Martedì, 11 Febbraio 2014 01:49

Magani vicino all'addio: "Se resto? Dovete chiederlo al Ministero"

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"Ho un contratto che scade il 28 febbraio. Se resterò ancora anche dopo quella data? Non dovete chiederlo a me ma al Ministero". Il direttore regionale dei Beni culturali d'Abruzzo, Fabrizio Magani, non si sbottona sul proprio futuro.

Nominato a dicembre scorso dal ministro Massimo Bray vicedirettore vicario del Progetto Pompei (a cui è stato affidato il compito di mettere in sicurezza e riqualificare il sito archeologico, tra i più importanti del mondo), Magani, ufficialmente ancora in carica all'Aquila, è in attesa di conoscere la propria sorte.

A giudicare dalla confusione che regna dentro il Mibac, alle prese con un'importante e contestatissima riorganizzazione voluta dallo stesso Bray - una riforma che prevede, tra le altre cose, anche l'accorpamento delle direzioni regionali di Abruzzo e Molise - bisognerà aspettare ancora qualche settimana per sapere quando avverrà il trasferimento e se, a quel punto, Magani dovrà lasciare l'incarico di direttore o potrà, al contrario, continuare a svolgerlo contemporeaneamente alla sua nuova missione. Più probabile la prima ipotesi, comunque.

La notizia della designazione di Magani a vicedirettore del Progetto Pompei aveva sollevato, in città, un coro di proteste, provenienti soprattutto dalle fila della giunta comunale. Il sindaco Massimo Cialente, l'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano e l'assessore al bilancio Lelio De Santis avevano lanciato anche degli appelli affinché il Ministero bloccasse il trasferimento. Il timore era che la sostituzione potesse bloccare i progetti gestiti e appaltati dalla Direzione dei Beni culturali e dalle Soprintendenze, gettando nell'impasse più totale la ricostruzine del centro storico.  

Magani, suo malgrado, era finito in mezzo a polemiche e diatribe politiche, rimanendo invischiato anche nelle teorie complottiste di Cialente, che aveva messo in relazione il suo trasferimento con presunte manovre destinate a far sì che a prendere in mano, come soggetto attuatore, la ricostruzione dell'immenso patrimonio immobiliare della Chiesa fosse direttamente la Curia aquilana.

Tuttavia, a queste voci, e all'eco che esse hanno avuto sui media, Magani non ha mai replicato. Nè lo ha fatto ieri rispondendo alle domande dei giornalisti, a margine di una cerimonia di consegna di alcuni attestati per un corso di aggiornamento professionale per operatori di restauro di libri antichi.

Ai cronisti che gli chiedevano se si fosse mai sentito tirato per la giacca o se fosse stato infastidito per essere stato trascinato in una polemica in cui non c'entrava nulla, Magani ha risposto laconicamente: "Sono cose che ho letto sui giornali. Per il resto, ho continuato a recarmi in ufficio per svolgere, come sempre, il mio lavoro".

Sulla proposta di accorpamento delle direzioni regionali di Abruzzo e Molise contenuta nella bozza di riforma Bray, invece, Magani ha affermato: "E' un ritorno all'antico, per entrambe le regioni. E' una riunificazione che ha anche un senso, dato che quest'area è nata così sia dal punto di vista geografico che amministrativo. Vedremo, la riforma è oggetto di dibattito proprio in questi giorni ma è un'ipotesi molto concreta".   

Ultima modifica il Martedì, 11 Febbraio 2014 10:11

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