Idealmente, il decennale del terremoto segna un momento di passaggio anche nei processi di ricostruzione, con l'avvio di una nuova fase, quella che dovrà concludere le opere, dopo mesi di impasse dovuta all'avvicendamento dei titolari degli uffici speciali.
Con colpevole ritardo si è proceduto alle nomine di Salvo Provenzano all'Usra e di Raffaello Fico all'Usrc che, da qualche settimana, sono pienamente operativi. "Il lavoro da fare è tanto" sottolinea Fico; tuttavia, "il fatto che il Governo abbia creduto in due giovani tecnici che facevano già parte degli uffici ci permetterà di rimettere in moto la macchina rapidamente: di certo, non dovremo ripartire da zero". Per l'Usrc, il cambio al vertice è coinciso con la riorganizzazione degli uffici territoriali, trasformati in "sportelli che dipendono dall'ufficio di Fossa, e da me in particolare; è la legge che lo impone: la decisione non è stata accettata da alcuni sindaci, non è un mistero, ma la maggior parte di loro ha compreso che, data l'urgenza di approvare le pratiche per far rientrare i cittadini a casa, era necessario modificare l'assetto degli uffici".
Ci sono altre criticità da risolvere: "la principale - spiega Fico - attiene al personale: va determinata una equità di trattamento tra i 90 dipendenti: alcuni sono precari, e vivono, tra l'altro, la mortificazione di ricevere un trattamento economico diverso dai colleghi a tempo indeterminato. Inoltre, vanno istruite delle posizioni organizzative: al momento, tra me e i 90 dipendenti dell'Ufficio non ci sono filtri. Insomma, la macchina è avviata ma ha ancora qualche difetto da aggiustare: se il Governo interverrà con provvedimenti normativi ad hoc, sono certo che riusciremo a cogliere gli obiettivi che ci siamo prefissati".
Poi, c'è il tema dei fondi: "l'idea è di chiedere una proroga per l'utilizzo delle risorse già stanziate e che 'scadrebbero' nel 2020; contestualmente, dovremo ottenere ulteriori stanziamenti: d'altra parte, i fondi a disposizione non basteranno per chiudere la ricostruzione. Nel cratere e nel fuori cratere abbiamo ancora un fabbisogno stimato in circa 4 miliardi di euro, includendo la ricostruzione privata e quella pubblica che cuba ancora 500 milioni di euro".
Ad oggi, è difficile fare un punto sullo stato d'avanzamento dei lavori: "la situazione è estremamente variegata", riconosce Fico; tuttavia, "mediamente siamo ad un 60% di progetti già consegnati rispetto ad un totale dei piani di ricostruzione che stimiamo in 3 miliardi di euro complessivi. Dunque, 1.6 miliardi di pratiche consegnate, col 30% delle stesse già ammesse a contributo. Con una corretta riorganizzazione dell'ufficio, stante le pratiche già consegnate, riusciremo ad approvare quasi 900 milioni di euro di progetti nel giro di due anni per la ricostruzione privata".
Fare una stima del tempo che ancora ci vorrà per chiudere la ricostruzione dentro e fuori cratere è esercizio nient'affatto semplice, "ci sono una serie di componenti che non dipendono da noi" ribadisce Fico che, a titolo esemplficativo, cita "i 2 miliardi di euro di progetti ancora da consegnare. La prima cosa sarebbe stabilire per legge un limite temporale per la presentazione delle pratiche: stabilito un termine, secondo me nel giro di 5 o 6 anni potremmo riuscire ad arrivare al 90% di ricostruzione ultimata".
C'è bisogno un colpo di reni, insomma. E vale anche per l'Usra, l'ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila: "la ricostruzione privata ha raggiunto livelli accettabili - è il parere del titolare Salvo Provenzano - ma bisogna tentare uno sforzo per chiuderla; necessitiamo del sostegno del Governo, i fondi già stanziati per la ricostruzione dell'Aquila non sono sufficienti ad ultimare i progetti e, dunque, va avviata la programmazione di risorse ulteriori mettendo a punto procedure che ci permettano di spenderli in tempi rapidi".
La priorità sono le frazioni, evidentemente, con alcuni casi scandalosi di ricostruzione non ancora avviata: "stiamo cercando di recuperare il gap - assicura Provenzano - l'attività dell'ufficio, oggi, è votata ad istruire le schede parte prima delle frazioni. Si doveva pur partire da qualche parte, e si è deciso di partire dal centro storico del capoluogo: ora le pratiche del centro sono pressoché concluse e, dunque, concentrando quasi tutta attività istruttoria sulle frazioni ci sarà una accellerazione".
Provenzano è convinto che l'attività istruttoria sul Comune dell'Aquila possa concludersi nei prossimi 2 o 3 anni, entro il 2021: "così fosse, con l'avvio degli ultimi cantieri ritengo che entro il 2023-2024 la ricostruzione potrebbe concludersi, salvo situazioni puntuali, eccezionali, con elementi di criticità non facilmente risolvibili". In questo senso, "se bisognerà commissariare qualche aggregato - al momento, ce ne sarebbero 700 non ancora costituiti - daremo il nostro contributo tecnico al Comune affinché si possa procedere nel minor tempo possibile".
C'è da recuperare il tempo perduto: non è un mistero che, in questi mesi, si è registrato un rallentamento preoccupante. "Le dico che nel mese di febbraio, il primo sotto la mia guida, sono usciti oltre 50 pareri; nel mese di marzo, abbiamo istruito già 21 pratiche parte seconda: non è ancora lo standard ottimale, ma rispetto ai mesi precedenti stiamo cercando di ricucire il gap". Certo, servirebbe potenziare il personale: "al momento, abbiamo una dotazione organica inferiore a quanto disposto dalle norme; abbiamo sopperito alle mancanze con la somministrazione di lavoro. Tuttavia, il mio dovere è cercare di far lavorare al meglio il personale che ho a disposizione, ma se dovessero arrivare ulteriori unità di personale non potremmo che esserne lieti".