E’ il primo passo verso la mobilitazione generale: nel pomeriggio, a Fossa, i sindaci del cratere hanno convocato una riunione alla presenza del presidente vicario della Regione Giovanni Lolli, del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, delle associazioni di categoria e dei sindacati, degli ordini professionali e dei parlamentari eletti in Abruzzo oltre che dei sindaci dei comuni fuori cratere. A quasi dieci anni dal terremoto, d’altra parte, la ricostruzione dell’Aquila e dei 56 comuni colpiti dagli eventi sismici dell’aprile 2009 vive un momento di stasi preoccupante.
Dal giorno dell’insediamento, il governo giallo-verde ha di fatto cancellato il cratere dall’agenda politica, 'sordo' agli appelli giunti dal territorio; l’ultimo, un paio di settimane fa col tavolo di partenariato, convocato d’urgenza in Regione dal presidente vicario - presente la sola Stefania Pezzopane tra i parlamentari eletti in Abruzzo . che ha inviato un appello accorato all’esecutivo rimasto, in sostanza, lettera morta. Anzi, da allora la situazione è ulteriormente peggiorata: il 31 ottobre scorso, il titolare ad interim dell’Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere, Raniero Fabrizi, è andato in scadenza e, da allora, le attività dell’Usrc sono rimaste congelate, non essendoci più chi ha potere di firma; lo stesso Fabrizi, titolare dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila fino al 31 dicembre 2018, è stato nominato a capo della Struttura tecnica di missione, il giorno dopo la fine del mandato di Giampiero Marchesi, e, così, ha dovuto lasciare l’Usra.
Una scelta incomprensibile, che ha finito per acuire i problemi piuttosto che risolverli, lasciando entrambi gli uffici senza titolare.
Sia chiaro, non si sta discutendo la figura di Raniero Fabrizi: tuttavia, se l’intenzione era di promuoverlo a capo della Struttura di missione, il Governo si sarebbe dovuto muovere per tempo, assicurando la continuità amministrativa ad Usra e Usrc. E’ andata diversamente. Ed ora, ci vorranno mesi prima che gli uffici tornino alla piena operatività: vanno ancora costituite le commissioni che dovranno procedere alla valutazione dei curricula pervenuti a valle del bando pubblicato nel maggio scorso con l'indicazione dei tre nominativi da sottoporre all’esame del Governo per la nomina. E mica sarà finita lì: andranno firmati i contratti, formalizzati gli incarichi con decreto del Consiglio dei Ministri fino alla bollinatura della Corte dei Conti. Con i tempi che finiranno per allungarsi.
La ricostruzione, di fatto, può considerarsi ferma. Con i comuni del cratere che vivono una situazione drammatica: non c’è più chi ha potere di firma sui provvedimenti relativi al trasferimento della cassa agli Enti locali e, dunque, non si possono liquidare a imprese e liberi professionisti gli stati d’avanzamento lavori e le parcelle maturate. Non si possono impegnare, altresì, i fondi per le pratiche approvate dagli Utr – sospesi in una sorta di limbo – e i sindaci non possono dare il via libera ai provvedimenti per l’avvio dei cantieri. Per non dire dell’Aquila, nei comuni del cratere stiamo parlando di 647 cantieri fermi e un blocco di 30 milioni di euro nei prossimi due mesi. Oltre ai processi di ricostruzione, a rischio sono le imprese edili, le ditte fornitrici e l’indotto; verrà lacerato il tessuto economico del territorio, con centinaia di piccole aziende della provincia, a partire dai rivenditori di materiali edili e fino agli artigiani e alle imprese che operano in subappalto, che non percepiranno i pagamenti previsti.
D’altra parte, non c’è ancora un sottosegretario con specifica delega con cui confrontarsi: al momento, al sottosegretario abruzzese Gianluca Vacca è stata affidata la ricostruzione dei Beni culturali; tuttavia, manca ancora una delega specifica alla ricostruzione pubblica e privata che, stando ai rumors dei giorni scorsi, dovrebbe andare al pentastellato Vito Crimi. Ma si resta in attesa che il Governo, finalmente, assuma una decisione.
E ci sono altri problemi che debbono essere ancora risolti, che non hanno trovato ancora soluzione nei decreti già approvati in Parlamento, e in particolare nel Decreto Emergenze. Parliamo del riconoscimento dei fondi al Comune dell’Aquila e ai comuni del cratere per le maggiori spese e le minori entrate, ogni anno coperte dal Governo: nel decreto richiamato sono stati bocciati gli emendamenti che chiedevano, come l’anno passato, lo stanziamento di 10 milioni per L’Aquila e di 2 milioni per il cratere. Per essere chiari: se i fondi non venissero assicurati, il Comune dell’Aquila, in particolare, rischierebbero il collasso. L’ultima speranza è affidata alla Legge di Bilancio, ma da Roma non arrivano buone notizie: la deputata Stefania Pezzopane ha chiarito che nell’unico articolo in cui si parla di ‘emergenze’ (l’art. 79, ‘Esigenze emergenziali’) vengono completamente ignorate le criticità del cratere. “Le parole L’Aquila e sisma 2009 non compaiono”, ha spiegato la deputata dem; “oramai è certo, ci troviamo di fronte ad un governo bugiardo seriale. Vengono smentite tutte le promesse fatte da M5s e Lega: la maggioranza ed il sottosegretario Crimi avevano preso l’impegno a trattare il caso L'Aquila direttamente nel testo discusso in Consiglio dei ministri. E, invece, ci troviamo di fronte al nulla del nulla".
Tra l’altro, non si affronta il problema della semplificazione delle procedure per la ricostruzione e neanche quello del personale con i contratti in scadenza.
E poi, c’è la spinosa vicenda della richiesta restituzione delle tasse sospese a seguito del sisma; alla metà di gennaio scadrà la proroga concessa dal governo giallo-verde per l’avvio della riscossione: al momento, non è stata avviata alcuna interlocuzione con l’Europa, gli emendamenti presentati - il primo, per il riconoscimento del de minimis a 500mila euro e il secondo per modificare la norma italiana sugli aiuti di Stato - sono stati bocciati e, a questo punto, l’unica speranza è di ottenere una ulteriore proroga, almeno fino alle Europee.
Non resta che affidarsi agli emendamenti, sperando che, stavolta, arrivino risposte concrete dal Governo Lega/M5S. Ecco perché sarà importante che, nel pomeriggio, i parlamentari eletti in Abruzzo partecipino al tavolo convocato a Fossa: l’ennesima assenza sarebbe davvero imperdonabile, oltre che incomprensibile. Un primo segnale d’attenzione, comunque, è arrivato dal senatore Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia, che ha depositato una interrogazione urgente al presidente del Consiglio “per chiedere lumi su quando l’esecutivo intende procedere alle nomine riguardanti i delegati alla ricostruzione post-sisma del 2009; la situazione dei comuni abruzzesi è drammatica: lo stallo ha comportato una vera e propria paralisi delle ricostruzione post- sisma, con il blocco SAL per circa 30 milioni di euro, 670 cantieri dei comuni del cratere a rischio paralisi, 15 milioni di euro di mancati pagamenti alle imprese ogni mese, blocco pagamenti a operai edili e a tutti i fornitori dell'indotto, interruzione dell'erogazione dei contributi dai Comuni che avverrà entro 10-15 giorni, centinaia di famiglie fuori casa - con abitazioni inagibili - prive di assistenza, decine di imprese a rischio fallimento. Dopo tante parole in campagna elettorale, questo governo sta dimostrando un totale disinteresse verso i terremotati, utili a quanto pare solo quando votano”, l’affondo di Pagano.
CGIL L'Aquila: "Pronti a lanciare una grande mobilitazione generale"
La Cgil dell’Aquila nei mesi scorsi aveva denunciato il rischio di un grave stallo nei processi ricostruttivi del sisma 2009.
"Avevamo denunciato, sulla base dei dati forniti dagli uffici competenti e dal sistema delle casse edili, un significativo rallentamento nella capacità di spesa, corrispondente anche a una riduzione di circa il 20% delle maestranze impegnate nei cantieri della ricostruzione. Avevamo inoltre sottolineato l’eccessiva lentezza della ricostruzione pubblica e il fenomeno del dumping contrattuale a cui ricorrono molte imprese. Avevamo altresì posto all’attenzione dei decisori politici e sociali la necessità di interventi normativi urgenti, in particolare la reintroduzione del DURC per congruità, onde consentire, come accaduto fino a dicembre 2016, di verificare cantiere per cantiere l’indice di congruità per la manodopera, ossia il numero di operai necessari in un cantiere in base all’importo dei lavori. Avevamo anche sottolineato, ancora una volta, la problematica dei dipendenti pubblici impegnati nella filiera della ricostruzione e le soluzioni normative e finanziarie necessaria per tale personale, anche al fine di scongiurarne un inesorabile esodo. Interventi che superassero le disuguaglianze e le criticità generate in questi anni, armonizzando le leggi e i provvedimenti emergenziali finalizzati alle assunzioni del personale nelle diverse tipologie contrattuali per portare all’ordinarietà contrattuale centinaia di lavoratori. Inoltre abbiamo sollecitando una discussione che risolvesse l’incertezza che si è ulteriormente generata a seguito della soppressione degli Uffici Territoriali per la Ricostruzione costituiti nei Comuni Capofila delle Aree Omogenee".
Detto ciò, è arrivata conferma della fondatezza delle preoccupazioni del sindacato anche dai dati della Cassa Edile riferiti all’ultimo semestre (e riguardanti ovviamente i cantieri) "che certificano un ulteriore calo degli addetti pari a circa il 15% rispetto allo stesso semestre dello scorso anno. Avevamo tra l’altro sottolineato le gravi conseguenze legate alla immediate scadenze dei titolari degli Uffici Speciali per la Ricostruzione e la mancata individuazione, da parte del governo, di un referente politico dedicato alla ricostruzione 2009. La scadenza dei titolari sta generando però un’inevitabile confusione, quindi non è ammissibile un’interruzione delle responsabilità e della titolarità degli uffici per la ricostruzione".
Quanto sinora descritto ha determinato un naturale rallentamento della ricostruzione, che con questi problemi e scadenze è diventato un vero e proprio blocco. "Apprendiamo della convocazione dell’assemblea dei sindaci del cratere 2009 e dei sindaci dei comuni fuori cratere, allo scopo di affrontare questi problemi e chiedere nuovamente al governo di provvedere ai provvedimenti necessari e alle decisioni che servono per un’immediata ripresa dei processi ricostruttivi. Come abbiamo sempre sostenuto, il governo e il Parlamento devono assumere la ricostruzione del sisma del 2009 come priorità nazionale nell’agire politico quotidiano. I cittadini che vivono il nostro territorio, gravemente ferito dagli eventi sismici, continuano a rivendicare una ripresa economica, sociale e occupazionale; lo hanno fatto ieri come oggi, con manifestazioni e mobilitazioni, riportando all’attenzione nazionale le gravi criticità che hanno attraversato le varie fasi della ricostruzione. In assenza di risposte certe siamo pronti a lanciare una grande mobilitazione generale a sostegno di queste rivendicazioni".