Mercoledì, 04 Luglio 2018 16:54

L'Aquila, scontro Anpi-maggioranza: "Rispettare i valori antifascisti"

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Lunedì scorso, il consiglio comunale dell'Aquila ha bocciato la mozione presentata dal capogruppo di Articolo 1 Giustino Masciocco che invitava il sindaco ed il Consiglio comunale a prendere "una netta presa di distanza da qualsiasi simbologia che rinneghi le radici antifasciste della città dell'Aquila" e a "riconoscersi nei valori democratici e fondanti della nostra Costituzione, violati dalla superficialità, inaccettabile, con cui sono stati utilizzati simboli incostituzionali per argomenti di pubblico interesse".

L'ordine del giorno è stato proposto in riferimento alla vicenda sollevata dal quotidiano Il Centro, riguardante la chat WhatsApp dei capigruppo della maggioranza in Comune contrassegnata con una foto richiamante la simbologia fascista, la bandiera della Repubblica Sociale Italiana, usata come immagine profilo.

In quell'occasione il sindaco Biondi, che già aveva disertato le celebrazioni del 25 aprile, scelse il silenzio, ignorando l'ampia risonanza mediatica che ebbe la vicenda e le reazioni indignate da parte di molti esponenti dell'opposizione e dell'Anpi dell'Aquila che, sottolineando come la chat fosse un "gruppo dove i vertici della coalizione -compreso il primo cittadino n.d.r.- che governa la città discutono le scelte politiche da attuare" chiesero un "doveroso un atto pubblico di scuse verso la città e soprattutto verso i parenti dei nostri 86 concittadini morti qui a L’Aquila sotto la Repubblica di Saló da parte di tutti i membri di quel gruppo".

Proprio la sezione aquilana dell'Associazione Nazionale Partigiani in una nota apparsa su Facebook all'indomani della bocciatura dell'odg a firma di Giustino Masciocco, sottolinea come l'aver definito la mozione "propagandistica e claudicante" denoti la volontà di "irridere i valori vitali del nostro paese come la libertà, la pace, l’antifascismo e i diritti democratici conquistati dalla Resistenza". Ciò, evidenzia l'Anpi, "è quanto di più meschino si possa fare, soprattutto se a farlo sono persone che ricoprono un ruolo istituzionale".

A scatenare la reazione non solo l'attegiamento avuto in Consiglio comunale da alcuni esponenti della maggioranza, descritto dall'Anpi "di una gravità estrema", ma anche le parole pronunciate in sede di Consiglio dal sindaco Biondi. Il primo cittadino, nel discorso che motivava il suo voto contrario, ha rispolverato un vecchio cavallo di battaglia: la teoria secondo cui essere "anti", e quindi antifascisti, sia cosa storicamente superata e quindi inutile. Un'argomentazione già ampiamente illustrata dal primo cittadino in occasione dell'intervento contrario alla mozione presentata lo scorso febbraio dalla consigliera di Coalizione Socale Carla Cimoroni che sostanzialmente chiedeva di negare la concessione di spazi pubblici ad associazioni di netta marca fascista e razzista. Ordine del giorno, anche quest'ultimo, bocciato dall'assise civica.

Questa volta però Biondi si è spinto anche oltre, con intepretazioni che a molti sono sembrate revisionistiche del periodo storico noto come "anni di piombo". "Il concetto di antifascismo militante -ha affermato Biondi in Consiglio comunale- è stato recuperato negli anni settanta. Più ci si allontanava dal fenomeno e più si sentiva la necessità di applicare in maniera militare l'antifascismo. L'antifascismo, così, da legittima prassi esercitata in Italia da tutta una serie di pensatori scrittori e filosofi, è diventata un'ideologia che ha causato nella sua applicazione militare lutti" definendo quindi il terrorismo nero degli anni di piombo uno "spontaneismo armato che era una forma di vitalismo deteriore e di cattiva intepretazione del superomismo nietzschiano" diverso dalla "strategia precisa di antifascismo militante che sosteneva che uccidere un fascista non fosse reato".

"Una banalità dire che la radici dell'Aquila sono antifasciste, le radici dell'Aquila sono sveve, angioine e fasciste. Le radici di una comunità si trovano nella pacificazione e negli obiettivi che quella comunità si trova davanti non indietro" ha concluso Biondi, evidentemente dimenticando che essere antifascisti non vuol dire essere contro un periodo storico. L'antifascismo è il fattore costitutivo dell'identità democratica del nostro paese, un principio cardine a tutela delle libertà fondamentali, per il rispetto per gli altri, per le altre culture e le altre etnie, contro ogni forma di oppressione e violenza.

Come sottolineato dall'Anpi dell'Aquila, "è assurdo confondere le idee mischiando le origini angioine della città con il ventennio mussoliniano: con l’epoca normanna eravamo una delle più ricche città del centro sud d’Italia. Quando invece L’Aquila è stata fascista, l’Italia era serva dei nazisti, pativa la fame e mandava i ragazzi a morire sul fronte. Bel modo di paragonare i periodi storici della nostra città. Il 25 aprile non è una data di parte. Ma è il giorno in cui nasce l’Italia libera dall’oppressione, dalla fame e dalla guerra in cui i nazi-fascisti l’avevano precipitata. E dunque va onorata e rispettata da tutti.Soprattutto dal primo cittadino che, al di là delle idee personali, in virtù della fedeltà al patto costituzionale derivante dal ruolo istituzionale, è obbligato a dichiararsi antifascista".

"Chi non lo fa è indegno di rappresentare le istituzioni -prosegue l'Anpi- Mai nel nostro paese, nemmeno da parte dell’MSI, si era arrivati a tanta ignoranza e volgarità. Quando in Italia e nel mondo sono nati i germi delle dittature, si è iniziato proprio così: con l’insofferenza verso la libertà, il disprezzo verso le persone deboli, le discriminazioni, il razzismo, l’odio verso i diversi. E queste posizioni aberranti – che nella loro ipocrisia si dimostrano ostili verso i più poveri e non certo verso i ricchi e i potenti – si sono poi affermati grazie alla sottovalutazione, alla tolleranza e all’indifferenza della “maggioranza silenziosa” delle persone".

"Per questo bisogna reagire, sempre e comunque. Chiediamo perciò anche a chi da democratico, moderato e liberale sta nel centro-destra di distinguersi, di non essere complice, di esprimere la propria dignitosa critica e di farlo ora. Ora -conlude la nota- prima che sia troppo tardi".

Ultima modifica il Giovedì, 05 Luglio 2018 03:31

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