E’ partito dai numeri, il neoeletto presidente di Ance L’Aquila Adolfo Cicchetti; è partito da dati certi, “forniti dagli uffici speciali per la ricostruzione” per evidenziare “alcuni elementi di preoccupazione” sullo stato della ricostruzione del cratere 2009. “Per la prima volta a seguito del terremoto, si registra una flessione degli occupati nell’edilizia come evidenziato, tra l’altro, anche da un recente studio della Cgil: - 20% nel biennio 2017/2018; sebbene in modo fisiologico, la ricostruzione sta segnando il passo”, le parole di Cicchetti.
Per ciò che attiene all’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, “a luglio 2018 sono 1630 le pratiche di ricostruzione privata presentate con la Scheda parametrica parte prima (Sp1): circa 750 devono essere ancora processate. Dunque, dal 2013 ad oggi ne sono state esaminate 880: di queste, l’Usra ha fatto richiesta di Scheda parametrica parte seconda (Sp1) per 750 pratiche attualmente istruite”. Insomma, restano da 'lavorare' 130 pratiche delle 880 Sp2, oltre alle 750 Sp1 rimanenti. “Se si aggiungono le circa 200 pratiche da evadere relative alla vecchia procedura, si arriva ad un totale di 1.830 pratiche ancora da esaminare”. Considerato che, stante lo stato attuale di personale, si procede ad un ritmo di 40/45 pareri al mese, si possono prevedere ancora 40/45 mesi di lavoro per concludere le istruttorie. Poco meno di 4 anni.
“C’è uno slittamento dei tempi rispetto alla previsione della Struttura tecnica di missione, così come illustrata nell’aprile 2017 in Parlamento: si era indicato il 2018 come termine ultimo per l’istruttoria delle pratiche del Comune dell’Aquila e il 2022 come data plausibile per la fine dei lavori; invece, una stima attendibile rimanda al 2022 per la chiusura delle pratiche e, dunque, al 2024/2025 per la fine della ricostruzione”.
Da L’Aquila ai comuni del cratere, la Struttura tecnica di missione presupponeva l’ultimazione delle istruttorie al 2023, con la fine dei lavori prevista per il 2025/2026: “anche qui, registriamo un ritardo - ha sottolineato Cicchetti – con le pratiche che verrebbero ultimate nel 2026 e la chiusura dei cantieri che slitterebbe al 2028”.
Anche la ricostruzione pubblica segna il passo, è un vecchio problema. E’ necessaria un’accelerazione: “ben venga l’accordo tra Comune, Provveditorato e Anac per velocizzare la ricostruzione dei plessi scolastici e universitari: abbiamo bisogno, però, dell’istituzione di una task force in seno al Provveditorato per lo snellimento delle procedure di programmazione e progettazione”.
La carenza di personale è un nodo assolutamente da sciogliere: “La dotazione organica dei vari uffici – ha chiarito il presidente di Ance L’Aquila – sta man mano diminuendo perché sono numerosi gli impiegati tecnici e amministrativi che stanno facendo concorsi presso altri enti; i vincitori hanno la disponibilità di un periodo transitorio di sei mesi per verificare la compatibilità col nuovo posto di lavoro e, quindi, di ulteriori mesi per dar seguito alla procedura di reintegro da richiedere al Formez per dar seguito allo scorrimento della graduatoria”. Di nuovo, Cicchetti parla ‘numeri’ alla mano: la dotazione iniziale prevedeva 50 impiegati all’Usra, 50 all’Usrc, 72 negli ex Utr e 128 al Comune dell’Aquila; attualmente, se ne contano 67 in meno: ne mancano 10 all’Usra, 13 all’Usrc, 16 negli ex Utr e 28 al Comune dell’Aquila. E’ chiara l’urgenza di un intervento.
Non solo.
Al 30 settembre prossimo, andrà in scadenza la Struttura tecnica di missione: “con la sospensione delle funzioni dell’ufficio, l’architettura della governance del sisma 2009 sarà decapitata”, ha avvertito Cicchetti; “soluzioni tardive, come spesso accaduto, avrebbero conseguenze su tutto il processo della ricostruzione, a partire dai trasferimenti per i pagamenti dei lavori in corso. Senza contare che anche la sottosegretaria Paola De Micheli andrà in scadenza, e non è chiaro quali figure verranno designate per la successione dell’incarico, se il governo intenda affidarsi ad un sottosegretario con specifica delega oppure no. Presto cambieranno anche i vertici degli Uffici speciali”.
Il governo s’è insediato da poco, ha tenuto a chiarire Cicchetti, ma “chiediamo certezza su coloro che dovranno essere i nostri interlocutori: il 30 settembre è domani. Coi precedenti governi, avevamo una filiera interlocutiva definita: le scelte organizzative dovranno essere dell’esecutivo, ovviamente, ma vorremmo ci fosse altrettanta chiarezza di rapporti”.
D’altra parte, c’è anche il nodo delle risorse da sciogliere: “con la legge di stabilità del 2015, il governo Renzi ha assicurato 5 miliardi di euro fino al 2020; ad oggi, risultano impiegati circa 2 miliardi: considerato che non riusciremo a spendere i 3 miliardi che restano nei tempi indicati, e per evitare che i fondi vengano congelati o, peggio, spostati altrove, è necessaria una proroga. Inoltre, è tempo di incominciare a pensare ad una nuova legge che assicuri le risorse che serviranno per il periodo successivo: stando alle stime degli uffici, altri 5 miliardi di euro per concludere la ricostruzione”.