Giovedì, 27 Aprile 2017 12:33

Rigopiano, 6 indagati: sotto accusa Provincia e Comune di Farindola

di 

La provincia di Pescara e il comune di Farindola sono finiti sotto accusa per la tragedia dell'Hotel Rigopiano.

A quanto svela Repubblica, ci sono sei nomi sul registro degli indagati della procura pescarese che sta lavorando al caso da più di tre mesi. Omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, le accuse: gli indagati sono il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il dirigente delegato alle Opere pubbliche Paolo D'Incecco, il responsabile della Viabilità provinciale Mauro Di Blasio, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il geometra comunale Enrico Colangeli, oltre al direttore del resort Bruno Di Tommaso, sotto accusa anche per violazione dell'articolo 437 del codice penale che punisce l'omissione del “collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”: secondo l'autorità inquirente, nel Documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori della ditta (la Gran sasso resort spa) non era previsto il rischio slavina.

Ai sei indagati sono stati notificati gli avvisi a comparire e saranno presto interrogati dai pubblici ministeri.

Alla Provincia viene contestata la mancata pulizia e percorribilità della strada che collega l'hotel a Farindola, di competenza dell'Ente. D'altra parte, nel Piano neve approvato poche settimane prima della tragedia, quel tratto veniva indicato come 'strategico'. È vero che il 18 gennaio la neve caduta era stata tanta, ma è anche vero che la turbina predisposta per l'area di Farindola, di proprietà della Provincia, era ferma in officina dal 6 gennaio perché non si trovavano i pezzi di ricambio. Nonostante ciò, ancora il 17 gennaio, nel pomeriggio, una pattuglia della polizia provinciale aveva scortato otto macchine di clienti fino al resort, nonostante le condizioni meteo sconsigliassero la salita.

Il Comune di Farindola, invece, è finito sotto accusa per la mancata evacuazione del resort per “pericolo incombente”; avrebbe potuto farlo, visto che aveva aperto un Coc (Centro operativo comunale) già il 15 per gestire l'emergenza neve. Il sindaco Lacchetta dovrà rispondere anche del perché, durante il suo mandato, non ha mai convocato la commissione valanghe, nonostante dalla Prefettura ne indicassero l'utilità. C'è poi la questione dei bollettini Meteomont, che segnalavano l'innalzamento del rischio valanghe da livello due a livello quattro (su scala di cinque): è vero che non gli sono mai stati comunicati dalla Prefettura né dalla Regione, come lui stesso sostiene, ma secondo la procedura amministrativa ricostruita dagli inquirenti in base alle convenzioni stipulate tra gli enti locali, il sindaco aveva comunque il dovere di andare a controllare il bollettino Meteomont sul sito istituzionale in situazioni di allarme. E agire di conseguenza.

 

Ultima modifica il Giovedì, 27 Aprile 2017 12:47

Articoli correlati (da tag)

Chiudi