Venerdì, 20 Settembre 2013 21:27

L'Aquila: portarono carriole in centro storico, ora rischiano l'arresto

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Il 27 settembre prossimo, si terrà la seconda udienza del processo al popolo delle carriole. Un processo per molti aspetti surreale, che nasce da un sequestro che qualche anno fa fece ridere l'Italia e il mondo intero, anche per la burocratica descrizione contenuta nel verbale, del corpo del reato: "sequestro di una carriola in pessimo stato di conservazione con contenitore in ferro di colore blu e cerchio ruota di colore viola".

Uno scherzo? No tutto vero, ruota customizzata compresa.

Così vero che ora otto cittadini aquilani rischiano l'arresto, colpevoli di esser poi riusciti comunque, a portare nel centro storico disastrato la propria carriola e ad usarla.

Era il 28 marzo 2010 e la cosiddetta "rivolta delle carriole" nel capoluogo abruzzese era in corso già da un mese. Tutte le domeniche, armati di ogni strumento necessario al lavoro, migliaia di cittadini avevano cominciato a rimuovere da soli le macerie che ingombravano ancora tutte le piazze abbandonate del centro storico. Le differenziavano in loco, ponendo il materiale in appositi cassonetti tramite delle catene di lavoro lunghissime, con uno spirito di collaborazione senza precedenti.

verbale carriolePer fare tutto questo gli aquilani violavano in massa la "zona rossa", che quelle piazze le teneva chiuse e invisibili tramite dei picchetti militari e un'ordinanza. Trasgredirla costa, tutt'ora, essere puniti dall'articolo 650 del codice penale che prevede l'arresto fino a tre mesi o il pagamento di un ammenda.

Ed è questo quanto viene contestato agli otto conduttori di carriole che il 28 marzo del 2010, secondo la questura, furono i promotori ai un rassemblamento in luogo pubblico, in Piazza IX Martiri, non comunicato all'autorità. Per quesro secondo capo d'accusa, che risale all'articolo 18 del regio decreto 773 del 1931, rischiano fino ad un anno di arresto.

"E le altre migliaia di persone che da un mese ad allora fecero lo stesso?". A porre l'obiezione alla testimone dell'accusa - la funzionaria della Digos dell'Aquila Giuseppina Terenzi - nella prima udienza, non è stato un avvocato della difesa bensì la Pm onoraria Ilaria Prezzo, stupita di trovarsi davanti un caso del genere.

Venerdì 27 il giudice del tribunale dell'Aquila, Giuseppe Grieco, ascolterà i testimoni delle difesa.

Eppure quelle giornate hanno fatto la storia. "Tutto cominciò il giorno di San Valentino, poco dopo la pubblicazione delle risate degli imprenditori che ridevano alle 3:32" racconta la professoresse dell'Università dell'Aquila Giusi Pitari una delle persone più attive di quel "popolo delle carriole" che stupì l'Italia intera.

"Sentimmo un bisogno irrefrenabile di ritrovarci e vedere la città. Ciascuno di noi ora ricorda di esser stato il promotore, e questo è il bello, perché vuol dire che ognuno si è sentito davvero protagonista di qualcosa che è avvenuto spontaneamente".
"I processi - aggiunge Pitari - sono ridicoli perché i capi di imputazione vorrebbero definire quelle giornate, solo come manifestazioni di protesta e identificarne i promotori. Invece erano delle manifestazioni collettive che dicevano: siamo qua, siamo disperati, vogliamo partecipare, fateci capire come cosa sta succedendo".
"Il problema - conclude la professoressa - che ora leggere i capi di imputazioni ci fa sorridere, al momento ci spiazzò e divise, proprio quello che volevano".

Il popolo delle carriole svelò che il miracolo aquilano raccontato da Silvio Berlusconi, non c'era stato. Qualcuno deve essersi infastidito e quel 28 marzo del 2010, iniziò a mettere i bastoni tra le due ruote delle carriole.

Il prefetto dell'Aquila di allora, Franco Gabrielli, ora a capo della Protezione Civile dopo Guido Bertolaso, dichiarò che avrebbe usato anche la forza per non far scendere in piazza i pericolosi mezzi a due ruote. Motivo? Il 28 marzo 2010 c'erano le elezioni provinciali e, secondo Gabrielli, si doveva mantenere il silenzio elettorale sancito dalla legge 212 del 1956, art 9 del codice civile.

Ma le carriole non hanno mai fatto propaganda per nessun partito, e seggi nel centro storico terremotato non ve n'erano.  

Ora, oltre al processo, restano la forza di un momento storico indimenticabile per la città con, sullo sfondo, il ricordo di un sequestro davvero increbibile. 

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Ultima modifica il Giovedì, 26 Settembre 2013 11:48

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