E' destinata a far discutere la Commissione Territorio riunita ieri per analizzare lo stato d'avanzamento dei sottoservizi [qui, l'approfondimento], e non soltanto per la presa d'atto che, ad oggi, tre anni dopo l'affidamento dei lavori per i cinque lotti del secondo stralcio, non sono stati ancora certificati i progetti esecutivi, con la stazione appaltante Gran Sasso Acqua e l'amministrazione comunale che non sono in grado di dare tempi certi sull'avvio dei lavori.
A lasciare interdetti sono state alcune dichiarazioni del direttore tecnico della GSA Armando Balducci, insediatosi un paio di mesi fa e rup della maxi opera pubblica. Parole che hanno fatto infuriare Aurelio Melaragni, suo predecessore fino al pensionamento impostogli a dicembre 2017, sebbene avesse chiesto una proroga per completare il lavoro sui sottoservizi negata dal presidente Fabrizio Ajraldi.
"Ho appena letto sul giornale on line News Town il resoconto dell’incontro di ieri tra la seconda commissione consiliare del Comune dell’Aquila ed i vertici della Gran Sasso Acqua spa. Sono rimasto basito nel leggere alcune affermazione dell’arch. Balducci", la stoccata di Melaragni.
'Mi occupo di procedure di carattere amministrativo da più di 12 anni, e al momento dell'insediamento in GSA mi sono chiesto come sia potuto accadere che un'opera pubblica da 80 milioni di euro, fatta di 6 diversi appalti, possa essere stata affidata ad una società che gestisce il servizio idrico integrato, con una struttura amministrativa commisurata allo scopo e col personale tecnico interno affidatario anche della direzione dei lavori', le parole di Balducci. "Probabilmente l’arch. Balducci - la replica dell'ex direttore tecnico - non si è neanche reso conto di quale personale dispone. La Gran Sasso Acqua spa ha in organico persone di capacità e conoscenze tali da poter gestire ben altro che una piccola società pubblica come essa è, e, tanto per non fare nomi, il dott. Giannone e il dott. Bucchiarone, responsabili della parte amministrativa delle gare pubbliche, sono maestri in questa materia. Non è un caso che dei numerosi ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato che la gran parte delle imprese escluse dalle gare hanno presentato, in nessun caso la Gran Sasso Acqua spa è uscita perdente. L’organico tecnico, formato, allora, da tre ingegneri (me compreso) ed undici fra geometri e periti industriali è stato ed è in grado di gestire, come ha dimostrato, fino a 15/20 cantieri contemporaneamente, tutti chiusi nei tempi stabiliti, senza riserve e senza aumenti di spesa".
Melaragni non manca di sottolineare come, a differenza di Balducci, svolgesse le funzioni di RUP e CSE da solo: "Non ho mai chiesto la nomina di tre consulenti (esperto di sicurezza, esperto di lavori pubblici, esperto di gestione SII), facendo risparmiare all’azienda qualcosa come 80/90.000,00 euro l’anno"; al contrario, negli ultimi mesi la Gran Sasso Acqua si è rivolta a consulenze esterne su cui i consiglieri comunali di opposizione intendono veder chiaro in Commissione Garanzia.
Aggiunge l'ex direttore tecnico: "Tanto per spiegare all’arch. Balducci il motivo principale per cui la gestione dei sottoservizi è stata affidata alla Gran Sasso Acqua spa, gli faccio sapere che il Ministero dei LL.PP e la Protezione Civile hanno elogiato il comportamento e la gestione dell’emergenza e post‐emergenza del terremoto del 2009 da parte dell’Azienda, al punto da ritenerla la più idonea ed affidabile a svolgere le funzioni di progettazione, di stazione appaltante e di direzione lavori. Potrei anche rimarcare che al 4 dicembre del 2017, giorno della mia cacciata, i lavori del primo stralcio erano al 75% del totale; in un anno e mezzo è stato realizzato solo il 10% e sono stati stralciati numerosi tratti di galleria snaturando in parte il progetto iniziale".
L'ex direttore tecnico contesta, ancor più duramente, un'altra affermazione di Balducci che, in sede di Commissione, ha detto: 'Per fare un quadro di riepilogo delle attività svolte e da svolgere, sul primo stralcio e sui cinque lotti del secondo, ho impiegato parecchio tempo: d'altra parte, le 'memorie' all'interno della società non c'erano più. Di solito, quando uno se ne va ‐ almeno, questo è il mio modo di lavorare ‐ lascia protocollato, e in atti, il lavoro svolto sino a quel momento, procedimento per procedimento. Al contrario, non ho trovato nulla'. "L’affermazione su riportata, se vera, non potrà che avere come conseguenza una denuncia per diffamazione. Tutta la documentazione da me redatta, compresa quella riguardante i progetti dei sottoservizi, è regolarmente protocollata, archiviata (copie cartacee) e presente in formato digitale sul computer che ho lasciato quando sono andato via. Il materiale è moltissimo e richiede giornate intere di lavoro per leggere tutto ed acquisire e comprendere quanto è stato fatto. L’ing. Mario Di Gregorio, al quale va tutta la mia stima, ha avuto il buon senso di chiamarmi per avere informazioni che, chiaramente, non gli ho negato".
Come noto, Di Gregorio per qualche mese è stato distaccato in GSA per provare a sbrogliare le criticità che si sono manifestate in attesa della nomina di Balducci.
Melaragni lancia dunque un'ultima, durissima stoccata: "Purtroppo quando la politica si sostituisce alla conoscenza, alla cultura, alle capacità dei singoli credendo, presuntuosamente, che uno vale l’altro, che una laurea vale l’altra, i risultati sono visibili. La Gran Sasso Acqua spa, una delle poche aziende pubbliche portate ad esempio in campo nazionale per capacità gestionale e per risultati tecnico/economici ottenuti (i premi e i riconoscimenti non possono essere nascosti né denigrati), sta attraversando, e me ne dispiace molto, uno dei periodi più bui della sua storia e finirà, prima o poi, svenduta a qualche carrozzone politico contiguo alla attuale amministrazione".