Venerdì, 28 Aprile 2017 18:33

Di Stefano: "Nessun trattamento diversificato tra centro e frazioni"

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"Spero di chiarire lo stato delle cose sulla ricostruzione dell'Aquila e delle frazioni".

Pietro Di Stefano ha convocato la stampa per ripercorrere le procedure che hanno dato avvio alla ricostruzione e per rispondere, così, alle forze politiche che, sui ritardi che scontano le frazioni, stanno giocando una buona fetta di campagna elettorale. Ne è emerso un quadro piuttosto chiaro dello stato delle cose, metodologico innanzitutto, di risorse impegnate e di criticità che ostacolano i processi.

Processi avviati dalla struttura commissariale e passati, poi, alla gestione dei Comuni. "Abbiamo messo in campo procedure di programmazione e, soprattutto, trasparenti: per chiarire chi sarebbe partito prima e chi dopo, avevamo bisogno di una cornice definita di riferimento; parliamo di 30mila pratiche, non si poteva pensare di far partire tutto allo stesso momento".

Ecco il senso del cronoprogramma che il Consiglio comunale approvò il 28 marzo 2013, a seguito della così detta 'Legge Barca' che, come detto, rimetteva il potere e il dovere d'intervenire, programmare e organizzare la ricostruzione in mano ai Comuni del cratere. "Fu una scelta politica", ha rivendicato Di Stefano; "il centro storico dell'Aquila e le frazioni furono messe sullo stesso piano, e su uno stesso arco temporale".

A dire che non c'è stata alcuna volontà di dare priorità al centro storico lasciando indietro le frazioni. "Con l'atto approvato in Consiglio comunale, decidemmo di suddividere le frazioni in base ai danni riportati: moderato, medio, grave e gravissimo; si stabilì di partire con la ricostruzione delle frazioni che avevano subito danni gravi e gravissimi, laddove la socialità era stata completamente azzerata. E così abbiamo proceduto".

Si è partiti, dunque, da Onna, Bazzano, Paganica, Tempera, Camarda, San Gregorio, Civita di Bagno, Colle di Roio, Roio Poggio, Roio Piano, Santa Rufina, Bagno Grande e Ripa, Arischia.

"Il cronoprogramma riporta persino la spesa complessiva prevista, e spalmata negli anni", ha aggiunto l'assessore: "1miliardo e 623 milioni per le frazioni, 3 miliardi e 463 milioni per la città, per un totale di 5miliardi e 100 milioni, la cifra esatta che il governo Renzi ha garantito alla ricostruzione con la Legge di Stabilità approvata a dicembre 2014: in molti hanno polemizzato sull'utilità del cronoprogramma, ebbene è su quel provvedimento che il Governo ha calato le risorse necessarie per il Comune dell'Aquila e per i comuni del cratere che hanno potuto beneficiare del nostro lavoro".

Approntato il documento di programmazione, ottenute le risorse finanziarie, "abbiamo organizzato la ricostruzione in ambiti (7 per la città, uno per ciascuna frazione eccetto che per Paganica e Arischia suddivise, poi, in sub-ambiti) e comparti; di nuovo, andava stabilito quale comparto sarebbe partito prima degli altri e ci muovemmo, in questo senso, al limite della maniacalità approvando la delibera 122 seguita da 9 determine, dalla prima del 9 aprile 2014 che riguardava i comparti dell'asse centrale e fino all'ultima del 31 gennaio 2017 che hanno orientato il lavoro traendo le dovute informazioni dalle schede parametriche".

Così, si è arrivati alla determina 56 che ha posto un punto fermo, stabilendo la programmazione del centro storico per ambiti e comparti, e così delle frazioni prioritarie e non prioritarie: "per le ultime, il criterio di ricostruzione non è stato ancorato agli ambiti e ai comparti, si è preferito, piuttosto, partire dagli aggregati con maggiori abitazioni principali e dove insistessero le attività commerciali".

Si è proceduto in questo modo, per dare una contezza del metodo seguito.

Ed oggi, qual è la situazione? "Per il centro storico, abbiamo richiesto tutte le schede parametriche parte seconda: fossero già pervenute, avremmo potuto avviare il 100% dei cantieri; vale lo stesso per le frazioni prioritarie, eccetto che per Paganica e Arischia, le più estese: contiamo di richiedere gli ultimi progetti parte seconda a giugno prossimo. Per quel che attiene alle frazioni non prioritarie, abbiamo annunciato ai tecnici, con largo anticipo, che inizieremo a chiedere le parametriche parte seconda dal 30 giugno 2017, con un cronoprogramma certo e definito pratica per pratica, frazione per frazione: speriamo si facciano trovare pronti".

Di Stefano ha ribadito che, fino ad ora, sono stati spesi 4.9 miliardi, e "restano da spenderne 2.7 circa: parlo di miliardi netti, c'è la fase di esame delle pratiche all'Usra che, di solito, taglia in media del 10% i finanziamenti richiesti". Soldi che sono disponibili: "In cassa abbiamo ancora 220 milioni e ci verranno trasferiti ulteriori 700 milioni per il 2017". Anche per l'anno in corso, insomma, si arriverà a stanziamenti per 900 milioni circa: "L'ho ripetuto spesso, però: l'assegnazione dei fondi è collegata al tiraggio della ricostruzione, alla capacità di spesa: con il Mef e la Struttura tecnica di missione abbiamo messo in piedi un programma di monitoraggio trimestrale in base al quale vengono modulate le risorse stanziate con le delibere Cipe. Se abbassassimo il tiraggio, sarebbe difficile battere i pugni per ottenere le stesse risorse dell'anno precedente".

Così, torniamo alla ricostruzione delle frazioni: "Si va per eco, dietro alle voci che rimbalzano nella valle, senza approfondire compiutamente i processi", l'affondo; "si può alzare un polverone per ottenere qualche voto, ma bisogna anche avere il coraggio di indirizzare la polemica individuando le responsabilità dei ritardi".

L'assessore alla ricostruzione ha dato qualche numero: "A Bazzano, sono state presentate 32 schede parametriche: ne sono state istruite 18, più del 50%, e abbiamo richiesto i progetti parte seconda. Ebbene, su 18  ne sono state presentate 5; a Camarda, su 59 schede parametriche presentate ne abbiamo istruite 24, con la richiesta dei progetti parte seconda: su 24, ne sono stati presentati 13 e soltanto 3 sono diventati cantieri, visti i ritardi nella presentazione delle integrazioni richieste; a Paganica, su 141 pratiche presentate ne abbiamo istruite 75 e su altrettante richieste delle parametriche parte seconda ne sono arrivate 36, e 16 sono cantierizzate: su 75 istruite, sono stati avviati 16 aggregati, e mi chiedo che altro si possa fare, come Comune, che cosa dobbiamo inventarci; Onna, infine: su 40 pratiche presentate, 27 sono state istruite con la richieste delle parti seconde. Ne sono state consegnate 13, con 9 cantieri avviati". Di Stefano 'assolve' soltanto Tempera: "Lì, i cittadini hanno inteso dotarsi di un piano di recupero complessivo, assumendo la responsabilità di attendere l'istruzione del provvedimento prima di avviare l'istruttoria delle pratiche".

Se la programmazione 'sballa' rispetto al cronoprogramma, "è chiaro che si crea un effetto accumulo che spaventa", ha ribadito Di Stefano. Chiarendo che gli stessi problemi si riscontrano per la ricostruzione del centro storico dell'Aquila: "Si vede meno, considerato il numero di edifici danneggiati da ricostruire. Su 373 pratiche presentate, ne sono state istruite 319, con altrettante richieste di parametrica parte seconda: ne sono state consegnate soltanto 202, con l'avvio dei lavori su 118 edifici. Se si aggiungono i 121 palazzi vincolati che seguono altre procedure, si arriva ai 239 cantieri ad oggi avviati che attenuano l'impatto dei ritardi".

Insomma, "non  è affatto vero che c'è stato un trattamento diversificato tra centro storico e frazioni, né per le tempistiche e tanto meno per le economie dedicate".

In questi anni, "l'amministrazione ha tentato di venire incontro ai presidenti di consorzio che sono incaricati di pubblico servizio e, dunque, dovrebbero vigilare sullo stato d'avanzamento dei lavori", ha sottolineato l'assessore alla ricostruzione. "Da circa un anno, dalla pubblicazione del 17esimo elenco, abbiamo deciso di istruire una doppia lista: la prima, coi contributi assegnati per i lavori immediatamente cantierizzabili, e l'altra, coi contributi vincolati ma disponibili a seguito dell'ottenimento del titolo edilizio, così da velocizzare i processi; invece, su 115 pratiche inserite negli elenchi degli aggregati che attendono il titolo edilizio, ad oggi ne risultano compiutamente integrate soltanto 24. Anche per questioni di sicurezza, inoltre, abbiamo tentato di velocizzare le demolizioni (con l'anticipazione del 10% sul contributo definitivo) e le cantierizzazioni (anticipo del 2%), e abbiamo persino dato modo agli aggregati che avessero una impresa disponibile a partire coi lavori in anticipo rispetto ai tempi dettati dal cronoprogramma, a patto che il progetto fosse approvato dall'ufficio speciale e dal Genio civile, con la possibilità di attingere al residuo dei fondi non impegnati. Ebbene, non è partito neanche un cantiere in anticipo sui tempi".

Dunque, Di Stefano ha messo in fila le diverse criticità che stanno rallentando i processi di ricostruzione. "I tecnici non consegnano i progetti per tempo, e non presentano le integrazioni richieste; d'altra parte, ci sono centinaia di aggregati non ancora costituiti, o paralizzati da beghe tra i condòmini, su cui interverremo con i commissariamenti". Non solo. "Come noto, abbiamo aperto un secondo front office, in via Avezzano, per la presentazione delle schede parametriche parte seconda: ebbene, siamo dovuti intervenire anche lì, considerato che i tecnici - e non i committenti, i presidenti di Consorzio - pretendevano venissero protocollate pratiche sebbene non rispondenti alle richieste; dunque, abbiamo deciso di effettuare un primo screening al front office e di respingere i progetti non redatti a norma, imponendo che siano i committenti a presentarli e non i tecnici che, magari, potrebbero avere l'interesse a protocollare comuque le parametriche parte seconda, seppure incomplete, per non incorrere in penali".

Si aggiunge, inoltre, la difficoltà riscontrata nelle frazioni, in particolare, a costituire i consorzi per "il notevole esodo degli abitanti; abbiamo risolto, invece - ha proseguito Di Stefano - le criticità che aveva ingenerato una direttiva dell'allora titolare dell'Ufficio speciale Paolo Aielli che, di sua iniziativa e senza consultarci, aveva deciso di tagliare il contributo per la ricostruzione delle superfici non residenziali degli aggregati delle frazioni da 700 a 400 euro, non considerando che, così, non si riusciva neppure a ricostruire la struttura di alcuni aggregati". Tra l'altro, "con l'Usra non abbiamo soltanto ripristinato il contributo ma incrementato il dovuto per la ricostruzione degli edifici di pregio storico, salvaguardando le emergenze architettoniche e culturali, ispirati dal corposto studio del professor Vittorini".

C'è poi il nodo del Genio civile: "Da una parte, abbiamo l'accumulo di pratiche arretrate per la scellerata decisione di riformare gli uffici", col passaggio dal regime del deposito sismico a quello autorizzatorio, "che ci ha costretto ad intervenire ripristinando una procedura semplificata"; dall'altra, "gli stessi uffici hanno denunciato il ritardo dei tecnici nel ritiro delle pratiche già istruite: sul punto, abbiamo inviato una nota alla Regione per conoscere i dettagli delle istruttorie ancora in deposito, così da averne contezza e negare ulteriori proroghe, dovessero chiederle i tecnici inadempienti".

Infine, le difficoltà degli uffici speciali che - ha ribadito Di Stefano - "sono sottodimensionati rispetto alle necessità, con una carenza d'organico preoccupante e che fa rabbia, a vedere come si stanno organizzando gli uffici del nuovo cratere, in termini di personale dedicato e di risorse garantite".

Ultima modifica il Domenica, 30 Aprile 2017 00:54

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