti disponibili ad acquistare i materiali trattati, né sono state fornite indicazioni certe su dove verranno reperiti i Raee.
Per quel che riguarda i livelli occupazionali, ad oggi i dipendenti sono 22: 13 assunti tra coloro che erano già impiegati all'ex polo elettronico, e poi 3 amministratori, un ingegnere tecnico ambientale, un ragnista con esperienza pluriennale, due tecnici saldatori industriali, due commerciali addetti ad acquisire i materiali e poi a vendere i prodotti ricavati e un consulente, un tecnico scozzese, progettista delle macchine e del ciclo produttivo. La società ha assicurato che procederà all'assunzione di altre 58 persone, in due step: il primo in novembre e, l'altro, entro i primi mesi del 2017. In totale, dunque, i dipendenti saranno 80, con 60 lavoratori che verranno riassorbiti dall'ex polo elettronico: il 50% da Finmek e il 50% da Fida, Intercompel e P&A Service.
In realtà, erano state 'promesse' 129 assunzioni. Si dovrà attendere la seconda linea di produzione che, tuttavia, stando agli accordi con Invitalia, potrà essere avviata soltanto a 9 mesi dall'entrata in produzione effettiva della prima.
Sappiamo, inoltre, che il 30 dicembre 2015 la società è stata trasformata da Srl in Spa, e il capitale sociale è passato da 10 mila a 6 milioni e 995 mila euro, deliberati, sottoscritti e interamente versati. Il presidente del Consiglio d'amministrazione è Ravi Shankar, banchiere internazionale di origini indiane che il cda ha nominato amministratore delegato. Sono stati indicati consiglieri Francesco Baldarelli, delegato a rappresentare la società - senza potere di spesa - innanzi a qualsiasi ente pubblico, istituzione, amministrazione, autorità fiscale o rappresentanza sindacale, e dinanzi a qualsiasi soggetto terzo per fini di gestione e coordinamento delle attività commerciali; Michele Polini, delegato a effettuare tutti i pagamenti di legge, senza limitazione alcuna; Robert John Young, che dovrà intrattenere i rapporti con gli istituti bancari e creditizi e stipulare contratti di finanziamento, conto corrente, leasing, cessione dei crediti e così via, con potere e gestione di ogni aspetto riguardante il personale; Adam Andrew Weber, che avrà - più o meno - gli stessi compiti di Young.
Young e Weber sono, rispettivamente, Deputy CIO and Senior Portfolio Manager e Head of Structuring di 'Orchard Global Asset Management', fondo con sede fiscale in Irlanda, che ha acquistato le quote fino a poco prima detenute da un trust cipriota schermato.
Qual è la composizione societaria? Il 65,5% del capitale sociale, pari a 4 milioni 581 mila e 725 euro sono di proprietà di Accord Phoenix Holdings Ltg, impresa maltese con sede a La Valletta riconducibile a Ravi Shankar; il 9.5%, pari a 664 mila e 525 euro, invece, è di Francesco Baldarelli; il 25%, per 1 milione 748 mila 750 euro è della AO Funding Limited, società con sede a Gran Cayman e quartier generale in Irlanda, gestita da 'Orchard Global Asset Management'.
Il Collegio sindacale è presieduto da Aurelio Luca Guarna, sindaci sono Antonio Zecca e Guido Sazbon (supplenti Luca Zoani e Stefania Bettoni).