La stagione sciistica sul Gran Sasso è a forte rischio.
In condizioni di bel tempo, infatti, mancherebbero almeno 20 giorni per concludere i lavori di sostituzione della funivia delle Fontari; inoltre, vanno aggiunti i tempi tecnici necessari al collaudo da parte dell'USTIF. Insomma, è davvero difficile che gli impianti possano aprire a gennaio: bisognerà sperare nel bel tempo per fare in modo che la stagione possa avviarsi, almeno, in febbraio. E comunque, la stagione è già compromessa.
"Non mi diverte affatto scendere in polemica con il Sindaco, ma occorre sottolineare che ad aver dato l'illusione ai cittadini aquilani che la stagione sciistica sul Gran Sasso potesse partire prima di Natale, sono stati prima l'avvocato de Nardis - a qualche giorno dal suo insediamento nell'atipico ruolo di commissario - e poi lo stesso primo cittadino, solo due settimane fa, rispondendo piccato alla denuncia della CGIL", l'affondo del capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale, Stefano Palumbo.
"Dichiarazioni istituzionali - ha aggiunto - sulla scorta delle quali sono stati fatti abbonamenti stagionali, programmate attività da parte della scuola sci, degli albergatori e probabilmente anche da parte di chi aveva deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza sulla nostra montagna".
Palumbo chiede che si dica "chiaramente e realisticamente" quando gli impianti saranno nelle condizioni di aprire; "è un diritto di tutti saperlo", ha ribadito. "Continuare a mentire deliberatamente per nascondere le proprie responsabilità o per giustificare l'assurda nomina di un dirigente comunale al posto del precedente amministratore unico rischia di peggiorare soltanto le cose".
Da troppi anni, ogni stagione sul Gran Sasso è caratterizzata da difficoltà di ogni genere "ma fare peggio addirittura dello scorso anno, quando a compromettere la stagione ci fu prima l'assenza di neve fino a metà gennaio e poi la nevicata eccezionale con una slavina che tranciò i tralicci dell'ENEL, sarebbe un primato dalle disastrose conseguenze", le parole del capogruppo dem.
D'altra parte, il cantiere delle Fontari non è l'unico problema che sta 'strozzando' il Gran Sasso: come avevamo anticipato [qui], sono andati deserti i bandi per la concessione d'urgenza dello storico Hotel Campo Imperatore. Dunque, si è proceduto a trattativa privata con la società Felicioni di Teramo, interessata alla gestione: se non fosse che sono venute meno le condizioni minime necessarie per il certificato di prevenzione incendi poiché sono stati rubati dall'albergo i rilevatori e le schede elettroniche dell'impianti antincendio e degli ascensori.
Un fatto piuttosto preoccupante.
Per questo motivo, si tenterà di aprire l'ostello, ancora da arredare, e nei prossimi giorni dovrebbe essere pubblicato un apposito bando per l'affidamento. Chissà se ci saranno imprenditori interessati, considerato che la stagione, come detto, se non a rischio è di sicuro compromessa.
E poi, i lavoratori del Centro turistico sono senza stipendio da 3 mesi, e non hanno percepito neppure la tredicesima.
Insomma, un disastro. Con i sindacati che hanno denunciato [qui], tra l'altro, "la mancanza di una visione strategica e di un progetto di rilancio aziendale" da parte dell'amministratore / commissario Domenico de Nardis, la cui nomina è al vaglio dell'Anac di Raffaele Cantone per decisione del dirigente Fabrizio Giannangeli, in qualità di autorità anticorruzione del Comune dell'Aquila, che ha sottolineato come la legge Madia - che prevede l’incompatibilità tra il ruolo di amministratore di una partecipata e quello di impiegato nell’ente pubblico controllante quella partecipata (comma 8 dell’articolo 11 del decreto legislativo 175 del 2016) - non fugherebbe tutti i dubbi. In realtà, la decisione di Giannangeli è motivata dall'intimo convincimento che la nomina, in realtà, sia illegittima; un convincimento che il dirigente, tuttavia, non ha inteso manifestare apertamente.
Intanto, trovano conferme le anticipazioni di NewsTown sullo studio che l'amministrazione d'uso civico d'Assergi avrebbe commissionato ad un pool di professionisti romani per rivedere i confini del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, escludendo la zona del Vasto, il Chiarino e Macchia grande, e per riperimentrare il Sic tagliando la zona di Monte Cristo, laddove il piano d'area prevede la realizzazione d'impianti di risalita [qui].
A domanda del collega Enrico Nardecchia de 'Il Centro', l'avvocato Lanfranco Massimi - componente del comitato amministrativo dell'amministrazione separata dei beni d'uso civico d'Assergi - non ha negato l'indiscrezione: "Riperimetrazione del Parco? Se serve, si farà. Stiamo valutando la cosa e al momento opportuno renderemo nota la nostra posizione", ha dichiarato. Aggiungendo una riflessione piuttosto emblematica: "Quando furono realizzati i siti di interesse comunitario sono stati forse sentiti i cittadini? In altre regioni le amministrazioni separate, in certi casi gli stessi enti parco, hanno dato impulso a revisioni e riperimetrazioni".
Come detto, l'iniziativa dell'uso civico di Assergi avrebbe creato più di un malumore in seno agli uffici comunali, considerato che ci sarebbero le competenze interne per procedere alla revisione del Sic e alla riperimentrazione del Parco. Non solo. Ci sarebbero dei dubbi sulla legittimità dell'atto, se è vero che la proposta riguarderebbe territori fuori dai confini dell'amministrazione separata, compreso Pizzo Camarda, ad esempio, territorio del Comune dell'Aquila; inoltre, sono in molti a storcere il naso rispetto alla presunta competenza dell'uso civico che, in realtà, dovrebbe occuparsi della gestione dei terreni agro-silvo pastorali.
"Vorremmo capire che tipo di studio hanno commissionato e su quali zone", ha dichiarato Enrico Perilli, già presidente della Commissione comunale Territorio. "Nel caso dovessimo rilevare irregolarità, se lo studio, cioé, dovesse attenere altre porzioni di territorio fuori dai confini dell'uso civico, non esiteremmo a firmare un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale".
Perilli è convinto che i così detti 'sviluppisti' si stiano infilando "in un vicolo cieco". L'eventuale iter si preannuncia, infatti, lungo e irto d'ostacoli: "per la revisione del Sic dovrebbero esprimersi la Regione, il Parlamento con le sue Commissioni e, dunque, la Comunità Europea; per un'eventuale riperimetrazione del Parco Gran Sasso, invece, ci vorrebbe un decreto ad hoc del Presidente della Repubblica". E considerato "il clima di guerra che hanno generato - ha aggiunto - c'è da attendersi ricorsi e contro ricosri che ritarderebbero ulteriormente i procedimenti. Parliamo di anni; mi chiedo: cosa pensano di fare, nel frattempo?".
La verità è che il sindaco Biondi, "come i suoi predecessori - l'affondo dell'ex consigliere comunale - ha una visione di sviluppo turistico soltanto invernale: al contrario, il modello non dovrebbe essere Roccaraso ma Pescasseroli. Purtroppo, non si rassegnano all'evidenza".
In questo senso, Perilli è convinto che la realizzazione del collegamento Scindarella - Monte Cristo, come previsto dal piano d'area, sia "diseconomico: parliamo di un investimento da 10 milioni, cui dovrebbero aggiungersi i lavori per rispondere alle prescrizioni della Carta delle Valanghe che evidenzia la pericolosità del sito in oggetto. Sarebbe impossibile rientrare delle risorse impegnate. Inoltre, l'opera andrebbe progettata, autorizzata, appaltata e, infine, realizzata: di nuovo, considerato il clima ci sarebbero decine di osservazioni. Insomma, i tempi sarebbero lunghissimi".
Ecco il motivo per cui gli 'sviluppisti', e l'amministrazione comunale, stante a Perilli si starebbe ficcando in un vicolo cieco; "d'altra parte, con le Fontari è accaduto lo stesso: si è convinta la passata amministrazione a procedere con la realizzazione di un nuovo impianto, per poi capire che non sarebbe stato possibile e ripiegare, quindi, sulla sostituzione [qui]. Con i ritardi cui stiamo assistendo".
Dunque, la proposta: "si riparta dal documento che, come centrosinistra, avevamo sottoscritto nel dicembre 2015 [qui]"; in sostanza, i confini del Sic e del Parco non si dovrebbero toccare: potrebbe essere proprio il piano d'area ad aiutare a superare alcune norme stringenti di salvaguardia, affidando all'Ente Parco le necessarie valutazioni a cui dovrebbero essere assoggettati gli interventi e i progetti previsti nelle aree a tutela ambientali. E poi, "il Gran Sasso dovrebbe vivere di un turismo pluristagionale - ha ribadito Perilli - attraendo visitatori e sportivi tutto l'anno, non solo in inverno; per questo, bisogna sistemare e valorizzare una moderna e articolata reti di escursioni per escursioni giornaliere e trekking di lunga durata, promuovere l'arrampicata sportiva, individuare itinerari da percorrere a piedi, in mountain bike, free ride, a cavallo, bisognerebbe sistemare i rifugi del Cai e i tanti piccoli rifugi pastorali oggi, per lo più, in stato di degrado, prevedendo, inoltre, estesi interventi di rinaturalizzazione che potrebbero creare anche posti di lavoro".
Filt Cgil: "Suonano sinistri rintocchi"
"Stagione invernale compromessa, lavori seggiovia Fontari in ritardo e naturalmente, e prevedibilmente, impediti dal normale inverno aquilano, albergo chiuso, funivia in esercizio grazie allo spirito di sacrificio di alcuni lavoratori addetti al servizio che si sobbarcano lavoro ordinario e presidio notturno, rischio elevato di dover restituire ai pochi affezionati quanto già incassato in prevendita, tredicesime e stipendi non pagati e posizioni contributive del personale di dubbia conformità, un’intera economia legata alla montagna in ginocchio. Questa la drammatica condizione che ci restituisce la fallimentare e forse illegittima gestione commissariale del Centro Turistico del Gran Sasso, impegnata più in atti formali ed esternazioni pubbliche, piuttosto che a garantire una minima possibilità di sopravvivenza all’azienda ai suoi dipendenti ed alla economia del territorio".
Così la Filt Cgil, in una nota durissima. "Nel frattempo - sottolinea amaro il sindacato - chi dell’azienda ne è proprietario è impegnato in brindisi festosi che mal si conciliano con lo spirito di chi da Assergi li osserva. Un totale distacco, una presa di distanza, un continuo giustificare la condizione di difficoltà dei dipendenti mettendoli a confronto con chi sta peggio. Questo non è ciò ci si aspetta dal governo della partecipata e della città. I lavoratori sono sfiduciati e confusi. Non si aspettano doni, si aspettano che gli venga restituita dignità, la stessa di tutti coloro che quotidianamente svolgono il loro dovere, che lavorino per l’ente o per le altre partecipate. Oggi questa condizione non esiste, loro continuano a pagare colpe non loro. Nel frattempo mentre l’azienda e l’economia della montagna muoiono ed i lavoratori affrontano un altro triste fine anno, in altre stanze della stessa amministrazione si brinda. Prosit…".