Sarà il comune di Pizzoli ad ospitare domani, martedì 10 aprile, la prima tappa aquilana della "Carovana No Hub del Gas", l'iniziativa itinerante che dallo scorso 6 aprile sta attraversando quattro regioni (Marche, Abruzzo, Molise, Umbria) con eventi, seminari e incontri informativi sui progetti fondati sulle fonti fossili. L'iniziativa è nata sotto la spinta del coordinamento No Hub Abruzzo che riunisce in un'unica vertenza tutte le lotte nate in questi anni contro la realizzazione di gasdotti, impianti di stoccaggio, centrali di compressioni del gas, metanodotti.
Obiettivo della carovana, che in Abruzzo si snoda lungo quattro percorsi che convergeranno il 15 aprile a Sulmona, è quello di promuovere ed allargare la partecipazione alla manifestazione in programma il prossimo 21 aprile nella cittadina peligna, dove la Snam ha già ottenuto il via libera dal Governo per la costruzione della centrale di compressione a gas, l'opera a supporto del metanodotto Rete Adriatica che, nelle intenzioni, dovrebbe attraversare la dorsale appenninica tagliando per oltre 100km la Regione Abruzzo, in zona altamente sismica. .
Le tappe aquilane, sono state presentate stamane in una conferenza stampa svoltasi a Palazzo Fibbioni da Mattia Fonzi e Stefano Frezza, del coordinamento aquilano No Hub del Gas, e da Enrico Stagnini della Segreteria Regionale Legambiente Abruzzo e presidente del Circolo Legambiente Abruzzo Beni Culturali. Il percorso aquilano toccherà tutti i territori del comune e del compresnorio direttamente interessati dal tracciato del gasdotto in progetto, nei quali da tempo comitati, attivisti, amministrazioni locali e di beni separati, stanno portando avanti una battaglia per contrastare le mire della società leader del trasporto gas in Italia.
A precedere l'avvio del percorso aquilano, è stata l'assemblea che lo scorso 7 aprile a Montereale ha visto la prtecipazione di attivisti, cittadini e amministrazione comunale che sarà presente anche alla manifestazione di Sulmona. La prima tappa, come detto, sarà Pizzoli, dove domani 10 aprile alle 17.30 presso il centro culturale "Leone e Natalia Ginzuburg" si terrà un incontro informativo. Si proseguirà l'11 aprile, alle 17, all'Aquila, con un'assemblea pubblica a Palazzo Fibbioni, preceduta da una passeggiata che coinvolgerà 12 studentesse e studenti aquilani della rete Uds-Udu. La carovana quindi raggiungerà il 12 aprile alle 18 (sala Aurora) San Demetrio ne' Vestini, uno dei territori maggiormente interessati dall'attraversamento del metanodotto in progetto, mentre il 13 aprile, alle 17.30 la carovana concluderà il percorso aquilano presso l'aula consiliare di Navelli.
"Lo scopo è contrastare il tentativo di fare dell'Abruzzo e dell'Adriatico un distretto minerario nell'ambito dell'assurdo progetto di trasformare l'Italia in un 'Hub del Gas' europeo, una piattaforma logistica per trasportare ed esportare gas in nord Europa", ha spiegato Mattia Fonzi, che ha ricordato come in Abruzzo oltre al metanodotto e alla centrale di compressione gas, sono decine i progetti fondati sulle fossili. Dal progetto di estrazione che interessa il lago di Bomba, al gasdotto Larino - Chieti, fino all'impianto di stoccaggio di Cupello, uno dei più grandi d'Europa, dove la carovana ha fatto tappa lo scorso 6 aprile. "Siamo di fronte alla volontà di assoggettare gran parte del territorio regionale a grandi servitù di passaggio, con rischi non solo per l'ambiente e per la sicurezza dei cittadini che vivono in zone altamente sismiche - ha sottolineato Fonzi - ma con ripercussioni di natura economica per le aree interne che basano sopravvivenza sul turismo e su uno sviluppo sostenibile".
Tornando nel contesto aquilano, dove la Snam vorrebbe realizzare il metanodotto nonostante l'opposizione di cittadini ed istituzioni, il rischio sismico è solo una delle tante criticità del progetto. Non strategicità, contraddittorietà e illogicità dell'iter legato alla realizzazione dell'opera - la Snam anzichè chiedere la Via sull'opera complessiva ha suddiviso il tracciato in lotti richiedendo singole autorizzazioni - e rischi ambientali sono tutti fattori che "avrebbero dovuto spingere il governo a una maggiore cautela e maggiore considerazione considerazione dell'opposizione di migliaia di cittadini", ha affermato Enrico Stagnini, delle segreteria di Legambiente Abruzzo che, insieme al WWF sta preparando un ricorso al Tar che verrà depositato a metà maggio.
"Le infrastrutture che intendono realizzare - ha spiegato Stagnini - risultano incompatibili con l'evoluzione dei consumi di metano. L'attuale dotazione è già fortemente in eccesso. Nel 2014 i gasdotti e gli impianti di rigassificazione europei sono stati utilizzati rispettivamente solo per il 58% e per il 32% della loro capacità, e le stime sulla domanda, nel frattempo, sono state sovradimensionate. Si consideri che i consumi di gas al 2015 - stimati nel 2003 - erano del 50% più elevati di quelli realmente registrati. E guardando avanti la sproporzione tra domanda e capacità di importazione salirà ulteriormente. Secondo lo scenario della Unione europea nel 2030 le importazioni le importazioni saranno di 328 miliardi di m3/anno a fronte di una capacità d'ingresso che già ora è pari a 600 miliardi m3/anno. In altre parole, se verranno realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1000 miliardi m3/aano, un livello tre volte maggiore della domanda prevista. Si aggiunga che i consumi sono destinati a diminuire anche in virtù della diffusione di energie rinnovabili, che riducono ulteriormente la richiesta".
Alla pericolosità legata al rischio sismico e al venir meno, alla luce dei dati sulla domanda, della pubblica utilità dell'opera, si aggiungono i danni ambientali per le aree protette nazionali e regionali interessate dal tragitto del metanodotto in progetto " siti Natura 2000 - ha aggiunto Stagnini - e aree di tutela di numerose specie faunistiche prioritarie, come l'orso bruno marsicano, il lupo e il camoscio".
Ultimo ma non ultimo c'è poi l'aspetto politico , dal momento che relativamente alla centrale di compressione gas di Sulmona, "il decreto autorizzativo è stato approvato da un esecutivo che, a seguito delle dimissioni rassegnate il 24 marzo scorso, è in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, e cioè, come più volte sottolineato dalla Corte costituzionale, per l'adozione di atti che siano 'indifferibili e urgenti' e, quindi, estranei all'esercizio dell'indirizzo politico" l'affondo di Stefano Frezza. "Un progetto di così ampia portata e sul quale le istituzioni regionali si sono chiaramente espresse contrarie, è un atto politico e non certo questione ordinaria".
"Questa che portiamo avanti - ha conluso Frezza - non è una battaglia di bandiera. Non ci sono sigle, è una lotta che riguarda non solo noi abruzzesi ma tutto il territorio nazionale che deve scegliere se puntare su forme virtuose di sviluppo economico o su progetti scellerati che hanno come unico obiettivo il profitto a scapito della sicurezza dei cittadini e della tutela ambientale".