Giovedì, 24 Agosto 2017 01:03

Centro Italia, un anno dopo: il racconto della giornata da Amatrice

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Un anno dopo, è il giorno del ricordo e del dolore per le popolazioni della Valle del Tronto sconvolte, alle 3:36 del 24 agosto scorso, da un terremoto di magnitudo 6.0, il primo evento di un lungo sciame sismico che ha messo in ginocchio il centro Italia devastando 131 comuni in 4 regioni. Un anno dopo, ad Amatrice come ad Accumoli e Arquata del Tronto ci si è ritrovati per commemorare le vittime, in silenzio, a luci fioche, con compostezza e dignità. 

Ad Amatrice, la veglia notturna è iniziata all'1:30 di questa notte, nella tenda istallata al campo sportivo, con la lettura dei profili dei 239 che non ce l'hanno fatta tratte dal libro 'Gocce di memoria'; alle 2:30, i primi passi della fiaccolata fino al parco Minozzi passando da via Picente, via Muzi e Piazza Sagnotti: lì, un rintocco di campana ha ricordato ciascuna vittima. 

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Il sindaco Sergio Pirozzi ha poi scoperto il monumento eretto dallo scultore Marino Di Prospero al parco don Minozzi in ricordo delle vittime: raffigura l'antica moneta 'Fidelis Amatrix' che, nel 1486, fu concessa in diritto alla città di Amatrice da Ferdinando d'Aragona per la fedeltà dimostratagli nella lotta contro gli Angioini. Il travertino bianco con cui è stato realizzato il monumento proviene dalla cava della ditta Tancredi di Acquasanta Terme che l'ha donato alla città. Per la giornata, l'ordinanza definita "del silenzio" ha previsto uno stop di tutte le attività commerciali dalle 10.45 alle 12.15, così da consentire alla popolazione di presenziare alla Santa Messa officiata alle ore 11 dal Vescovo di Rieti, Monsignor Pompili, presso la tensostruttura allestita alle spalle del Palazzetto dello Sport.

"Il terremoto ha polverizzato legami e ambienti, svelando al contempo un coraggio e una resistenza che non immaginavamo", ha sottolineato il Vescovo. "Fare un bilancio è possibile ma rischia di essere provvisorio: ciò che conta è ritrovare la linea dell'orizzonte; il libro dell'Apocalisse la identifica con una città che scende dal cielo. L'immagine evocata non vuol dire attendere dall'alto, ma sapere che c'è un destino positivo verso cui tutti siamo attratti".

Per rinascere, però, "non basteranno eroi solitari: a dirla tutta, una comunità senza eroi è una comunità eroica. E' la fuga dalla propria quota d'impegno, infatti, che lascia le macerie dove sono, impedisce di ritornare, abbandona i più deboli. Qui, non si tratta di attribuire colpe a qualcuno, o distribuire medaglie ad altri, ma di fare ciò che ci spetta".

"Dove trovare il senso del dovere tra la selva dei nostri diritti?", si è chiesto Monsignor Pompili. "La ricostruzione sarà vera o falsa", la risposta; "sarà falsa se si procederà alla giornata senza sapere dove andare; mi chiedo: siamo forse in attesa che l'oblio scenda sulla nostra generazione per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari altrove? Rinviare non paga mai, neanche in politica: il tempo è una variabile decisiva. La ricostruzione, al contrario, sarà vera se saprà evitare frasi fatte - ricostruiremo dov'era e com'era - e saprà assesire che ricostruire è possibile ma non l'identico bensì l'autentico. L'identità di un borgo è sempre dinamica, la storia non torna mai indietro: ricostruire vuol dire sempre andare avanti".

Alla funzione di stamane, ha presenziato anche il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni accompagnato dal Commissario Straordinario Vasco Errani, prossimo a lasciare l'incarico; entrambi sono sfilati via senza rilasciare dichiarazioni. Con loro, il governatore di Regione Lazio Nicola Zingaretti. "Sono stati consegnati già 511 appartamenti e saranno 615 entro la fine del mese. Stanno riaprendo le attività commerciali, sono tornati in funzione il supermercato e l'ufficio della ricostruzione. Abbiamo finito di togliere tutte le macerie con l'amianto e abbiamo riaperto le vie pubbliche e presto riapriremo anche corso Umberto, non appena la procura toglierà i sigilli", ha inteso sottolineare il Presidente della Regione ai microfoni dei giornalisti presenti, minimizzando sui ritardi nella rimozione delle macerie e nella consegna delle casette provvisorie.

"In un paese nel quale per fare una strada ci vogliono 12 anni" ha affermato Zingaretti "aver consegnato 500 appartamenti tra i 40 e gli 80 metri quadri e avere urbanizzato in alta montagna 33 villaggi portando acqua, luce e fognature, è stato un impegno immenso. Grazie alla collaborazione di tutti ce la stiamo facendo. In un anno si è riusciti a fare quello che nel Dopoguerra, in Italia, non si era mai riusciti a fare: istruire tutte le ordinanze con i fondi per la ricostruzione".

Sulla rimozione delle macerie, in particolare, che sta procedendo molto a rilento, Zingaretti ha specificato: "Abbiamo finito di togliere quelle con l'amianto e stiamo per completare la gara per la rimozione di quelle private. Siamo un paese nel quale tutto deve essere fatto con accortezza e nella piena legalità, tutte le gare per garantire la rimozione delle macerie private sono state costruite con l'Anac. Bisogna tenere insieme due esigenze, fare presto e fare bene. In passato, per fare presto a volte si sono combinati dei disastri mentre per fare solo bene ci si è messo troppo tempo. Sono certo che la sfida delle macerie sarà, alla fine, una sfida vinta". Sulle dimissioni di Errani, Zingaretti ha tagliato corto: "Il presidente Gentiloni ha chiarito che, scaduto il contratto di Errani, si nominerà un altro commissario. Errani è stato un valore aggiunto perché aveva sulle proprie spalle l'esperienza del terremoto dell'Emilia e il fatto di essere stato un grande amministratore".

"Stiamo completando le strutture provvisorie; la ricostruzione è già partita: quanto prima si dovrà realizzare. I tempi purtroppo sono lunghi: anche i processi del Friuli, considerato il modello migliore in Italia, sono durati 15 anni", gli ha fatto eco Angelo Borrelli, capo della Protezione civile. "C'è un impianto normativo che già chiarisce le competenze", ha ribadito: "quando andrà via il Commissario straordinario ci sarà un riassetto della governance ma non ci saranno ritardi o problemi", ha assicurato.

Tra la folla, la sindaca di Roma Virginia Raggi che, a margine della funzione, si è intrattenuta con alcuni cittadini innanzi alle transenne che cingono la zona rossa di Amatrice. Lì, ai microfoni di NewsTown ha spiegato che il borgo reatino è "un pezzo di Roma: tanti romani hanno casa qui", ha aggiunto; "era importante esserci per manifestare la nostra vicinanza. E' fondamentale creare legami, e non perderli". Sui motivi dei ritardi nello smaltimento delle macerie e nella costruzione delle casette, Raggi ha chiarito come non spetti a lei esprimersi sul punto.

Raccoglimento, preghiera e rispetto per le vittime e per i loro familiari sopravvissuti al terremoto che ha straziato la provincia di Ascoli Piceno: questo il filo che sta ispirando le celebrazioni del primo anniversario del sisma anche ad Arquata del Tronto, a partire dalle 23 di ieri sera. Come ad Amatrice, il momento più intenso alle 3:36, l'ora della prima scossa, col ricordo delle vittime: la lettura dei nomi è stata accompagnata dai rintocchi di una delle campane della vecchia chiesa di Pescara del Tronto, recuperata dalle macerie. Alle 16:30, presieduta dal vescovo di Ascoli Piceno mons. Giovanni D'Ercole, la messa con i parroci dei comuni più colpiti, alla presenza della Presidente della Camera Laura Boldrini e del Ministro degli Interni Marco Minniti.

L'anniversario del terremoto "vuole essere anche sforzo di speranza, puntando a una visione del futuro positiva anche se le difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione", le parole del vescovo di Ascoli Piceno in un messaggio alla Diocesi diffuso in giornata. "Molto resta da fare, la lentezza degli interventi pubblici in molti l'hanno più volte sottolineata; la fatica che ci attende è chiara a tutti, ma il coraggio e l'impegno hanno ripreso a camminare sulle gambe della speranza". Ripercorrendo con la memoria questi dodici mesi, "vedo miracoli dell'amore e della generosità intrecciarsi con attese e progetti diventati realtà e realizzazioni in itinere". Un anniversario che "sa di tristezza - ha sottolineato il vescovo - e questo è innegabile per il ricordo delle vittime, delle perdite umane e materiali che nulla potrà mai permettere di recuperare, ma vuole anche essere un invito alla speranza".

Amatrice, il giorno più lungo: il silenzio spettrale della zona rossa, la vitalità della 'nuova' città che si affaccia sulle macerie

Amatrice non c'è più, per come la ricordavamo almeno. Il centro storico del borgo reatino, devastato dalla scossa di un anno fa, si presenta, oggi, come un cumulo di macerie alto un paio di metri, da una parte e dall'altra del corso principale, prima passeggio di vitalità e oggi chiuso dalle transenne della zona rossa, presidiata dall'Esercito. In fondo, lo sguardo cattura ciò che resta della torre civica, simbolo identitario e frammento di una memoria che, ora, fa davvero fatica a ricordare com'era e dov'era la quotidianità di Amatrice e dei suoi cittadini. 

Amatrice c'è però, poco più in là, saranno 700-800 metri di cammino verso la frazione di San Cipriano; sulla destra, il via vai di persone che entrano al Simply Market per fare la spesa. A pochi metri, le 'casette provvisorie' realizzate in una delle aree individuate. Sull'altro lato della strada, le due strutture in legno che ospiteranno le attività commerciali: una è in corso d'ultimazione, l'altra si sta animando con le prime attività che si sono ricollocate - un bar, un piccolo bazar - in attesa che le vetrine possano riempirsi di sguardi. 

Ancora qualche metro, e un cartello provvisorio come la realtà che vive Amatrice indica che, a destra, si trovano dei ristoranti: l'archistar Stefano Boeri l'ha definita area food, sulla piazzetta verde insistono 5 attività di ristorazioni - e tra le altre, la cucina dell'Hotel Roma - in attesa che ne arrivino altre. Impossibile trovare un posto a sedere, se non si è prenotato per tempo: all'ingresso del 'Castagneto' c'è persino una lista d'attesa compilata a penna, tanto lunga da spingere a cercare altrove. 

Ciò che era e ciò che sarà, almeno per i prossimi anni; in un fazzoletto di terra, il passato e il presente di Amatrice. "L'identità di un borgo è sempre dinamica, la storia non torna mai indietro: ricostruire vuol dire sempre andare avanti", ha detto il Vescovo Pompili, celebrando la Messa. Ed Amatrice sta provando ad andare avanti, allungando lo sguardo, però, oltre le macerie che celano la storia che fu, che non tornerà indietro certo, ma dovrà informare di sé i processi che verranno. Che dovranno venire.

La fotogallery

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Centro Italia, un anno dopo: rimosso soltanto l'8.57% delle macerie. Consegnate 456 casette sulle 3830 richieste

Ad un anno dal sisma è stato rimosso soltanto l'8.57% delle macerie. Emerge da un rapporto diffuso da Legambiente, a dodici mesi dalla scossa di magnitudo 6.0 che ha sconvolto il centro Italia e a nove dai terremoti che il 30 ottobre 2016 hanno colpito Norcia, Visso e altri centri di Umbria, Marche e Abruzzo.

A far parlare i numeri, sono state raccolte circa 227.500 tonnellate di macerie su 2 milioni e 657mila stimati: "Rimangono da rimuovere oltre 2.400.000 tonnellate derivanti per la stragrande maggioranza dalle attività di demolizione parziale e totale dei fabbricati che permetteranno di ridimensionare le zone rosse", si legge nel report di Legambiente che a primavera scorsa, insieme alla Fillea Cgil, ha avviato un Osservatorio nazionale per una ricostruzione di qualità; "è urgente cambiare passo: velocizzare le procedure di recupero delle macerie e individuare altre zone dove poter trattare gli inerti riutilizzabili per la ricostruzione".

L’associazione ambientalista aggiunge che si tratta di "macerie derivanti da edifici pubblici e da edifici privati pericolanti, la cui rimozione è propedeutica all’avvio della ricostruzione materiale e della rinascita delle comunità colpite. Aspettano di esserne liberati oltre 60 Comuni, con le loro numerose frazioni. Ma a fronte di questi numeri persino la scadenza prevista al 31 dicembre 2018 difficilmente potrà essere rispettata".

Marche e Lazio, precisa ancora Legambiente, sono le zone più colpite. La Regione Lazio stima una quantità di macerie pari a 1.280.000 tonnellate, concentrate nei territori dei comuni di Amatrice e Accumoli; fine luglio quelle raccolte erano circa 100.000 tonnellate, pari al 7,77%. La stima della Regione Marche, con l’area del cratere più vasta, è di 1.120.000 tonnellate di macerie, di cui 117.500 già raccolte, il 10,50%. Su 87 Comuni colpiti, 52 sono ancora invasi dalle macerie e ben 9 sono ancora inaccessibili a causa dell’inagibilità delle vie di comunicazione, impossibilitati quindi ad avviare la raccolta degli inerti. Situazione estrema è quella di Arquata del Tronto, con le sue frazioni di Pescara del Tronto, Tufo e Capodacqua, assolutamente impraticabili. L’Umbria e l’Abruzzo stimano rispettivamente 100.000 e 150.000 tonnellate di macerie, aggiunge la ong. E se l’Umbria ne ha raccolto il 10,20%, la Regione Abruzzo non ne ha ancora avviato la raccolta.

Per accorciare i tempi e rendere più efficace la gestione delle macerie, Legambiente propone di riconsiderare cinque punti fondamentali: accelerare le demolizioni, intervenire a sostegno della raccolta dei beni di interesse culturale, organizzare laboratori mobili temporanei, programmare il riutilizzo delle macerie per la ricostruzione e infine realizzare un sistema di monitoraggio e tracciabilità delle macerie pubbliche e private, in forme facilmente fruibili. Chiama in causa il governo la presidente Rossella Muroni: "L'esecutivo ripensi il ruolo della struttura del commissario straordinario per dargli più poteri e le risorse necessarie per un reale coordinamento per la rimozione delle macerie nei comuni colpiti dal terremoto". Muroni spiega che "ognuna delle quattro Regioni ha interpretato le varie norme e ordinanze nazionali che si sono succedute producendo pratiche diverse. Per questo, serve un coordinamento fattivo da parte del Commissario straordinario, con l’obiettivo di individuare le migliori pratiche per ogni fase della filiera e renderle operative in ogni Regione". Le differenze nella gestione delle macerie nelle quattro Regioni "sono troppe - aggiunge - già chiedevamo un coordinamento più forte ed efficace e il rischio ora è che diventi più debole, visto l’annuncio delle dimissioni di Errani. Siamo consapevoli delle numerose difficoltà incontrate - le ripetute e importanti scosse sismiche, la vastità dell’area interessata, le strade inagibili e insicure per via delle case pericolanti, le demolizioni necessarie per operare in sicurezza - a cui si sono però sommati ritardi per i provvedimenti modificati in itinere, negli affidamenti dei lavori, nel coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Ma la rinascita dell’Appennino ha bisogno, ora, di una visione unitaria".

Non solo macerie.

Ad oggi, poco più del 10% del fabbisogno d'abitazioni provvisorie è stato effettivamente coperto, con procedure di richiesta farraginose che significano disagi insopportabili per gli sfollati e, così, per le attività commerciali e le aziende, prevalentemente agricole e zootecniche, la spina dorsale dell'economia locale. Sotto accusa è finito il complesso di modelli normativi che hanno finito per soffocare i procedimenti in un vortice di burocratico volto a tutelare astrattamente il controllo e la trasparenza delle procedure a scapito dell'efficacia degli interventi: dodici mesi dopo, sono stati prodotti 3 decreti leggi e ben 29 ordinanze del Commissario straordinario, dieci delle quali intervenute a modificare le precedenti.

Così, circa 9.000 sfollati sono ancora ospitati in strutture ricettive lontane dai Comuni di originaria residenza - con l'impiego di ingenti risorse che avrebbero potuto essere destinate alla ricostruzione – mentre molte persone sono state costrette a trascorrere l'inverno, senza casa, nel Comune di residenza, alloggiati in tende. Delle 3.830 casette di legno pubbliche ordinate per far fronte alle esigenze abitative in 51 comuni del cratere, solo 456 sono state consegnate e meno sono effettivamente abitate, nei comuni di Amatrice, Norcia e Accumuli. La procedura individuata dal complesso di norme varate, difatti, si è rivelata totalmente inadatta a fronteggiare l’emergenza: per giungere al definitivo posizionamento delle casette di legno sono necessari, in ogni Comune, ben 11 provvedimenti da parte delle diverse amministrazioni (Comunali, Regionali e Centrali) coinvolte nel procedimento: una vera e propria giungla di burocrazia che ha portato alla più che prevedibile paralisi.

Il CAS (Contributo per l’Autonoma Sistemazione) pari a 900 euro mensili, strumento individuato per consentire ai privati di risolvere autonomamente il problema della mancanza di una abitazione, allo stesso modo, non ha mai funzionato a regime, con gravissimi ritardi da parte delle amministrazioni competenti per l’erogazione e le conseguenti incertezze che hanno paralizzato la ricerca di soluzioni private. Alle popolazioni colpite dal sisma è anche di fatto impedito – non essendo stata prevista alcuna deroga, anche temporanea, alla disciplina in vigore nel resto del territorio nazionale in materia urbanistica, edilizia e ambientale - di far fronte autonomamente e con risorse proprie, cioè senza alcun onere a carico della collettività, allo stato di necessità determinato dal sisma. Coloro che hanno provveduto, a proprie spese, alla realizzazione e al posizionamento di una soluzione abitativa anche temporanea su terreni di proprietà (ad esempio accanto alla casa inagibile, o accanto alle stalle o alle serre), sono stati destinatari di ordinanze di demolizione e sono stati denunziati all’Autorità Giudiziaria in sede penale per abusivismo edilizio.

Riguardo ai processi di ricostruzione, non ancora avviati, era stato previsto il 31 luglio 2017 quale termine perentorio per la presentazione delle domande volte ad ottenere il contributo pubblico. Le domande dovevano essere, a pena di inammissibilità, corredate dalla scheda che definisce lo stato dell’immobile redatta a seguito dei sopralluoghi da parte dei tecnici preposti. Tuttavia, i tecnici della Protezione civile hanno finora svolto 184.700 sopralluoghi su 208.000 immobili: ne mancano 23.000, di cui 19.200 nelle sole Marche.

Sono considerati inadeguati anche gli interventi legislativi destinati alle attività produttive: decine di migliaia gli agricoltori e gli allevatori che hanno perso tutto, gli artigiani e i piccoli imprenditori che si ritrovano con la propria attività annientata. Solo nel settore agricolo, Coldiretti ha stimato danni per 2.3 miliardi per 25 mila aziende agricole residenti nei 131 comuni terremotati di Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo.

 

Gentiloni: "Messo in campo un sistema di risorse e strumenti pubblici eccezionali". Ma ammette: "Non tutto sta marciando alla velocità necessaria".

"Il governo continuerà a svolgere un ruolo di coordinamento in un sistema che si evolverà con una maggiore responsabilità di Regioni e territori".

Lo ha detto il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, parlando ai giornalisti durante la conferenza stampa indetta lunedì a Palazzo Chigi, ad un anno dal terremoto che il 24 agosto 2016 ha colpito il Centro Italia. "La ricostruzione sarà certa, è un impegno preso. I cittadini mantengano la speranza: la forza motrice non può che essere la fiducia della gente di questi territori", ha aggiunto.

Gentiloni ha ufficializzato il passo indietro di Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione. "Come sapete concluderà il suo lavoro, lo ringrazio perché ha raggiunto risultati esemplari. La sua è una decisione presa da tempo, prevedeva un mandato di un anno; si concluderà il 9 settembre, dopo aver fatto un ottimo lavoro. Allo stesso modo voglio dire grazie a Fabrizio Curcio (che ha da poco lasciato il vertice della protezione civile, ndr)".

"Lascio non per una poltrona ma per motivi personali", ha chiarito l'ex Presidente di Regione Emilia Romagna.

Con la fine del mandato, "il governo continuerà a svolgere un ruolo fondamentale di coordinamento in un sistema destinato a evolversi però, nel corso dei mesi, con la responsabilizzazione delle regioni e dei territori. Questa è la storia di un percorso che passa dall'emergenza alla ricostruzione". In altre parole, nelle prossime settimane si ragionerà di "una evoluzione - ha chiarito Gentiloni - perché siamo in una fase di passaggio, sono ancora vivi i problemi dell'emergenza ma stiamo entrando nella fase di ricostruzione che deve vedere un protagonismo più accentuato dei territori. Certo non accadrà domani mattina, ci vuole una legge".

Il Governo ha assunto l'impegno di porre fine alla polemica sull'esenzione fiscale per coloro che sono stati colpiti dal sisma. "La circolare sulle tasse nelle zone colpite dal terremoto è in via di correzione", ha promesso il Presidente del Consiglio. Che ha poi rivendicato i risultati conseguiti in questi dodici mesi: "Se guardiamo alla eccezionalità di quello che è successo, credo che possiamo dire onestamente di avere messo in campo un sistema di risposta, risorse e di strumenti pubblici eccezionali, anche se non vuol dire che tutto stia marciando alla velocità che sarebbe necessaria. Oggi, il mio invito come capo del governo a tutte le amministrazioni, dal governo alle regioni e ai comuni, è a fare il massimo degli sforzi e di assunzione di responsabilità per accelerare le procedure. Abbiamo le risorse e un buon impianto" ha concluso Gentiloni, aggiungendo che si sta lavorando "per superare ritardi e strozzature che si presentano e che noi vogliamo eliminare" e questo continuerà ad avvenire "in stretto contatto con l'Anac".

 

Il cratere sismico 2016/2017 in cifre

Sono 131 i Comuni danneggiati dalla sequenza sismica iniziata un anno fa, alle 3:36 del 24 agosto 2016.

23.55 miliardi di danni stimati in 4 Regioni: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. 

Sono 67.720 gli edifici controllati con procedura Aedes (agibilità e danno in emergenza sismica): 

  • 14.387 risultano parzialmente o temporaneamente inagibili;
  • 18.815 inagibili;
  • 3.725 inagibili per rischio esterno;
  • 1.266 senza esito;
  • 29.527 agibili.

Sono 95.990 gli edifici controllati con procedura Fast (Fabbricati per l'agibilità sintetica post-terremoto):

  • 38.883 risultano non utilizzabili;
  • 2.979 risultano non utilizzabili per rischio esterno;
  • 54.128 agibili.

Sono 3.830 le Sae (soluzioni abitative in emergenza) ordinate, da istallare in 42 comuni: 2.045 nelle Marche, 840 in Umbria, 199 in Abruzzo, 746 nel Lazio. 456 le casette consegnate: 101 in Umbria, 26 nelle Marche, 328 nel Lazio, 1 in Abruzzo.

Per ciò che attiene alla viabilità, ammonta a 473 milioni il costo stimato per i circa 500 interventi previsti: 2 i lavori ultimati, 25 le opere in corso, 55 in appalto, 31 in fase d'approvazione, 103 in fase di progettazione, 19 in pre-progettazione, 10 da attivare e 6 da rimodulare. 

Ultimo capitolo, le scuole: 2.409 gli istituti controllati con procedura Aedes:

  • 642 sono parzialmente o temporaneamente inagibili;
  • 146 inagibili;
  • 26 inagibili per rischio esterno;
  • 10 senza esito;
  • 1.585 agibili.

 

Save the Children: "Fare di più per garantire ai bambini e agli adolescenti un accesso adeguato alla scuola in tempi celeri". Ad Arquata, il 15 settembre verrà inaugurato il blocco delle scuole antisismiche

Ad un anno dal sisma che il 24 agosto 2016 ha distrutto paesi e frazioni della Valle del Tronto, tra cui Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, e a pochi giorni dalla riapertura delle scuole, Save the Children ha inteso esprimere preoccupazione per le criticità che i minori dovranno affrontare con l’avvio del nuovo anno scolastico.

Nonostante sia prevista la ripresa regolare delle attività scolastiche nelle strutture temporanee, infatti – come affermato dal Commissario per la Ricostruzione Vasco Errani – bambini e adolescenti dovranno attendere a lungo prima di poter godere della ricostruzione e della messa in sicurezza di centinaia di edifici.

Stando agli ultimi dati a disposizione dell’Organizzazione, in seguito agli eventi sismici che a partire dal 24 agosto hanno colpito 131 Comuni in 4 regioni (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria), su 2409 edifici scolastici con più 84 mila alunni iscritti solo 1585 sono stati dichiarati completamente agibili. Sarebbero, dunque, 824 le strutture non agibili (delle quali 146 totalmente inagibili).

Le cifre diffuse dalla Protezione civile nel corso della conferenza stampa sullo stato della ricostruzione post-terremoto, promossa lunedì da Palazzo Chigi, confermano che il 34% delle scuole dove sono stati effettuati i sopralluoghi è risultato inagibile.

Entro il mese di febbraio 2018, come reso noto da Errani, dovrebbero essere completati i lavori di costruzione di 21 nuovi edifici; ulteriori 87 scuole, inoltre, saranno messi in sicurezza nel corso di due anni. "A distanza di dodici mesi è necessario fare ancora di più per garantire ai bambini e agli adolescenti vittime del terremoto un accesso adeguato alla scuola in tempi celeri", ha sottolineato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the Children. "La partenza regolare dell’anno scolastico è un segnale importante, ma è altrettanto essenziale non perdere di vista la funzione delle strutture temporanee: rappresentano una soluzione momentanea, la transizione verso scuole permanenti, sicure e capaci di assolvere alla funzione di punto di incontro e riferimento per la comunità".

In questo senso, un passo importante verrà compiuto ad Arquata del Tronto dove, il 15 settembre prossimo, verrà inaugurato il blocco delle ecoscuole antisismiche: scuola d'infanzia, elementare e media per un investimento di oltre 2.5milioni di euro, attraverso la Fondazione Specchio dei Tempi. "L’abbiamo ripetuto spesso che la nuova vita di Arquata doveva passare dalla scuola", ha sottolineato il sindaco Aleandro Petrucci; "era soprattutto un sogno, però, prima che una convinzione, in uno scenario in cui niente andava avanti e qualche cosa anche indietro. Ma due mesi fa ci siamo accorti che sul cantiere della scuola era cambiato tutto. Quando le ruspe dell’esercito se ne sono andate, dopo aver completato la demolizione delle vecchie strutture, abbiamo cominciato ad assistere ad una specie di miracolo".

Si tratta di un piano dettagliato piuttosto, studiato a tavolino dalla Buildings di Torino (i progettisti) e dalla Wolf Hause di Vipiteno (i costruttori) insieme agli uomini di Specchio dei tempi. Prevedeva che, dal momento in cui ci fosse stato messo a disposizione il sito, si sarebbe lavorato sempre, sabati e domeniche comprese e qualche volta anche la sera. Così, guadagnando addirittura una settimana sul cronoprogramma, la struttura (completamente cablata e con dotazioni di assoluta avanguardia didattica) sarà completata fra un mese, il 15 settembre. Pronta per l’inaugurazione e per accogliere i bambini di Arquata ma anche quelli di Accumoli (dove la scuola è ancora da ricostruire).

"La scuola sarà l’elemento che ridarà vita ad Arquata – Petrucci ne è convinto – perché favorirà i rientri in paese di tantissime famiglie a cui stiamo mettendo a disposizione, pur se fra continui ritardi, la casette prefabbricate. É qualcosa di cui andiamo fieri perché questa scuola è la vita che riprende. La nostra vita".

Ultima modifica il Giovedì, 24 Agosto 2017 23:48

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