Martedì, 30 Ottobre 2018 14:07

Amatrice: l'acqua del Gran Sasso è cambiata cinque giorni prima del terremoto

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Cinque giorni prima del terremoto del 24 agosto 2016, sotto al Gran Sasso - a 39 chilometri dall'epicentro - i fluidi del sottosuolo hanno iniziato a riempirsi di bolle e a variare la loro pressione.

I sismologi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) monitoravano da oltre un anno l'acqua di un tunnel vicino ai laboratori di fisica del Gran Sasso. Ebbene, mai si sarebbero aspettati un segnale così evidente. "Dal 19 agosto, la pressione ha iniziato a subire delle oscillazioni verso il basso, piccole ma numerosissime: migliaia ogni ora" ha spiegato a Repubblica Gaetano De Luca, ricercatore dell'Ingv, che pubblica oggi il suo studio su Scientific Reports con i colleghi Giuseppe Di Carlo e Marco Tallini.

Un po' come accade quando il tubo del giardino si riempie di bolle di aria, così è probabilmente avvenuto nel sottosuolo che stava diventando instabile e stava facendo risalire dei fluidi.

Le variazioni dell'acqua, sia in termini di pressione, temperatura e conducibilità elettrica che in quelli di composizione chimica, vengono studiati da anni come possibili precursori sismici. L'obiettivo, per ora lontano, è quello di usare queste anomalie come segnali di allarme. "In realtà, pensiamo - ha sottolineato De Luca - che il movimento dei fluidi provenienti dal profondo, che cercano di insinuarsi tra le crepe e le fratture del mantello terrestre per risalire verso l'alto, possano essere piuttosto la causa di innesco dei terremoti".

Sotto al Gran Sasso esiste un pozzo orizzontale lungo 190 metri scavato negli anni '80 accanto ai laboratori di fisica dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). "All'epoca si pensava di realizzare nuove sale per gli esperimenti" ha aggiunto il ricercatore; "si iniziò con delle perforazioni di sondaggio. Uno di questi tunnel, chiamato S13, incontrò una faglia profonda e iniziò a riempirsi d'acqua. Oggi si presenta come un tubo di circa 170 centimetri di diametro riempito con 3mila litri d'acqua a una pressione che normalmente si aggira sui 26-27 bar". Un bar corrisponde alla pressione dell'atmosfera al livello del mare. "Al suo ingresso abbiamo montato un rubinetto con dei sensori capaci di prendere misure venti volte al secondo. In genere, i campioni prelevati a mano dai pozzi vengono analizzati una volta ogni diversi giorni o settimane".

L'idea di studiare lo stato delle falde acquifere del Gran Sasso venne dopo il sisma dell'Aquila del 2009. I primi dati sono stati presi dall'Ingv a maggio del 2015, con la collaborazione dell'Infn e del dipartimento di ingegneria dell'università de L'Aquila. "Il monitoraggio è continuo" ha ribadito il sismologo a Repubblica. "Una volta al mese andiamo nel tunnel, facciamo un tratto a piedi lungo l'autostrada e scarichiamo le misurazioni per poi studiarle ai nostri computer".

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