di 'La Voce delle Voci' - Martedì 1 aprile, dinanzi alla Corte d’Appello dell’Aquila si è tenuta la prima udienza nel giudizio promosso dal mensile 'La Voce delle Voci' contro la sentenza di primo grado del tribunale di Sulmona, che ha condannato la cooperativa di giornalisti editrice del mensile e il direttore Andrea Cinquegrani a risarcire con circa novantamila euro - 69 mila più spese, incredibilmente lievitati oggi a centocinquantamila - l’ex insegnante di Montenero di Bisaccia, residente a Sulmona, Annita Zinni.
Esponente locale di Italia dei Valori, nonché amica di famiglia e compaesana di Antonio Di Pietro, la Zinni si era ritenuta diffamata e “turbata” per l’articolo pubblicato da un giornalista della Rai sulla Voce nel novembre del 2008. Nel pezzo il giornalista Alberico Giostra, che si firmava con lo pseudonimo Giulio Sansevero, ricostruiva le vicende legate all’esame di maturità di Cristiano Di Pietro, figlio dell’ex magistrato ed attuale consigliere regionale in Abruzzo di Italia dei Valori.
A novembre 2013, 'La Voce delle Voci' aveva chiesto alla Corte d’Appello dell’Aquila, sede del giudizio di secondo grado, la sospensione della provvisoria esecuzione in attesa della sentenza d’appello. Ciò anche in considerazione dell’estrema difficoltà economica in cui versa la piccola cooperativa editrice della Voce, fondata sul volontariato dei suoi giornalisti. La Corte d’Appello ha ritenuto di dover rigettare la richiesta. Ciò ha consentito alla Zinni e ai suoi avvocati di incalzare, notificando nuovi pignoramenti che hanno ormai raggiunto l’intero panorama bancario nazionale, col quale peraltro né la piccola editrice, né Cinquegrani hanno ovviamente rapporti. Tutto questo, creando grave pregiudizio ad un cittadino italiano rispetto alle possibilità future di esercitare i propri diritti anche rispetto ad una qualunque istituto bancario, dove ormai risulta al pari di un “pregiudicato” a causa dei pignoramenti spediti a raffica, sparando nel mucchio, dagli avvocati della Zinni.
Nelle ultime ore, infatti, gli ufficiali giudiziari hanno notificato decreti di pignoramento a 16 banche italiane contro l’editrice del mensile 'La Voce delle Voci' e contro il direttore del giornale, Andrea Cinquegrani. L’ondata di pignoramenti fa seguito a quelli notificati a fine dello scorso anno ad altri 20 istituti di credito nazionali, sempre per conto di Annita Zinni. L’ex insegnante di Sulmona era stata eletta per acclamazione presidente provinciale di Italia dei Valori all’Aquila nel luglio 2010. Proprio a seguito, cioè, dell’articolo uscito sulla Voce delle Voci. Articolo che invece, secondo il giudice di Sulmona Massimo Marasca, che ha firmato la pesante condanna in primo grado, avrebbe causato alla Zinni un “turbamento” quantificato in circa novantamila euro.
Questa situazione - che è stata sottolineata in tutta la sua gravità anche in un recente articolo di “Ossigeno per l’informazione”, l’Osservatorio sulla libertà di stampa e la democrazia creato dalla FNSI e diretto da Alberto Spampinato - mette a nudo l’assurda anomalia tutta italiana di trasformare un articolo in denaro sonante, mercificando il diritto all’informazione dei cittadini già in una sentenza di primo grado, frutto - in questo caso - di un giudizio condotto e celebrato “sotto casa” dalla presunta parte offesa, la quale può contare sull’ambiente favorevole in loco e costringere i giornalisti a pagare - se ne hanno i mezzi - gravose trasferte agli avvocati per seguire le numerose udienze. O a soccombere tout court per mancanza di risorse economiche, come è accaduto alla Voce.
Chiediamo ai colleghi della stampa locale di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo alla Voce, specialmente perché questi fatti avvengono mentre ancora una volta procede faticosamente l’iter di quella riforma del testo sulla diffamazione che resta da decenni un miraggio, pur essendo lo strumento legislativo unico per condurre il Paese fuori dall’abisso delle intimidazioni da parte dei potenti che, potendo contare su mezzi economici consistenti per le parcelle degli studi legali, stanno cancellando nelle sedi civili dei tribunali il diritto degli italiani ad essere informati.
di 'La Voce delle Voci'