Giovedì, 07 Giugno 2018 13:39

Ordinanza sugli ortofrutta, Romano: "Ecco i 14 verbali ispettivi agli esercenti"

di  Nello Avellani e Roberto Ciuffini

Nei giorni scorsi, abbiamo dato notizia che alcuni bar, pub e ristoranti hanno ricevuto una visita dei vigili urbani che hanno informato i proprietari del rischio di sanzioni in caso di somministrazione ai tavoli all’aperto di cibi e bevande [qui]. Abbiamo spiegato come il motivo fosse riconducibile ad una interpretazione particolarmente restrittiva dell’ordinanza sindacale, risalente al marzo scorso, che ha vietato l’esposizione di frutta e verdura sui marciapiedi e su tutte le porzioni di suolo, anche privato, aperte al pubblico passaggio [qui]. D’altra parte, l’atto fa esplicito riferimento alla legge numero 283 del 30 aprile 1962 'in tema di igiene della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande', il cui Regolamento di esecuzione (il Dpr 26 marzo 1987, numero 327, all'articolo 31 e seguenti) chiarisce i requisiti degli esercizi di vendita e di somministrazione di sostanze alimentari e bevande. Inoltre, per il rilascio delle porzioni di suolo pubblico, si fa riferimento all'articolo 22 della legge 2248 del 1865 (per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia), emanata dal primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia [qui, è possibile leggere l'ordinanza].

La notizia, confermata inizialmente dall’assessore al commercio Alessandro Piccinini, è stata smentita seccamente dal sindaco Pierluigi Biondi che ha parlato di "pressappochismo e disinformazione", aggiungendo che trattasi di una "non-notizia" e calcando ancora la mano: "questa città di tutto ha bisogno meno che di un 'sentito dire' che non corrisponde in alcun modo alla realtà". Eppure, alcuni commercianti avevano confermato di aver ricevuto una visita dei vigili; uno di loro, che ha preferito restare anomino, ha raccontato: “Sono venuti i vigili e un ispettore della Asl e hanno ispezionato il locale. Non mi hanno fatto multe né diffide, mi hanno rilasciato soltanto un verbale di servizio, avvisandomi, però, del rischio sanzioni che avrei corso, per via della famosa ordinanza sull’esposizione di frutta e verdura sui marciapiedi, se avessi iniziato a somministrare cibo e bevande all’esterno”. Dunque, dopo essere stati messi sul chi va là dai vigili, alcuni proprietari hanno deciso, nel dubbio, di non tirare fuori sedie, tavolini e gazebo, in attesa di ricevere dall’amministrazione comunicazioni chiare ed inequivocabili.

Ebbene, il capogruppo del Passo Possibile in Consiglio comunale, Paolo Romano, “nel tentativo di gettare una luce sulla vicenda” - spiega a newstown - ha fatto un accesso agli atti della Municipale: “ho potuto constatare – conferma ai nostri microfoni – che nei giorni scorsi sono stati emessi veramente verbali di ispezione ai sensi dell’ordinanza sindacale 124, ma mi preme chiarire che non ci si è limitati ai controlli degli esercizi in centro storico, ma che è stato ricompreso tutto il territorio aquilano”.

In effetti, i ‘verbali di ispezione ai sensi dell’ordinanza sindacale n. 124 del 28 marzo’ sono 14, datati dal 26 aprile scorso al 5 giugno, di cui 5 con notizie di reato; si tratta dei provvedimenti n. 70, 71, 72, 73, 75, 76, 86, 87, 97, 98, 99, 104, 105 e 106, che non possiamo divulgare per evidenti motivi; provvedimenti ispettivi che, lo ribadiamo, richiamano l’ordinanza sindacale contestata e i rischi che possono derivarne in caso di infrazione. C’è la conferma documentale, in altre parole, consegnata dal Comando al consigliere Paolo Romano, che, in effetti, i vigili hanno fatto ispezioni in alcuni bar, pub e ristoranti informando i proprietari del rischio di multa in caso di somministrazione ai tavoli all’aperto di cibi e bevande.

“Dunque, il Sindaco ha mentito – l’affondo di Paolo Romano - costringendo a fare altrettanto anche ben due assessori, quello al Commercio, Alessandro Piccinini, e quello alla Polizia Municipale, Carla Mannetti, gettando colpevolmente discredito su alcuni organi di stampa e, di fatto, sottoponendo la città ad un rodeo di sospetti e paure”. Qualche giorno fa, Romano – con una lettera aperta – aveva “pregato” il sindaco Biondi di fare chiarezza sulla discussa ordinanza. “Facendo appello al suo ruolo di guida e di educatore, anche morale, della città che lo ha eletto, speravo si potesse fare luce sulla vicenda e disinnescare così le conseguenze di un dispositivo amministrativo che rischiava di inasprire la frammentazione sociale già in atto a L’Aquila. Purtroppo il mio appello alla ragionevolezza è caduto nel vuoto, così come la maggior parte delle interlocuzioni propositive che abbia intentato con questa amministrazione”.

Ci chiediamo: al momento di diffondere il comunicato stampa con cui ha inteso negare la notizia, il sindaco Biondi era a conoscenza dei suddetti verbali di ispezione? Delle due, l’una: non ne era a conoscenza, ed è preoccupante, significa che il primo cittadino non ha il controllo della macchina amministrativa, oppure sì, sapeva ciò che stava accadendo – d’altra parte, l’assessore Piccinini aveva chiarito a newstown di esserne stato informato da una funzionaria del suo settore – ed è, quindi, ancor più grave che abbia smentito.

Ma non finisce qui.

A leggerla con attenzione, la discussa ordinanza è un obbrobrio amministrativo. Innanzitutto, è anomalo che rechi in calce le firme del primo cittadino, del dirigente e dell’assessore delegato al commercio; in effetti, l’ordinanza può essere sindacale, e dunque a firmarla è il sindaco o, in sua assenza, il vice sindaco, mai un assessore comunale, oppure dirigenziale, sottoscritta dal dirigente delegato in materia. Non solo. “L’ordinanza è stata dichiarata effettiva, in conferenza stampa, il 20 marzo scorso”, ricostruisce Paolo Romano: “l’intento era quello di ripristinare nel brevissimo termine le azioni a salvaguardia dell’igiene e della salubrità dei prodotti alimentari esposti all’aperto. La data riportata sul dispositivo, però, è quella del 28 marzo, giorno in cui il sindaco, che risulta averla firmata insieme all’assessore Alessandro Piccinini e al dirigente Domenico de Nardis, si trovava in missione in Russia. Non credendo nel potere di ubiquità del primo cittadino, ci chiediamo come possa averla firmata da uno Stato estero, mettendo a rischio di nullità l’intero atto amministrativo e gli atti consequenziali”.

In effetti, Biondi è tornato dall’ancora misteriosa missione a Mosca il 29 marzo, il giorno dopo: è chiaro che ha firmato il provvedimento prima di partire, tuttavia l’atto è datato e protocollato 28 marzo e, dunque, considerato che in un atto amministrativo la forma è sostanza, c’è da chiedersi se si corra davvero il rischio possa essere impugnato. “Inoltre - aggiunge Romano - a costante memento del pressappochismo amministrativo e politico di questa amministrazione, la suddetta ordinanza, benché abbia implicito il carattere di urgenza, è stata pubblicata sull’albo pretorio comunale soltanto in data 17 aprile; dall’annunciata emissione e sua effettività, dunque risulta, essere passato più di un mese”. Ed infatti, i primi verbali portano la data del 26 aprile.

“La Polizia Municipale, avendo ricevuto precisa competenza di vigilanza dall’atto stesso, ha doverosamente iniziato i controlli dovuti attraverso una prima fase meramente informativa sulle sanzioni previste in caso di inottemperanza - precisa Romano - visitando non solo gli esercizi di vendita frutta e verdura, ma anche tutti quelli che somministrano all’esterno, avendo dato un’interpretazione autentica all’atto e non particolare come chi l’aveva congeniata avrebbe voluto”.

In effetti, il nodo è proprio questo: l’ordinanza sindacale intendeva colpire alcune attività d’ortofrutta gestite da cittadini stranieri, non certo dare luogo ai controlli nelle attività commerciali che somministrano bevande e cibi all’aperto; per giustificarla, però, si è fatto riferimento a norme che hanno ‘costretto’, di fatto, i vigili urbani a procedere con le verifiche, controllando gli esercenti, senza distinzioni. E d’altra parte, lo stesso Corpo, in una nota, ha inteso chiarire che “la Polizia Municipale è un organo tecnico, non politico dell’apparato comunale, che ha la propria specificità indipendentemente dall’orientamento politico”: a dire che i vigili sono tenuti a far rispettare le norme, non ad interpretarle.

A questo punto, è evidente si debba fare chiarezza modificando, se è il caso, l’ordinanza, o ritirandola in autotutela: con l'estate alle porte, è importante dare una parola di chiarezza, e verità, ai commercianti della città, anche a coloro che sono titolari di convenzioni pluriennali e che in queste settimane, temendo un'eventuale multa, hanno deciso di non esporre i tavoli all’aperto. D’altro canto, c’è da dare risposte chiare, e celeri, anche agli esercenti non titolari di convenzioni che hanno chiesto le autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico, alcuni addirittura in marzo. Come svelato da newstown, una situazione particolare riguarda i proprietari dei locali su via Garibaldi e piazza Chiarino, il cuore di quel poco di vita notturna che è tornata in centro storico. Sembra, infatti, che la possibilità di sistemare all'esterno tavoli e gazebo sia vincolata alla pedonalizzazione notturna dell'area. Ma, anche in questo caso, le lungaggini burocratiche e i rimpalli decisionali tra i vari uffici stanno tenendo tutto fermo da settimane e una decisione non è ancora stata presa.

Ultima modifica il Giovedì, 07 Giugno 2018 21:37

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