Senza casette né aiuti reali per gli allevatori, nei paesi svuotati dell'Appennino centrale il crollo del 90% del mercato fa morire l'economia locale con gli agricoltori e gli allevatori rimasti che per sopravvivere sono costretti a cercare canali alternativi dove vendere i prodotti salvati dalle macerie.
E' l'allarme lanciato dalla Coldiretti che a sei mesi dal terremoto del 24 agosto scorso, cui come noto si sono susseguite altre forti scosse, fino al 18 gennaio. In aiuto delle campagne c'è stata infatti soprattutto la solidarietà della gente comune con una vera corsa all’acquisto dei prodotti terremotati che ha coinvolto quasi 1 italiano su 4 (24%), "fino al Santo Padre - evidenzia Coldiretti - che ha incaricato espressamente l'Elemosineria Apostolica di acquistare prodotti alimentari tipici delle aree colpite da distribuiti a diverse mense caritative della città di Roma per la preparazione dei pasti donati quotidianamente alle persone bisognose e senza fissa dimora".
"Il terremoto – sottolinea Coldiretti Abruzzo - ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che è importante sostenere concretamente affinché la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell'economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo".
Il crollo delle vendite ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è radicata l'attività di allevamento. L'abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende che, oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili.
In difficoltà anche il settore dei salumi, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell'inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere: "Ma l'assenza di acquirenti – sottolinea la Coldiretti – nelle regioni del cratere sta interessando un po' tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi. Un discorso a parte merita lo zafferano, spezia pregiata che negli ultimi tempi ha visto un interesse crescente da parte dei consumatori".
E anche in Abruzzo resta ancora il problema degli animali "sfollati". Molti allevatori sono in attesa delle stalle mobili e non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse: "Ma serve anche l'arrivo dei fondi annunciati per dare ossigeno alle imprese agricole strette fra danni, crollo della produzione e calo del mercato".