Fino a quando la riforma della geografia giudiziaria d'Abruzzo non sarà compiuta, le difficoltà dei Tribunali - in termini di personale, soprattutto - resteranno congelate.
A ribadirlo con grande chiarezza è la sottosegretaria alla giustizia Federica Chiavaroli che ha incontrato, nell'Aula magna del Tribunale dell'Aquila, magistrati e avvocati. Accompagnata dal consigliere comunale Giorgio De Matteis, la senatrice del 'Nuovo Centro Destra' - che in giornata ha avuto altri incontri con rappresentanze delle forze sociali e produttive - ha dibattuto i temi attinenti le problematiche strutturali e organizzative dell'amministrazione giudiziaria regionale e aquilana, in particolare.
Attorno al tavolo il presidente dell'Ordine degli avvocati Carlo Peretti e Ciro Riviezzo, presidente del Tribunale dell'Aquila. "Avevamo inoltrato al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministero della Giustizia richiesta ufficiale perché la sede del capoluogo fosse dichiarata 'disagiata'", ha ricordato Peretti. "Richiesta che è stata respinta, come tantissime altre a dire il vero, e significa aver cancellato, almeno per il momento, qualsiasi incentivo affinché magistrati decidano di venire a L'Aquila e non lascino, d'altra parte, la nostra sede".
Come detto, il Ministero ha spiegato di non poter dichiarare il Tribunale dell'Aquila sede disagiata, "essendo ancora in atto la riforma che, almeno sulla carta, prevede l'accorpamento dei Tribunali con la chiusura delle sedi di Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano", ha chiarito Riviezzo. In altre parole, "le scoperture denunciate in questi mesi non possono essere valutate in capo al singolo Tribunale, piuttosto alle sedi accorpate seppure la riforma in Abruzzo non sia stata ancora attuata".
Un problema, se è vero che "la scopertura effettiva dei giudici presso il Tribunale dell'Aquila è pari al 37%: stiamo tamponando con l'aiuto della Corte d'Appello - ha aggiunto il Presidente - per non avere riflessi troppo pesanti sui cittadini: la situazione, tuttavia, è problematica. Ed è un peccato: questo Tribunale aveva iniziato, infatti, un percorso virtuoso, con lo sforzo dei colleghi avvocati e dei magistrati e con alcune sperimentazioni interessanti, che ci stava portando all'abbattimento delle pendenze arretrate. Per dire: in due anni, avevamo abbattuto del 20% le pendenze sul contenzioso civile".
D'altra parte, non si può fare molto di più con un organico di 11 magistrati che devono occuparsi anche di moltissime materie di respiro regionale, essendo - quello dell'Aquila - un Tribunale distrettuale. "Al di là dei carichi di lavoro - ha ribadito Riviezzo - è difficile organizzare il lavoro, impossibile la specializzazione: siamo degli artigiani, ognuno di noi fa un po' di tutto per arrivare a fine giornata".
Che la politica regionale si muova, insomma, per far sì che la riforma della geografia giudiziaria venga finalmente attuata. "Per la prima volta, il Ministero sta lavorando ad una profonda revisione della pianta organica dei magistrati di primo grado che ha riguardato tutte le Regioni, eccetto l'Abruzzo che vive una situazione sospesa", ha tenuto a specificare la senatrice del Nuovo Centro Destra. "Abbiamo quattro tribunali la cui chiusura è congelata fino a settembre 2018 e, dunque, la nostra Regione non viene considerata nelle revisioni in atto: un'occasione persa, senza dubbio". Chiavaroli cita Ennio Flaiano, come aveva fatto Matteo Renzi a Pescara: "Siamo in una fase di transizione, come sempre. Speriamo che non duri troppo a lungo. Certo è che se dovessero arrivare ancora richieste che hanno il solo motivo del campanile piuttosto che una riflessione seria sulla riorganizzazione complessiva, è chiaro che sarebbe più difficile convincere il Ministero delle Finanze ad un passo indietro".
Come noto, si sta lavorando per mantenere almeno un Tribunale per provincia: uno tra Sulmona e Avezzano, l'altro a Vasto o a Lanciano. "Non è il Governo che può decidere", ha spiegato Chiavaroli. "Il Parlamento ha già deciso di chiudere i quattro Tribunali e le relazioni delle commissioni ministeriali vanno in una direzione persino più rigida. O arriva una proposta forte e condivisa, o sarà davvero difficile evitare le soppressioni previste. Mi auguro venga presa al più presto una decisione", ha aggiunto la sottosegretaria. "Così, potremmo riprendere la programmazione delle risorse, in particolare di quelle umane, e delle attività".
A chiusura dell'incontro, Chiavaroli si è concessa qualche minuto per discutere dello stato delle carceri regionali. "L'Abruzzo è in condizioni decisamente migliori rispetto alla media nazionale: eccetto Sulmona che ha il tessuto sociale meno disposto verso il carcere, ho trovato una ricchezza d'attività, di volontariato, d'occasioni di formazione lavorativa che mi fanno dire che il tentativo d'attuare l'articolo 27 della Costituzione qui si fa con una qualche efficacia".
In questo senso, Regione Abruzzo ha stanziato 2 milioni di euro del fondo sociale europeo alla formazione professionale dei detenuti. "E c'è un tessuto imprenditoriale disponibile. D'altra parte, il problema dell'istituzione carceraria è di comunicazione e conoscenza: spesso, il carcere viene percepito come estraneo al territorio in cui insiste ed invece ha una grande incidenza sulla vita della comunità. Se la recidiva è del 70%, significa che 7 persone su 10 torneranno a delinquere. Per questo, è importante che in carcere accada qualcosa di positivo, per costruire percorsi virtuosi oltre le sbarre che possano offrire un'alternativa reale a chi ha scontato la sua pena garantendo, altresì, la maggiore sicurezza della comunità. Succede, in Abruzzo: penso all'imprenditore D'Orsogna di Lanciano che ha aperto un laboratorio in carcere e assunto 4 detenuti che, una volta usciti, lavoreranno in azienda. Storie positive che testimoniano di come il carcere vada aperto e comunicato al territorio".