Mercoledì, 06 Novembre 2013 09:04

Prostituzione minorile, Giunta e Questura cauti. Ma il fenomeno è reale?

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"Sono sgomenta e preoccupata rispetto alle notizie apprese dalla stampa di casi di prostituzione minorile in città. Sebbene si tratti di un fenomeno trasversale nella società attuale, come evidenziato dalle recenti vicende nazionali, nella nostra realtà, tradizionalmente caratterizzata da discreta qualità di vita e buoni livelli di sicurezza sociale, non possiamo che leggere il fenomeno nel contesto del disagio post-sisma che sta alimentando un'impennata di diverse tipologie di problemi sociali e di sicurezza, che colpisce in primo luogo i minori e i giovani in quanto categorie più a rischio in situazioni di scarsa coesione sociale e della comunità", sono queste le parole scritte ieri sera sul social network Facebook da Emanuela Di Giovambattista, assessora alle politiche sociali del Comune dell'Aquila. "Abbiamo denunciato in tutte le sedi istituzionali - continua Di Giovambattista - a partire dal governo, la condizione a "rischio" della popolazione se non ci saranno certezze rispetto alla ricostruzione della città, elemento fondamentale del senso di identità, di appartenenza e quindi di comunità".

Le parole dell'Assessora esprimono sorpresa e preoccupazione per una 'notizia', quella sulla prostituzione minorile a L'Aquila, finita oggi sulle prime pagine di tutti i media nazionali. In realtà, le parole del Vescovo ausiliare dell'Aquila Giovanni D'Ercole sulla presenza in città di giovanissime prostitute che si venderebbero in cambio di ricariche telefoniche, più che la denuncia di un fenomeno organico e diffuso sono sembrate il racconto di casi limite di disagio sociale ed economico. Assolutamente preoccupanti, certo, ancora da verificare però e che andranno eventualmente analizzati con estrema delicatezza. D'Ercole, infatti, ha spiegato di essere venuto a conoscenza dei presunti casi di prostituzione minorile dal racconto di un medico aquilano. Un inciso, nel corso della conferenza stampa convocata per presentare il “Rapporto sulle povertà 2012”: una serie di dati, numeri, flussi specifici e ben documentati. Elemento di contesto importante, che mette in risalto la differenza tra la presentazione di dati (allarmanti) in seguito all'analisi di uno scenario e la denuncia di presunti casi di prostituzione minorile riferiti da terzi.

Esiste davvero un fenomeno in città riguardante prostitute minorenni che vendono il proprio corpo per avere un tenore di vita che, a causa della crisi, non possono permettersi? Questo presunto fenomeno è una peculiarità aquilana?

In ogni caso, le parole di D'Ercole – soprattutto per come sono state presentate nel lancio delle agenzie di stampa – sono oggi su tutti i media nazionali, e stanno facendo discutere ovviamente anche in città, a tal punto da spingere Di Giovambattista a proporre un punto a riguardo nella Giunta comunale tenuta oggi che, in una nota, ha espresso una "certa preoccupazione" ma ha anche parlato di "dichiarazioni o sentori o impressioni" da parte di chi ha avanzato l'ipotesi di un fenomeno diffuso di prostituzione minorile nel capoluogo abruzzese.

"Non possiamo che attendere l'approfondimento delle Forze dell'Ordine, peraltro, già impegnate in una campagna sul territorio tesa a sensibilizzare e a raccogliere dati sulla violenza sulle donne - si legge nella nota della Giunta comunale - Abbiamo comunque chiesto un incontro col Prefetto per fare chiarezza sulla vicenda anche perché, se il nostro territorio dovesse essere davvero a rischio, chiederemo immediatamente un piano d'intervento sociale a Governo e Regione per l'istituzione di un osservatorio speciale sul fenomeno e l'istituzione di un numero verde. Intanto, qualora il fumus sollevato da Mons. D'Ercole, fosse confermato, sarà nostra premura istituire anche un tavolo di lavoro per prevenire e fermamente contrastare il dilagare del fenomeno. Al di là di mere ipotesi tutte ancora da confermare, resta il fatto che chiunque dovesse venire a conoscenza di un qualsiasi tipo di abuso o violenza su minori è tenuto ad informarne immediatamente le forze dell'ordine ed i servizi sociali che, chiaramente, garantiranno l'anonimato della fonte". La Giunta comunale si dice preoccupata, ma va cauta su un'affermazione di D'Ercole che non richiama certo a un'equazione matematica tra caso specifico riferito e fenomeno diffuso.

Inoltre, in un virgolettato riportato da Il Messaggero, il questore dell'Aquila Vittorio Rizzi chiarisce che, ad oggi, "dai nostri atti non ci sono riscontri su attività di indagine rivolte al mondo della prostituzione minorile. Il fatto che il Vescovo abbia appreso da un medico notizie su presunti abusi subiti da minorenni lascia presupporre che lo stesso l'abbia riferito nell'esercizio delle proprie funzioni. I medici, voglio ricordarlo, hanno l'obbligo di legge di informare l'autorità giudiziaria attraverso il referto medico. Se ciò, invece, è avvenuto al di fuori dell'ambito lavorativo, sarebbe interessante sapere in che modo".

Dunque, dopo qualche ora dall'uscita di una 'notizia urlata' dalle testate locali e nazionali, l'intera Giunta comunale e la Questura attendono riscontri veritieri riguardo le affermazioni del Vescovo ausiliare che, stamane, incalzato dal Tg3 Abruzzo corregge parzialmente il tiro, affermando che "questa piaga non riguarda solo L'Aquila, ma l'intero Paese".

Prima dei sensazionalismi e degli allarmismi, dunque, dovremmo capire se si tratta davvero di un fenomeno frequente nel tessuto sociale aquilano, oppure di casi specifici di devianze sociali riscontrabili in diversi contesti e momenti storici della vita di una comunità.

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Novembre 2013 15:56

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