Mercoledì, 25 Gennaio 2017 10:02

Grandi Rischi, lettera aperta del primo cittadino di Caporciano: "Sindaci, facciamo sentire la nostra voce"

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"Cari colleghi, ho letto anch'io la relazione della Commissione Grandi Rischi, così come ho letto molti dei messaggi che sono circolati fra noi sindaci. Ognuno ha espresso giustamente le proprie preoccupazioni ed il suo punto di vista. Buona parte delle preoccupazioni sono unite da un fattore comune: la necessità di fare sentire la nostra voce in risposta al comunicato della Commissione, quasi che avesse preso delle decisioni contro di noi sindaci. A me non sembra affatto: consentitemi, quindi, di fare alcune considerazioni".

Inizia così la lettera che il primo cittadino di Caporciano, Ivo Cassiani, ha voluto inviare ai colleghi sindaci del territorio. "Dopo il 6 aprile 2009, abbiamo gridato contro la Commissione Grandi Rischi di allora - ricorda Cassiani - rea di aver diramato un comunicato con cui si rassicuravano i cittadini. Su questo, c’è stato un processo e quindi non me parlo. Ora che la Commissione ci invia il verbale in tutte le sue parti che, ognuno di noi, può valutare con serenità e calma, quasi ci sentiamo offesi e gridiamo alla rivolta. Personalmente, lo interpreto invece come un atto di trasparenza e di dovuta informazione".

Che cosa c’è scritto in questo verbale? "Al di la dei contenuti strettamente tecnici emergono, a mio avviso, alcuni elementi molto importanti; ci fornisce, prima di tutto, le informazioni per fare anche noi delle valutazioni che, diversamente, non avremmo mai fatto. Non credo sia una cosa di poco conto. Ci sottopone poi, dopo un'analisi tecnica e storica di ciò che sta accadendo, tre possibili scenari su cosa potrebbe accadere. Si usa il condizionale perché correttamente è ciò che si deve fare. Dagli scenari consegue che le Istituzioni ai vari livelli, quindi anche i sindaci, devono 'porre la massima attenzione' agli stessi scenari che in qualche misura prefigurano una continuità delle scosse sismiche, non avendo al momento elementi tali che consentano di ipotizzare 'che la sequenza in corso sia in esaurimento'. Questo aspetto, forse quello più facilmente percepibile, prefigura anche delle aree territoriali in cui le azioni sismiche potrebbero far sentire maggiormente i propri effetti. Aggiunge, dunque, una cosa molto importante che dovrebbe diventare il nostro cavallo di battaglia; dice la Commissione che mancano elementi importanti per una conoscenza completa delle faglie attive sull’intero territorio nazionale rinnovando la raccomandazione alla Protezione Civile di intraprendere uno studio a scala nazionale che dettagli in maniera più puntuale ciò che è accaduto in Italia e ciò che sta accadendo, e soprattutto il monitoraggio strumentale continuo delle aree a maggiore rischio sismico".

E sembra poco tutto questo? "Come pensiamo di fare prevenzione sui nostri territori - si chiede il sindaco di Caporciano - se non abbiamo le conoscenze esatte di ciò che accade? Non dobbiamo fare l’errore di pensare solo all’oggi; è il domani che ci deve anche preoccupare se si vuole che non si torni a piangere su altre vittime. Oggi noi, e solo noi, i sindaci, dobbiamo far sentire la nostra voce alla 'politica' e richiamarla ai suoi doveri, che non sono quelli della bassa e misera strumentalizzazione di parte, ma prendere piuttosto coscienza del dramma che il nostro Paese continua a vivere per la mancanza di efficienza della pubblica amministrazione, per il continuo permanere dell’italico principio dell’impunità di chi sbaglia, per la mancanza di una classe politica matura che abbia il coraggio, per una volta, di ammettere i propri errori. Ci viene richiesto d'attuare i nostri piani di Protezione civile. Bene, io sono pronto. Ma mi chiedo: se il mio edificio strategico non può essere ristrutturato per arrivare ai coefficienti minimi di sicurezza perché chi deve assegnarci le risorse, già disponibili da anni, non è in grado di decidere, dove faccio la mia base operativa? Se non siamo messi nelle condizioni di mettere a disposizione dei nostri figli scuole minimamente sicure, come posso inserirle coscienziosamente nel mio piano di protezione civile? Se non si è in grado di avere ospedali sicuri per il ricovero dei pazienti, come posso continuare a definirli edifici strategici? Se noi sindaci, per una volta, non mettiamo da parte la ricerca del facile consenso, ed iniziamo a combattere battaglie, anche impopolari, ma portatrici di benefici effetti sulle nostre comunità, siamo sicuri di assolvere serenamente ai nostri doveri? Ecco credo da queste semplici domande dobbiamo iniziare a far sentire la nostra voce, non all’Abruzzo, ma all’intero Paese che oggi ci guarda e si aspetta da noi tutti una grande prova di maturità".

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