Giusto una settimana fa [qui], ci eravamo occupati dei sottoservizi e, in particolare, dei cinque lotti del secondo stralcio che, sebbene i lavori siano stati affidati più di tre anni fa, per complessivi 48 milioni di euro, non sono ancora cantieri. Ebbene, in Commissione territorio - convocata nel pomeriggio dal presidente Luca Rocci su impulso del consigliere Giustino Masciocco - è emerso che non vi è alcuna certezza sull'avvio dei lavori. Non sono stati in grado di dare tempi certi né la Gran Sasso Acqua, stazione appaltante della maxi opera pubblica, né l'amministrazione comunale. Anzi, si è appreso che i progetti esecutivi non sono stati ancora certificati.
Evidentemente si tratta di un problema enorme che avrà ripercussioni inevitabili sulla già difficile ripresa del centro storico.
D'altra parte, i cinque lotti interessano direttamente o indirettamente la città dentro le mura. In particolare, il primo lotto - assegnato alle imprese aquilane Armido Frezza e Walter Frezza per 11,5 milioni di euro - riguarda il Quarto di San Pietro, dalla Fontana Luminosa a via Roma, passando per viale Duca degli Abruzzi e fino al Tribunale in via XX settembre per 11,5 milioni di euro; il secondo lotto - aggiudicato all'emiliana Cons Coop in associazione d'impresa con la teramana Edilstrade Srl. per 9,5 milioni - il Quarto San Giovanni / San Marciano, da via XX settembre a via Sassa, passando per il quartiere di Fontesecco; il terzo lotto - andato per 6,5 milioni alla Porcinari Srl, famiglia storica di costruttori di Montorio al Vomano (Teramo), e all'aquilana Vittorini Emidio Srl - il Quarto San Giorgio / Villa Comunale, da viale Collemaggio a Porta Napoli fino all'incrocio con Martini.
Gli ultimi due lotti, pur fuori le mura, causeranno inevitabilmente dei disagi nell'accesso al cuore della città: parliamo del quarto lotto - assegnato alla Angelo De Cesaris Srl di Francavilla al Mare (Chieti) per 4,7 milioni - che interesserà via Strinella e del quinto lotto, invece, quello più 'esiguo' dal punto di vista economico (3,5 milioni) e assegnato alla Framich di Catania, che insisterà su viale della Croce Rossa.
Tra l'altro, i 5 lotti del secondo stralcio sono funzionali al primo stralcio in corso di realizzazione: da progetto, infatti, dovranno raccogliere le acque bianche e nere dai punti di confine convogliandole a valle.
Sarebbe importante avere un universo temporale credibile per l'avvio dei lavori, con un cronoprogramma che, seppure flessibile, fosse capace di indicare i tempi di ritorno alla piena normalità: al contrario, ad oggi non abbiamo alcuna tempistica concreta e il fatto che la stazione appaltante, e così l'amministrazione comunale, non abbiano voluto sbilanciarsi, la dice lunga sulla situazione di incertezza che è emersa, chiaramente, dalle parole dell'architetto Armando Balducci, da un paio di mesi direttore tecnico della Gran Sasso Acqua e rup dei procedimenti, audito in Commissione col presidente della società Fabrizio Ajraldi e l'assessore comunale Vittorio Fabrizi.
Balducci ha ereditato i procedimenti dal direttore amministrativo Raffaele Giannone, sebbene negli ultimi mesi il funzionario comunale in distacco Mario Di Gregorio avesse iniziato a sciogliere alcuni nodi, almeno fino a quando l'assessore Carla Mannetti non ha deciso di richiamarlo in Comune; Giannone non aveva particolari competenze in materia di appalti occupandosi di altro, tuttavia per spirito di servizio è stato 'costretto' ad assumere l'incarico a seguito del passo indietro dell'ingegner Stefano Pacitti che era nominato ad interim a seguito del pensionamento di Aurelio Melaragni, alla fine del 2017.
"Mi occupo di procedure di carattere amministrativo da più di 12 anni, e al momento dell'insediamento in GSA mi sono chiesto come sia potuto accadere che un'opera pubblica da 80 milioni di euro, fatta di 6 diversi appalti, possa essere stata affidata ad una società che gestisce il servizio idrico integrato, con una struttura amministrativa commisurata allo scopo e col personale tecnico interno affidatario anche della direzione dei lavori", la prima stoccata di Balducci.
"Per fare un quadro di riepilogo delle attività svolte e da svolgere, sul primo stralcio e sui cinque lotti del secondo, ho impiegato parecchio tempo: d'altra parte, le 'memorie' all'interno della società non c'erano più. Di solito, quando uno se ne va - almeno, questo è il mio modo di lavorare - lascia protocollato, e in atti, il lavoro svolto sino a quel momento, procedimento per procedimento. Al contrario, non ho trovato nulla"; altra bordata, stavolta ai suoi predecessori.
Dunque, l'affondo: "C'è qualcosa che non mi torna: non faccio il censore, ma ci sono cose che non tornano e debbo capire come rimetterle in ordine: per farlo, serve acquisire la documentazione, comprenderla, dare un senso pratico e responsabile ai procedimenti".
Nient'affatto rassicurante.
D'altra parte, l'architetto Balducci ha pure svelato che i progetti esecutivi dei cinque lotti non sono stati ancora certificati dai soggetti esterni cui è stato affidato l'incarico: "ho scritto loro per capire se avessero concluso le attività istruttorie e se avessero verificato eventuali scostamenti tra progetti definitivi ed esecutivi, per avere contezza di come si fossero mosse le partite economiche; ebbene, mi è stato risposto che non avevano ancora ricevuto i progetti, che pure mi era stato assicurato fossero stati inviati. Ora, stiamo verificando tutta la documentazione per procedere finalmente all'invio".
Di "inesattezze documentali e assenze di pareri" ha parlato anche il presidente della Gran Sasso Acqua Fabrizio Ajraldi che, pur con toni concilianti, ha messo sul tavolo le difficoltà affrontate sin dall'insediamento, a partire dall'organizzazione interna: "evidentemente per motivi di opportunità, si è deciso di affidare un appalto così importante alla nostra società che, tuttavia, si occupa - come sua attività prevalente - di servizio idrico integrato: sta di fatto che al mio arrivo ho trovato un Consiglio d'amministrazione di nomina politica e due sole figure apicali: un direttore amministrativo e un direttore tecnico (Melaragni, ndr) che aveva la delega su tutti i procedimenti. La prima difficoltà è stata proprio questa: come fare in modo che una società di 97 dipendenti, e con un tale organigramma, confacente, forse, alla gestione del servizio idrico integrato prima del terremoto, potesse occuparsi di un appalto da 80 milioni di euro che comporta, tra l'altro, la presenza di figure specifiche, come gli ingegneri, oltre che di amministrativi capaci di interpretare le norme e applicarle ad un cantiere mobile, unico caso in Italia".
Ajraldi ha sollevato altri problemi che riguardano, in particolare, il primo lotto in fase di esecuzione: "non era stata pianificata e programmata la compresenza dei cantieri dei sottoservizi con i cantieri della ricostruzione e, soprattutto, col rientro dei residenti e delle attività commerciali; l'opera era stata progettata per un contesto, sostanzialmente, disabitato. Si tratta di problematiche che non erano state prese in considerazion e che oggi siamo chiamati a gestire, inquadrando gli imprevisti nel quadro economico approvato all'epoca. E poi - ha aggiunto Ajraldi - negli anni passati si erano potuti aprire altri fronti, allorquando si erano presentate delle criticità: oggi non è più possibile, essendo rimaste poche vie - in totale restano da 'attraversare' 29 strade cittadine - alcune delle quali, tra l'altro, non aggredibili dal cantiere, sebbene lo prevedesse il progetto".
E' anche per questo che è stata necessaria la perizia in variante, approvata nei mesi scorsi [qui].
Sta di fatto che, almeno per il primo stralcio dei sottoservizi, sappiamo che si è arrivati all'85% di realizzazione delle opere, che mancano 29 strade, come detto, e che i lavori dovrebbero concludersi entro la primavera del 2020, con i scavi che potrebbero essere chiusi già alla fine dell'anno; "gli ultimi mesi serviranno per l'allestimento interno del tunnel", ha chiarito Ajraldi. Per il secondo stralcio, invece, possiamo riportarvi soltanto le parole dell'assessore Fabrizi: "si sta lavorando per fare in modo che i cantieri aprano il prima possibile".
Troppo poco, a dieci anni dal terremoto.
A margine della Commissione si è appreso anche altro: per ciò che attiene il palazzo pericolante lungo il corso stretto, all'angolo con via del Carmine, oggetto di disputa tra Asse centrale Scarl, associazione d'impresa aggiudicataria dei lavori del primo lotto, e il Consorzio dei proprietari, Fabrizi ha ribadito che l'amministrazione non tollererà che il centro storico resti tagliato a metà dai puntellamenti approntati in emergenza: "quando il Comune ordinerà al Consorzio di sgomberare il corso, intimando la messa in sicurezza dell'edificio, non attenderà certo l'esito di una eventale causa civile: laddove non si dovesse dar seguito, si provvederà con un intervento sostitutivo o con il commissariamento del Consorzio. Non è questione che si risolverà domani, ma neanche tra anni", ha assicurato l'assessore.
D'altra parte, "l'accertamento tecnico preventivo - ha aggiunto Ajraldi - chiarisce che l'attività di realizzazione del tunnel è stata eseguita a regola d'arte; tuttavia, per il versamento di una condotta d'acqua, non prevedibile, c'è stato uno sgrottamento, si è creata in sostanza una sacca di acqua e melma che, al passaggio del cantiere, ha causato lo smottamento anomalo. Credo proprio che la vicenda interesserà la magistratura", a dire che un accordo bonario pare davvero lontano.