Giovedì, 23 Novembre 2017 12:46

Rigopiano, altri 23 indagati: tra loro, sindaco di Farindola ed ex prefetto Pescara

di 

La Procura di Pescara ha notificato 23 avvisi di garanzia per la vicenda dell'Hotel Rigopiano, travolto da una valanga lo scorso gennaio che ha provocato 29 morti.

Indagati l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il presidente della Provincia Antonio Di Marco, già finiti sotto inchiesta prima dell'estate, oltre a Bruno Di Tommaso, Paolo D'Incecco, Mauro Di Blasio, Enrico Colangeli, Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio, Andrea Marrone, Luciano Sbaraglia, Marco Del Rosso, Massimiliano Giancaterino, Antonio De Vico, Antonio Sorgi, Giuseppe Gatto, Giulio Honorati, Tino Chiappino, Leonardo Bianco e Ida De Cesaris.

L'accusa per Provolo, trasferito di recente all'Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento dei vigili del fuoco, è di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Stessa contestazione che i magistrati fanno a Ida De Cesaris e a Leonardo Bianco, rispettivamente dirigente e capo di gabinetto della Prefettura. Nessun addebito, invece, per la funzionaria dell'Unità di crisi che ricevette le telefonate di allerta dopo la valanga e le considerò uno scherzo perché, in base alle informazioni interne che le comunicarono, all'hotel Rigopiano non era successo niente.

Secondo i carabinieri forestali di Pescara che hanno condotto le indagini, la Prefettura si attivò troppo tardi nell'aprire il Centro coordinamento soccorsi e l'Unità di crisi. Lo fece solo dopo le 12 di quel 18 gennaio, il giorno stesso della valanga. A quel punto però non era più in grado di gestire le emergenze che si stavano accumulando, come ad esempio la rottura della turbina sgombraneve. E solo alle 18.28, quasi un'ora dopo che una montagna di neve aveva spazzato via l'hotel a Rigopiano, chiese l'intervento del personale e delle attrezzature dell'esercito per lo sgombero delle strade nei paesi montani del Pescarese. "Il prefetto e i due dirigenti - si legge nell'avviso di garanzia - determinavano le condizioni per cui la strada provinciale dall'Hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 km, fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti (40 persone tra ospiti e personale) di allontanarsi, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto".

Sono finiti nel registro degli indagati anche cinque dirigenti ed ex dirigenti della Regione Abruzzo (Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici fino al 2014, Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile, Sabatino Belmaggio, responsabile del rischio valanghe fino al 2016, Vittorio Di Biase direttore Dipartimento opere pubbliche fino al 2015 e Emidio Rocco Primavera, attuale direttore dello stesso Dipartimento). Il loro coinvolgimento nell'inchiesta deriva dalla mancata realizzazione della Carta di localizzazione del pericolo da valanga, che in Abruzzo aspettano dal 1992. Nell'informazione di garanzia notificata ai 23 indagati si leggono anche le cause della morte delle 29 vittime: asfissia, ostruzione delle vie respiratorie e compressioni del torace, violenti traumi contusivi e da schiacciamento a seguito del crollo della struttura, crash syndrome con compartecipazione di un progressivo quadro asfittico, emorragie subracnoidea traumatica, asfissie da valanga e in presenza di basse temperature. "La magistratura, facendo il proprio lavoro, ha restituito la speranza di dare giustizia alle vittime", ha commentato Romolo Reboa, l'avvocato che insieme ai legali Roberta Verginelli, Maurizio Sangermano e Gabriele Germano assiste alcune delle famiglie delle persone morte a Rigopiano.

Ultima modifica il Giovedì, 23 Novembre 2017 22:04

Articoli correlati (da tag)

Chiudi