Non comparirà davanti ai magistrati della Procura di Pescara, per essere interrogato, l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, indagato nell'inchiesta madre sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) e nell'inchiesta bis per depistaggio e frode processuale.
L'interrogatorio di Provolo era previsto per domani, giovedì 10 gennaio, ma i suoi legali Sergio Della Rocca e Giovanni Domenico Caiazza hanno depositato istanza di rinuncia.
Intanto, è iniziata oggi la tre giorni di interrogatori; dei 24 indagati, soltanto in nove hanno chiesto l'interrogatorio dopo l'avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. Stamane, il primo ad essere interrogato è stato il gestore della struttura, Bruno Di Tommaso, a cui ha fatto seguito l'interogatorio del dirigente della Provincia Paolo D'Incecco e quello del responsabile della viabilità Mauro Di Blasio.
L'interrogatorio più atteso era quello dell'ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, che ambisce alla candidatura alle elezioni regionali con il Partito Democratico; assistito dagli avvocati Augusto La Morgia e Marco Spagnuolo, Di Marco si è detto "molto soddisfatto del lavoro fatto dalla magistratura che andrà a compiere le proprie valutazioni, anche alla luce del contributo in termini di atti e ulteriori chiarimenti contenuti nella memoria che ho depositato insieme ai miei avvocati. Credo di avere risposto a tutte le domande e serenamente spero di avere chiarito ogni aspetto riguardante la funzione in capo al presidente della Provincia, anche in seguito alla legge Delrio - ha aggiunto - soprattutto in merito alle funzioni che erano in carico al presidente nella gestione della mobilità".
Di Tommaso, legale responsabile della società Gran Sasso Resort & Spa, che gestiva l'hotel, è difeso invece dall'avvocato Sergio Della Rocca. "Il 18 gennaio, prima della scossa di terremoto, erano già state disdettate tutte le nuove prenotazioni", ha spiegato Della Rocca, depositando della documentazione integrativa "affinché gli inquirenti possano approfondire alcune tematiche oggetto di contestazione". In particolare, la difesa di Di Tommaso punta a smontare l'idea che gli affari venissero prima della sicurezza degli ospiti: "È un fatto doveroso anche nei confronti della stessa attività". Quanto alle contestazioni relative ai presunti abusi nella ristrutturazione del resort, Della Rocca ha sottolineato che "sono tutti precedenti alla gestione di Di Tommaso. C'è dunque una difesa tecnico-procedurale - ha concluso l'avvocato - e non c'è un addebito riferito al Di Tommaso in quanto tale".
E' stata poi la volta di Paolo D'incecco, dirigente del settore Viabilità della Provincia di Pescara, coinvolto nel filone dell'inchiesta riguardante la gestione dell'emergenza, difeso dagli avvocati Marco Spagnuolo e Gianfranco Iadecola. "D'Incecco quel giorno era in malattia, ma questa circostanza non rappresenta il principale argomento difensivo. Nonostante questa sua condizione di malattia ha potuto fare tutto quanto nelle sue possibilità per quanto gli spettava fare. Ha fornito risposte puntuali riguardanti ogni addebito - hanno spiegato i legali - L'elemento di novità è che D'Incecco ha chiesto di essere interrogato per chiarire quale fosse non solo il suo ruolo, ma anche le sue competenze specifiche, l'ambito di operatività e come la Provincia di Pescara, tramite il servizio Viabilità, abbia reso il servizio che istituzionalmente era preposta a svolgere". Tra gli argomenti difensivi anche il depotenziamento delle Province causato dalla riforma Delrio: "È un dato tecnico evidente a tutti - hanno ribadito gli avvocati - ed è un argomento che deve essere valutato dagli inquirenti, come è stato fatto e come sarà fatto con ancora maggiore attenzione visto che è stato portato a sostegno della tesi difensiva".
L'avvocato Gino Placido Pelliccia, al termine dell'interrogatorio del suo assistito, Mauro Di Blasio, ha infine precisato: "Il Piano neve era stato fatto e tutti i mezzi e uomini della Provincia erano impegnati, anche quelli contrattualizzati. Abbiamo fornito chiarimenti sulla posizione di garanzia del mio assistito, che riteniamo esente da responsabilità. Abbiamo detto cosa abbiamo fatto e cosa ci competeva o non ci competeva fare. Il mio assistito il 18 è stato impegnato presso la Provincia e il Centro coordinamento soccorsi, quindi sul territorio". Quanto alla turbina che serviva la zona di Rigopiano e che era fuori uso dal 6 gennaio, "Di Blasio era in ferie - ha concluso l'avvocato - ed è rientrato solo il 9".
Domani, davanti ai magistrati sfileranno due dei tre indagati del Comune di Farindola che hanno chiesto l'interrogatorio: il sindaco Ilario Lacchetta, la cui posizione sembra al momento una delle più delicate dell'intera vicenda, e il geologo Luciano Sbaraglia.