Mercoledì, 18 Luglio 2018 18:52

Ricostruzione scuole, studenti del Cotugno saranno ancora divisi in diverse sedi e non è stato ancora individuato un luogo dove realizzare il nuovo istituto non c'è pianificazione, e vale anche per le scuole medie

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Si è svolto ieri, in Provincia, un tavolo di lavoro tra l’amministrazione e i dirigenti scolatici degli istituti superiori dell’Aquila; all’incontro sono intervenuti anche i dirigenti dell’ufficio scolastico provinciale e regionale.

Il presidente Angelo Caruso, col consigliere delegato all’edilizia scolastica Vincenzo Calvisi, ha approfondito i procedimenti in corso e pianificati per la messa in sicurezza delle scuole, in relazione alle criticità aperte.

Ebbene, è stato illustrato il progetto d’abbattimento e ricostruzione in loco dell’istituto Ipsiasar, che entro l’anno verrà appaltato – così è stato assicurato - a valere su risorse stanziate pari a 7.6 milioni di euro; l’altro appalto di ricostruzione da avviare nel corso del 2018 riguarda l’edificio ex-Itas, in viale Duca degli Abruzzi, con un investimento pari a 7.4 milioni di euro. Sono stati delineati, inoltre, gli interventi d’adeguamento antincendio e manutentivo sugli edifici “D’Aosta”, “Colecchi” e “Bafile” per complessivi 2 milioni di euro.

Il nodo più spinoso, tuttavia, resta il Convitto “Cotugno” di via Da Vinci.

Alla luce della recente sentenza del Tar, per l’anno scolastico 2018/2019 si provvederà ad allocare una parte degli studenti nel polo scolastico di Colle Sapone, come avvenuto l’anno appena concluso, e una parte nei musp che il Comune dell’Aquila potrà mettere a disposizione. Sull’edificio di Pettino saranno avviati a breve i lavori sui corpi F e G, ed a seguire sui corpi A, C, D E, con l’obiettivo di riportare la sede alla piena agibilità. Sui tempi, tuttavia, nessuno è disposto a sbilanciarsi: a quanto si è potuto apprendere, i lavori dovrebbero durare almeno 12 mesi e, dunque, si spera di poter avviare subito dopo l’estate gli interventi sui corpi F e G così da procedere col resto della struttura da gennaio 2019; una vera e propria corsa contro il tempo per permettere agli studenti di rientrare nelle aule di via Da Vinci con l’inizio dell’anno scolastico 2019/2020: è chiaro che non sarà affatto semplice.

Intanto, entro il mese di settembre, al più tardi ad ottobre, dovrebbe essere individuata l’area dove costruire il ‘nuovo’ “Cotugno”, con i 13 milioni di euro già stanziati; l’obiettivo della Provincia è di far partire l’appalto per la progettazione entro la fine dell’anno.

Qui sta il nodo, però: la pianificazione urbanistica spetta all’amministrazione comunale che, ad un anno dall’insediamento, non ha sciolto ancora i nodi.

Sul tavolo, le proposte sono le stesse da mesi: Villa Gioia, ma la Provincia avrebbe più o meno un ettaro di terreno a disposizione, con l’abbattimento dell’ex istituto d’arte ‘Muzi’, e ce ne vorrebbero almeno 4; si era pensato di poter entrare nella disponibilità di altri lotti ma il centrodestra al governo della città parrebbe avere altri piani per la zona; Collemaggio, soluzione che non dispiace affatto agli studenti ma, di nuovo, l’amministrazione non ha ancora chiarito cosa intenda fare dell’area che, di fatto, è di proprietà della Asl; chiuso in un cassetto il progetto del Parco della Luna, si era ipotizzato di ricostruire nel parco dell’ex ospedale psichiatrico la sede unica comunale, intesa come struttura adibita ad ospitare gli uffici di servizio al pubblico: tuttavia, il tempo scorre inesorabile, i 35 milioni disponibili da anni restano congelati, e siamo lontani dalla definizione di una vocazione per un’area di assoluto pregio.

Una situazione di stallo che si ripercuote sulla mancata ricostruzione delle scuole: non è chiaro dove verrà localizzata la nuova sede del “Cotugno”, e così non è chiaro dove saranno ricostruite le scuole medie inferiori, di competenza comunale non soltanto per ciò che attiene alla pianificazione territoriale: si pensi soltanto che a 12 mesi dalle elezioni, vinte dal centrodestra anche con la promessa di assicurare edifici sicuri alle studentesse e agli studenti aquilani sin dal settembre 2017, non abbiamo ancora l’indice di vulnerabilità sismica di metà delle strutture.

Ci chiediamo: dovesse malauguratamente accadere che uno degli edifici presenti indici tali da costringere l’amministrazione a chiuderlo, dove verrebbero ospitati i ragazzi se è vero che alcuni musp dovranno essere liberati per ospitare alcune delle classi del “Cotugno”?

Un problema che si intreccia all’altro. Ci sarebbe un’altra soluzione, prospettata, in realtà, sin dal 2012, e cioè la realizzazione di un campus per le scuole medie inferiori alla Caserma Rossi che, stando all’allora sindaco Massimo Cialente, avrebbe potuto ospitare anche il Convitto “Cotugno” ed il Conservatorio. Per legge, la Caserma dovrebbe essere ceduta al Comune dell’Aquila e, d’altra parte, all’epoca del governo tecnico guidato da Mario Monti, il Consiglio dei Ministri, su proposta di sette dicasteri, decise di destinare l’area proprio alla realizzazione di un campus.

Che cosa è accaduto poi? Venne sottoscritto un accordo tra Comune e Provincia dell’Aquila ma la situazione finì per incancrenirsi: “l’Agenzia del Demanio, che dovrebbe cedere all’Ente anche la Caserma De Amicis - ha spiegato stamane con una nota su facebook l’ex sindaco Cialente - fece resistenza chiedendo, in cambio della prevista cessione gratuita dell’area, di poter realizzare 30mila metri quadrati d’uffici pubblici. La mia risposta fu che, prima di costruire ulteriori cubature per oltre 35 milioni di euro, venissero riconsiderati gli uffici recuperati in centro storico, tanti e di proprietà pubblica, che hanno bisogno di trovare una nuova destinazione. A quel punto - ha aggiunto Cialente - il Ministero della Difesa pose un veto, spiegando che alla Caserma Rossi aveva ancora l’officina mezzi e chiedendoci 15 milioni per trasferirla alla Campomizzi: risposi che con 15 milioni di euro si sarebbe potuto realizzare la fabbrica della ‘Ferrari’, aggiungendo che i soldi, una cifra molto più bassa, si sarebbero trovati e che, intanto, una parte dell’area poteva già essere trasferita al Comune”.

Sta di fatto che si è arrivati a giugno 2017, e al cambio d’amministrazione con la vittoria di Pierluigi Biondi. E sei mesi dopo, in dicembre, a Palazzo Fibbioni è stato firmato un protocollo d’intesa tra Comune, Regione, Ministero della Difesa ed Agenzia del Demanio: in sostanza, il provvedimento era finalizzato all’avvio di iniziative di razionalizzazione, valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico nell’ambito del quadro strategico di ricostruzione e riassetto della città. Sembrava il punto di svolta: il direttore del Demanio Roberto Reggi, già sindaco di Piacenza - suo assessore al bilancio era Paola De Micheli – e renziano della prima ora, sottolineò come “dal sindaco Pierluigi Biondi” fosse arrivato “un impulso determinante per sbloccare una vicenda che si trascinava da tempo, senza trovare soluzione”.

Ma cosa prevede il protocollo d’intesa sottoscritto a dicembre scorso? Col tempo, la Caserma Campomizzi tornerà completamente agli scopi militari, con l'efficientamento delle attività in modo più funzionale. Verranno rilasciate alla città, contestualmente, la caserma De Amicis e la caserma Rossi: la prima ospiterà l'Archivio di Stato, il Segretariato generale, e un nucleo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Allo scopo, il Cipe ha già deliberato e stanziato 30 milioni di euro. La Caserma Rossi, invece, per il 70% sarà destinata all'amministrazione comunale per ampliare il polo scolastico, "con l'impegno di decidere in tempi brevi sugli spazi restanti. Questi gli impegni assunti.

Sta di fatto che a sette mesi dall’accordo non si sono fatti passi in avanti, e le Caserme non sono ancora entrate nella disponibilità del Comune dell’Aquila. “A che punto siamo?”, si è domandato provocatoriamente ialente? “Possibile che non riusciamo ad ottenere ciò che ci spetta per legge? Può essere che il Sindaco e la Provincia non si facciano sentire presso il Ministero della Difesa? Il direttore dell’Agenzia del Demanio dichiarò che, finalmente, aveva a che fare con un sindaco collaborativo: e certo, io mi sono battuto, Biondi si è prostrato”, l’affondo. “Per realizzare nuove scuole sicure ci vorrà qualche anno: se non partiamo subito, per quanto tempo ancora terremo i ragazzi nei musp?”.

E’ questo il nodo che, a dire il vero, neanche la passata amministrazione ha saputo sciogliere, se è vero che i soldi per la ricostruzione delle scuole, medie inferiori e superiori, oltre 40 milioni di euro, sono in cassa dal 2013. E’ ancora in piedi l’ipotesi del campus? E se sì, quanto tempo ci vorrà affinché l’area diventi patrimonio del Comune? Stando alla Provincia, l’ipotesi di realizzare il ‘nuovo’ Cotugno laddove insisteva la Caserma Rossi è percorribile, a patto, però, che la vicenda si risolva in fretta: si corre il rischio di andare oltre settembre, oltre ottobre, e così slitterebbe ancora l’affidamento della progettazione coi tempi che si dilaterebbero ancora, in modo insopportabile. Bisogna decidere, e farlo in fretta: è la posizione che va ribadendo da mesi il Comitato Scuole Sicure.

E’ necessario iniziare a pianificare, scegliere almeno le aree dove realizzare le scuole medie inferiori e il Cotugno; è una sfida decisiva, per un vero rilancio della città. Non si può perdere altro tempo.

Sulle localizzazioni, il Comitato non intende entrare nel merito: certo è che il campus delle scuole medie inferiori alla Caserma Rossi non convince completamente; è plausibile immaginare di ricostruire lì alcune scuole superiori, e anche alcuni istituti medi, ma è necessario – sostiene il Comitato – mantenere le scuole di prossimità, a servizio dello sviluppo futuro della città. E torniamo al punto di partenza. La pensa diversamente l’ex sindaco dell’Aquila: “Uno degli orientamenti di fondo dovrebbe essere realizzare delle sedi scolastiche che siano veri e propri ‘civic center’, vale a dire spazi e luoghi di vita della città, non solo degli studenti per poche ore al giorno, ma vere e proprie polarità di vita per una comunità. E' la stessa filosofia che ha portato la mia amministrazione a progettare due poli scolastici completi sia a Sassa che a Paganica”, ha ribadito. “La caserma Rossi è in continuità con l'attuale polo scolastico di Colle Sapone. L'idea del Campus permetterebbe di realizzare una grande area con verde pubblico, spazi per laboratori (fotografia, cinema, sale musicali, sale per arti figurative), ricreativi, mense, piccoli impianti sportivi, a disposizione anche del resto della città, dei genitori. Pensate solo ad un grande prato verde come è quello della Basilica di Collemaggio, dove i giovani oggi vanno a giocare, studiare, prendere il sole. Tra l’altro, nella mappa della microzonazione sismica, quella è l'area più sicura della città, a ridosso del parco del Castello, a 5 minuti a piedi dai Quattro Cantoni, 10 minuti dal megaparcheggio di Collemaggio”.

Di contro, vi sarebbe un sovraccarico di traffico al mattino ed all'uscita delle scuole, “ma si potrebbe ovviare distribuendo gli orari di inizio lezioni nello spazio di 30 minuti”, replica Cialente. Altro problema sarebbe la necessaria bonifica del sito militare che potrebbe far slittare l’avvio dei lavori di altri mesi preziosi.

Questioni su cui ragionare.

Di certo, è insopportabile il silenzio sulla vicenda, la mancata programmazione: è tempo di fare delle scelte.

Ultima modifica il Giovedì, 19 Luglio 2018 18:19

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