"Non sono le chiacchiere né le conferenze stampa, tantomeno le promesse elettorali che ricostruiranno le nostre case".
Sotto la pioggia di Roma, è scesa in piazza la protesta dei terremotati del centro Italia in piazza Montecitorio. Ad animarla alcune centinaia di persone appartenenti al coordinamento dei comitati dei terremotati - in rappresentanza dei territori di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria - vittime dei terremoti che hanno squassato le regioni del centro Italia tra l'agosto 2016 e il dicembre 2017.
"C'è una parte dell'Italia dove il tempo si è fermato. Nel cuore dell'Appenino la ferita del sisma è ancora aperta" spiegano gli organizzatori. "Chiediamo la semplificazione dei decreti, l'inizio dei lavori di recupero dei territori più colpiti, una zona franca fiscale per chi investe nelle zone terremotate". Non solo. "Incentivi alle imprese artigiane e a chi vuole intraprendere sul territorio azioni per il rilancio delle attività di agricoltura, allevamento e filiera agroalimentare".
Una manifestazione pacifica ma decisa. "Il decreto per il centro Italia dove sta?" si sono chiesti i manifestanti che hanno esposto numerosi striscioni tra cui "banche assenti, linee di credito fantasma" e "più personale negli uffici sisma e enti locali". Oltre a protestare, "negli ultimi anni abbiamo anche partecipato a tavoli con i governi e i commissari straordinari, consegnato decine di proposte ed emendamenti che non sono stati recepiti da nessuno dei tre esecutivi che si sono succeduti dal 24 agosto 2016", l'affondo.
Solidarietà ai rappresentanti del coordinamento dei comitati dei terremotati da Stefano Pedica del Pd. "I cittadini vanno ascoltati. Come politici impegnati sul territorio, abbiamo il dovere di stare al loro fianco. Molti paesi sono ancora abbandonati a se stessi. Al di là delle passerelle politiche ancora il processo di ricostruzione non parte. Basta lentezze burocratiche, i cittadini chiedono rispetto", le sue parole.
"A quasi un anno dalla nascita del governo gialloverde, nulla è cambiato per i terremotati dell'Italia centrale, sedotti in campagna elettorale e poi abbandonati sia da Luigi di Maio sia da Matteo Salvini", ha aggiunto il senatore di Forza Italia Andrea Cangini. "Altro che 'prima gli italiani', Lega e M5s non solo non hanno fatto nulla, ma continuano ad ignorare il problema. Parlano di tutto, tranne che del terremoto. Mesi fa il sottosegretario Vito Crimi aveva annunciato un decreto: che fine ha fatto? Qualche norma è stata infilata nello 'sblocca cantieri' ma, a dimostrazione di quanto poco la maggioranza abbia a cuore il problema di decine di migliaia di famiglie, la legge non è stata ancora calendarizzata in parlamento. E' un bene che i comitati si facciano sentire, è un dovere per la politica ascoltarli".
In piazza anche alcuni rappresentanti dei territori dell'alta valle dell'Aterno che, oltre ai terremoti del 2009 e del 2017, soffrono anche i paradossi burocratici di una doppia normativa che ha, di fatto, paralizzato la ricostruzione. "Basta selfie, passerelle elettorali, promesse mai mantenute da politicanti di ogni colore e schieramento. E' ora che i cittadini si facciano sentire, che prendano finalmente coscienza che noi terremotati del 2016-2017 siamo stati abbandonati e la ricostruzione potrebbe non partire mai!", l'attacco di Dario Tudini, presidente del comitato civico Aringo rinascita, una delle frazioni di Montereale, in provincia dell'Aquila, presente oggi alla manifestazione.
Tudini non ha mancato di denunciare la scarsa adesione di cittadini e amministratori del territorio: "Questo è molto preoccupante, anche i sindaci sembrano poco interessati. In generale, il motivo è forse che oramai la popolazione è scoraggiata, ritiene che non ci sia più nulla da fare. Nell'alto Aterno e anche nel teramano, del resto, non parte ancora la ricostruzione a seguito del sisma del 2009, e il sisma del 2017 ha peggiorato ancor di più le cose. Sono passati dieci anni, e nessuno è riuscito a tirare fuori un ragno dal buco".