"Spero che Bertolaso spieghi agli aquilani di quando lui, Berlusconi e Chiodi volevano uccidere L'Aquila".
Ad affermarlo è Massimo Cialente, che, sul proprio profilo Facebook, commenta la notizia dell'arrivo dell'ex capo della Protezione civile all'Aquila per chiudere la campagna elettorale del centrodestra.
E' una storia che Cialente, in questi anni, ha raccontato più volte.
Secondo l'ex primo cittadino, il 4 maggio 2009, dunque a un mese dal terremoto, l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso, all'epoca numero 1 della Pc e commissario per l'emergenza terremoto, firmarono un'ordinanza con la quale uffici statali e regionali, dall'università ai reparti specialistici ospedalieri, venivano trasferiti in altre città abruzzesi. L'opcm, secondo Cialente, stabiliva anche "il trasferimento dei dipendenti in base prioritaria al danno riportato dalle abitazioni".
Quell'ordinanza, afferma sempre Cialente, ebbe il parere favorevole anche dell'allora presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. "Sarebbe stata la morte della città, che si sarebbe ritrovata con solo la sede comunale e qualche scuola e circa 20 mila abitanti".
Cialente racconta di ore difficili, di telefonate furibonde con Gianni Letta (all'epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio) e di una riunione infuocata in cui volarono parole grosse e anche qualche sedia.
Alla fine, proprio grazie alla mediazione di Letta, l'ordinanza venne annullata ma, scrive Cialente, "quello fu forse il giorno più difficile della mia vita. Sul sito della Protezione civile c'è il numero dell'ordinanza ma non il testo. Lo hanno segretato".
L'ordinanza di annullamento a cui fa riferimento Cialente è la 3763 del 6 maggio 2009 (si può scaricare qui), dove all'articolo 12 si legge: "L'ordinanza del presidente del Consiglio del 4 maggio 2009 n. 3762 è abrogata". Sarebbe proprio quest'ultima l'ordinanza fantasma "svuota L'Aquila" di cui parla Cialente, che attacca: "Spero che domani qualcuno degli aquilani del centrodestra chieda a Bertolaso di parlare e spiegare quella vergogna. Non facciamoci imbrogliare ancora".
E' la prima volta che Bertolaso torna all'Aquila dal 2012, quando venne ascoltato come teste nel processo alla Commissione Grandi Rischi, poi conclusosi in Cassazione con l'assoluzione di tutti gli imputati a eccezione di Bernardo De Bernardinis, ex braccio destro di Bertolaso.
Nel 2010, Bertolaso finì anche nell'inchiesta sulla "cricca" e gli appalti truccati per il G8 della Maddalena (poi spostato all'Aquila) ma lo scorso 8 febbraio è stato assolto perché il fatto non sussiste (ma l'ex presidente del Consigli nazionale delle Opere pubbliche Angelo Balducci e l'imprenditore Fabio Anemone, gli altri due imputati "eccellenti" del processo, sono stati condannati)
L'ex numero uno del dipartimento di Protezione civile, due anni fa, venne assolto anche in un altro processo, il cosiddetto Grandi Rischi Bis, dove era accusato di omidicio colposo e lesioni colpose plurime. Bertolaso era stato accusato di essere stato l'ispiratore della famosa riunione dell'ex Commissione Grandi Rischi che si riunì a L'Aquila il 31 marzo 2009 con l'obiettivo di rassicurare gli aquilani sull'ipotesi di una forte scossa.
Durante il processo Bertolaso non si presentò mai in aula, nonostante le ripetute richieste dei familiari delle vittime. La sentenza di assoluzione arrivò pochi giorni prima della prescrizione.
Gianni Chiodi: "Cialente mente sapendo di mentire"
"Cialente, come spesso gli capita, mente sapendo di mentire".
Replica così Gianni Chiodi, all'epoca del terremoto presidente della Giunta regionale, all'affondo dell'ex primo cittadino dell'Aquila. "Nessuno meglio di lui può sapere che il tentativo maldestro al quale fa riferimento fu stroncato nella notte proprio dal sottoscritto e da Gianni Letta, ai quali Cialente si rivolse, sempre nottetempo, segnalando ciò che alcuni ambienti stavano tentando di fare", spiega Chiodi. "E nessuno meglio di Cialente sa che quegli ambienti erano extrapolitici e che fu proprio la politica di centrodestra, a livello nazionale e regionale, a impedire che il tentativo andasse in porto. A salvare L'Aquila non fu dunque Cialente, che del resto nulla avrebbe potuto, ma furono Gianni Chiodi e Gianni Letta, e lui lo sa benissimo".