Lunedì, 14 Novembre 2016 13:51

'Da Vinci-Colecchi', studenti in Consiglio comunale: soluzione difficile

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Ennesima manifestazione di protesta degli studenti dell'Istituto 'da Vinci - Colecchi'.

Se venerdì si erano presentati all'auditorium Ance - accompagnati dai docenti e dalla preside Serenella Ottaviano - per sottoporre all'attenzione del ministro Graziano Delrio "la grave situazione che sta vivendo l'Istituto dal 6 aprile 2009, ulteriormente aggravata dagli ultimi eventi sismici che hanno determinato la chiusura della totalità dell'edificio scolastico in muratura", stamane ragazze e ragazzi hanno presidiato la sala del Consiglio comunale per sollecitare, di nuovo, un intervento politico che possa risolvere una situazione che, in verità, si fa sempre più intricata.

Come stiamo raccontando da giorni su NewsTown, a seguito del terremoto del 30 ottobre scorso si è resa necessaria la verifica strutturale della palazzina delle aule dichiarata inagibile sin dal 2009. E il resoconto dei tecnici del Dipartimento della Protezione Civile regionale ha valutato la necessità di interdire anche il corpo di fabbrica su cui grava la palazzina inagibile. In altre parole, il sindaco Massimo Cialente è stato costretto a firmare un'ordinanza di chiusura dell'edificio agibile sul quale insiste il rischio di ipotetico crollo.

Dal 9 novembre scorso, dunque, l’accesso ai laboratori degli indirizzi Enogastronomia, Manutenzione e Assistenza Tecnica e Odontotecnico non è accessibile e non lo sarà per il tempo necessario alla rimozione del rischio. Intanto, gli uffici di segreteria e l’ufficio di presidenza sono stati temporaneamente dislocati presso il vicino Musp.

Trattandosi di un Istituto professionale, è chiaro che l’intervento comporti notevoli disagi per studenti e docenti, impossibilitati da giorni oramai a seguire le lezioni. "Siamo stati di fatto privati del diritto allo studio, costituzionalmente garantito, non potendo utilizzare i laboratori, cuore della formazione scolastica e professionale mentre i docenti si trovano nell'impossibilità di svolgere le normali attività didattiche", hanno ribadito stamane nell'aula del Consiglio comunale.

Non solo. Il mancato utilizzo dell'Aula Magna si riflette pesantemente sullo svolgimento delle attività progettuali, sugli incontri con esperti e sul funzionamento delle attività collegiali paralizzandole e limitando il normale andamento dell'intera comunità scolastica.

Per questo, studenti e docenti hanno chiesto a Provincia e Comune "l'immediato abbattimento dell'edificio pericolante come soluzione più rapida per garantire l'incolumità pubblica, un risparmio di spesa e una ripresa immediata delle regolari attività didattiche e professionali nei locali attualmente interdetti per pericolo esterno". E innanzi al ministro Delrio, il sindaco dell'Aquila aveva preso l'impegno di valutare, in tempi brevissimi, la proposta.

Al di là del conflitto di competenze tra Provincia e Comune, però, la vicenda è piuttosto intricata. Per l'abbattimento, servono i soldi: ebbene, chi dovrebbe garantirli? Se è vero che l'ordinanza di chiusura dell'edificio pure agibile si è resa necessaria per il rischio crollo della palazzina già danneggiata e sgomberata a seguito del terremoto del 2009, è vero anche che il rischio si è acuito per i danni sofferti dalla struttura a seguito del sisma del 30 ottobre scorso. E stando a quanto ribadito giusto sabato dal governatore Luciano D'Alfonso, il decreto approntato dal Governo prevede che qualsiasi danno in qualunque Comune venga risarcito, a patto che sia dimostrato il nesso causa-effetto tra sisma e danno.

Insomma: a pagare l'abbattimento dovrebbe essere l'Ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila o la struttura commissariale guidata da Vasco Errani e che sta gestendo il post sisma del Centro Italia? Un nodo nient'affatto semplice da sciogliere. E non c'è tempo: ragazzi e docenti attendono una risposta a ore, con la minaccia di ulteriori, clamorose, manifestazioni di protesta anche perché l'anno scolastico è a rischio, arrivati a questo punto.

Staremo a vedere. A quanto si è appreso stamane, il sindaco Cialente potrebbe decidere per l'abbattimento mettendo soldi dalle casse del Comune in attesa di capire chi dovrà poi accollarsi le spese sostenute: la via è sempre più stretta, però, e il tempo stringe.

 

 

Ultima modifica il Lunedì, 14 Novembre 2016 14:15

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