"Il piano di ricollocamento dei lavoratori ex Intecs sta andando verso il fallimento".
A scriverlo, in una nota, sono gli ex dipendenti, licenziati dall'azienda un anno fa.
"La soluzione che sembrava vicina" affermano i lavoratori "si è arenata e il tempo per chiudere la partita sta per scadere".
La nota completa
"La strada per l'inferno è lastricata di buone intezioni". Tante buone intenzioni e tanto impegno, impressi in paginate di articoli sulle potenzialità di mirabolanti progetti e soggetti industriali, scomparsi prima di arrivare.
I bilanci si fanno con i risultati di esercizio che, nel nostro caso, sono nulli e stanno portando dritti al fallimento del piano di ricollocamento dei lavoratori ex Intecs.
Per noi ha il sapore della beffa l'imminente convegno, l'ultimo di tanti e inutilmente senza ricadute, organizzato dalla Regione Abruzzo sui "Nuovi sentieri di sviluppo", su come "ripartire dal patrimonio di competenze" e "puntare decisamente sull'innovazione".
Vogliamo quindi ricordare il nostro inferno: licenziati tutti a dicembre 2017 per incapacità della Intecs SpA, dopo aver lavorato su grandi progetti per le telecomunicazioni, dislocati in Italia e all'estero, per clienti come Ericsson, Alcatel, Pirelli, Enel, MBDA, Thales, Thales Alenia Space, Leonardo, ed altri.
Il laboratorio, dall'Italtel passando per Siemens, ha attraversato varie vicissitudini fino all'epilogo con la società Intecs la quale, entrata in possesso dello stabile, l'ha svuotato di competenze e riempito di locatari. Il distacco delle parole nei convegni alla realtà del lavoro vero, sul campo, ci pare dunque evidente, drammatico e inesorabilmente lasciato alla deriva. Il problema rimane di chi lo vive. Che si arrangi! ... sebbene da mesi esista un complesso progetto di ricollocazione dei lavoratori ex Intecs sul territorio, grazie all'accordo di alcuni grandi soggetti industriali e al coordinamento della Regione Abruzzo, nella persona di Giovanni Lolli.
La soluzione che sembrava vicina si è arenata e il tempo per chiudere la partita sta per scadere.
Da dieci mesi sosteniamo un presidio in un camper di fronte a Palazzo Silone, memento ormai ignorato da tutti, mentre le nostre sessanta famiglie continuano a vivere una condizione drammatica, di giorno in giorno peggiore, in un territorio arido di prospettive che non siano la ricostruzione edilizia, e avido di effimero.
È ora di puntare decisamente sui fatti.