Il progetto è chiuso nei cassetti del Comune da anni, da quando venne approvato il preliminare, nell'agosto del 2010.
Il parco urbano di Piazza d'Armi doveva rappresentare uno degli interventi strategici di rigenerazione urbana previsti nel Piano di ricostruzione, il frutto del primo concorso internazionale di progettazione post sisma bandito dal Comune dell'Aquila per un importo a base d'asta di 18 milioni e 600mila euro, finanziato con i proventi della legge Mancia, con una raccolta fondi della comunità degli italiani in Australia e con un intervento del Governo autostraliano e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I giovani progettisti di Modostudio, vincitori del concorso, hanno collaborato con l'artista spagnolo Cova Rios per la stesura del progetto definitivo, consegnato nel 2014. Nel giugno 2016, la firma del contratto per la realizzazione dei lavori con l'impresa aggiudicataria dell'appalto, la Rialto Costruzioni spa di San Tammaro (Caserta) che, in base al bando di gara, aveva 45 giorni di tempo per redigere la progettazione esecutiva.
Al tramonto del 2018, però, a Piazza d'Armi non è stata ancora mossa una pietra: non c'è traccia dell'auditorium da 900 posti a più livelli con parcheggio interrato, dell'area giochi, dell'area sportiva, della grande piazza prevista da progetto; non c'è traccia del "parco verde, dell'alternanza di pieni e vuoi, di zone piane e convessità capaci di restituire un paesaggio urbano mai scontato". E' tutto fermo.
Non poteva essere altrimenti. D'altra parte, la Rialto Costruzioni spa si è aggiudicata i lavori con un ribasso, detratto del costo del personale e degli oneri per la sicurezza, del 60.53%, per un importo a base d’asta di 10.297.290. Un ribasso più che anomalo, evidentemente, che ha generato, come prevedibile, una serie di problemi che sono triste consutudine dei procedimenti di realizzazione di opere pubbliche in Italia.
Di fatto, al momento di dare avvio alla progettazione esecutiva si è reso necessario - come prescrivono le norme - procedere all'appalto riguardante l'affidamento del servizio di verifica finalizzato alla validazione del progetto esecutivo. Se lo è aggiudicato la Progetto Costruzione Qualità srl. Ebbene, la società - il 18 ottobre 2017 - ha comunicato lo sviluppo dell'analisi preliminare, evidenziando una serie di modifiche rispetto al progetto messo a gara. In particolare, il quadro economico è variato - guarda caso - in modo significativo, da 10 milioni e 297 mila 290 a oltre 15 milioni e 445mila euro. In sostanza l'impresa, dopo essersi aggiudicata l'asta con un ribasso anomalo, ha chiesto fondi aggiuntivi per 5 milioni di euro in fase di progettazione esecutiva. Chiaro?
Dunque, l'amministrazione comunale ha chiesto alla ditta di presentare un nuovo progetto esecutivo, ricondotto alle previsioni e agli importi iniziali. Ne è nato un contenzioso che, a farla breve, si è chiuso con una nota degli uffici comunali preposti che, nel settembre scorso, hanno giudicato irricevibile il progetto della Rialto Costruzioni spa, intimando alla società di fornire riscontri entro 15 giorni pena l'annullamento dell'aggiudicazione dei lavori. In esito all'ingiunzione, il 16 ottobre scorso si è tenuto un incontro con la ditta aggiudicataria che si è detta propensa a ricondurre il progetto alle esigenze di esecuzione e cantierizzazione dei lavori.
Ad oggi, ha spiegato ieri in Consiglio comunale il vice sindaco Guido Quintino Liris, in risposta a due interrogazioni scritte, una presentata dai consiglieri Giustino Masciocco e Carla Cimoroni e l'altra dal consigliere Lelio De Santis, "abbiamo notizia che i tecnici della ditta hanno in lavorazione una completa revisione degli elaborati e conseguente relazione di un conforme progetto esecutivo che sarà sottoposto di nuovo all'amministrazione". Ad otto anni e mezzo dall'approvazione del preliminare, però, non si conoscono ancora i tempi per l'avvio dei lavori; sappiamo soltanto che la Rialto Costruzioni spa potrebbe variare il quadro economico, al rialzo, del 20% rispetto all'aggiudicazione dell'appalto, ottenuto con un ribasso che ha escluso altre imprese che avevano presentato un'offerta. Funziona così, in Italia.
Con i tempi di realizzazione delle opere pubbliche che si dilatano in modo insopportabile.
Appendice: lo stato della procedura di bonifica ambientale
Come non bastasse, c'è un altro problema che attiene alla realizzazione del parco di Piazza d'Armi: il lotto interessato dall'intervento, infatti, comprende due aree dove si è reso necessario verificare l'eventuale stato di contaminazione a carico delle matrici ambientali. In particolare, una 'area 1' che fungeva da deposito carburanti per il rifornimento dei mezzi utilizzati per le esercitazioni militari; una 'area 2' che è stata impiegata, invece, per il deposito temporaneo di macerie provenienti da demolizioni e crolli conseguenti al sisma del 2009.
Ebbene, nell'area 1 il Provveditorato alle Opere pubbliche, soggetto attuatore per la realizzazione del parcheggio a raso, ha provveduto alla rimozione di 15 serbatoi di carburante interrati e ad effettuare il campionamento e l'analisi del terreno di fondo scavo e delle pareti. E' emerso un superamento nella concentrazione di idrocarburi rispetto ai limiti di legge e, per questo, d'intesa con l'Arta, si è proceduto ad una messa in sicurezza d'emergenza rimuovendo strati successivi di terreno per 70 tonnellate e sino ad esaurimento delle risorse appostate allo scopo. All'esito dell'ultimo intervento di rimozione è risultato ancora il superamento dei limiti di legge. Tuttavia, poiché il progetto si realizza attraverso un accordo di programma tra Comune e Provincia con valenza di variante al PRG, destinando l'area a viabilità e parcheggi, i limiti di riferimento delle concentrazioni soglia si abbassano e, dunque, i valori riscontranti rientrano nei parametri. Trattandosi di parcheggi, a dirla in parole povere, non ci sono problemi.
Nell'area 2, invece, permangono delle criticità. In particolare, le analisi della matrice suolo / sottosuolo eseguite hanno mostrato il superamento dei limiti di concentrazione per alcuni metalli e per idrocarburi "senza, tuttavia, rappresentare, nello specifico, la quota della contaminazione". Sta di fatto che non si è addivenuti a validazione dei risultati delle analisi condotte: per questo, si è convenuto con l'Arta di procedere ad un nuovo campionamento con gli uffici comunali che hanno provveduto ad avviare le procedure per affidare le analisi a ditte specializzate. Per quanto riguarda la matrice acque sotterranee, sono stati allestiti 4 piezometri ambientali; ebbene, essendo stata rilevata la presenza di falda effimera nel solo piezometro PzO4, è stata affidata ad una ditta esterna l'analisi delle acque. Si è convenuto di analizzare anche i 3 piezometri preesistenti alla procedura di verifica dello stato di contaminazione: è stata così rilevata la presenza di una falda ad una profondità media di 15 metri, col campionamento che verrà eseguito dall'Arta.