Uno scontro durissimo, che ha messo in luce malumori antichi: la maggioranza di centrodestra nel Consiglio comunale dell'Aquila è andata in frantumi sulla ordinanza firmata dal sindaco Pierluigi Biondi per disciplinare la riapertura dei cantieri che scatterà il 4 maggio.
Con i consiglieri d'opposizione sulle barricate, gli esponenti di maggioranza - eccezion fatta per il gruppo di Fratelli d'Italia - non hanno potuto far altro che mostrare la loro irritazione per il provvedimento assunto, nel merito e nel metodo. Nel metodo, per la denunciata "esautorazione" dello stesso consiglio, che ha appreso della decisione del primo cittadino soltanto dopo che il provvedimento era stato annunciato alla stampa, sebbene poco prima si fosse riunita una conferenza dei capigruppo che pure aveva fornito alcune indicazioni sulle tutele da mettere in campo per garantire la sicurezza dei cittadini: "Non c'è stata alcuna concertazione" hanno attaccato gli esponenti del centrodestra cittadino. Nel merito, perché dai banchi di maggioranza e di opposizione si è ribadita la necessità di adottare misure più restrttive soprattutto nei confronti degli operai provenienti da altre province e da altre regioni, per quanto i protocolli già adottati prevedano già che le imprese comunichino alla Asl l'eventuale presenza di maestranze provenienti da zone considerate a rischio.
D'altra parte, il sindaco Biondi ha illustrato il provvedimento e poi ha abbandonato i lavori, scatenando l'ira del Consiglio; tensioni che vengono da lontano, come detto: alcune forze di maggioranza, e lo scriviamo da settimane, non hanno affatto apprezzato l'atteggiamento del primo cittadino che, in queste settimane di pandemia, ha gestito in modo verticistico l'emergenza, tra ristrette unità di crisi, una pervasiva comunicazione social e un confronto ridotto ai minimi termini - questo l'atto d'accusa di alcuni esponenti del centrodestra cittadino - con gli alleati di governo.
Un nervosismo crescente culminato, oggi, con le tensioni che hanno attraversato l'assise per aver appreso dalla stampa della firma su una ordinanza così importante che, hanno ribadito gli esponenti di centrodestra, 'meritava' di essere condivisa e approfondita, rigurdando la salute dei cittadini. Tant'è vero che Giorgio De Matteis, e prima di lui Roberto Jr Silveri e Luciano Bontempo hanno abbandonato i lavori in polemica col sindaco, attaccato dai consiglieri di Forza Italia e da alcuni esponenti della Lega.
Dopo un dibattimento tesissimo, l’assemblea ha approvato una mozione bipartisan con la quale, in riferimento all’ordinanza sindacale, il Consiglio, "ritenuto di dover assumere misure più rigide e restrittive rispetto a quelle previste, con particolare riferimento all’obbligo di sottoporre a tampone preventivo tutte le maestranze residenti al di fuori della provincia dell’Aquila, che rientrano a lavorare nei cantieri della città", ha impegnato il sindaco ad attivarsi presso il presidente della Regione per l’adozione di un’ordinanza specifica che preveda quanto sopra indicato, estesa a tutto il territorio regionale interessato dalla ricostruzione post sisma”.
Di fatto, il provvedimento assunto dal primo cittadino è stato bocciato dalla sua stessa maggioranza oltre che dalle opposizioni.
Ma che cosa prevede l'ordinanza firmata da Pierluigi Biondi? Per riprendere l’attività a partire dal 4 maggio, le imprese impegnate nel settore della ricostruzione (sia pubblica che privata) dovranno sottoporre a tampone o a test sierologico entro al massimo 14 giorni tutti i propri addetti e certificare la loro negatività al Covid-19.
I costi delle procedure saranno interamente a carico delle aziende, che potranno rivolgersi a laboratori pubblici e privati, purché accreditati. Il medico competente dovrà stabilire la periodicità degli esami.
Questa disposizione andrà ad aggiungersi a quelle contenute nei protocolli di sicurezza già sottoscritti nelle passate settimane da associazioni datoriali e sindacati: distanziamento sociale – da rispettare sia sul luogo di lavoro che nei mezzi di trasporto usati per portare i lavoratori sul cantiere - sanificazione, obbligo di misurazione della temperatura corporea, uso dei dispositivi di protezione, divieto di far ammassare gli operai durante i cambi turno o nelle pause pranzo.
A effettuare i controlli saranno gli enti e gli organismi che già hanno questa funzione, vale a dire Asl, Inail e Ispettorato del lavoro.
Nell’ordinanza sono contenute anche altre misure, che però non saranno obbligatorie ma solo fortemente raccomandate.
Per esempio, sarà consigliato alle imprese di limitare il più possibile il pendolarismo da fuori provincia o fuori regione degli operai, facendo dormire questi ultimi nelle strutture alberghiere e ricettive del territorio. Anche in questo caso, tutte le spese aggiuntive dovranno essere pagate dalle imprese.
“Il protocollo è stato già condiviso con Prefettura, associazione edili e di categoria, Ispettorato del lavoro, sindaci del cratere 2009 e Dipartimento di prevenzione della Asl” ha spiegato il sindaco “L’ordinanza è più stringente rispetto ai provvedimenti nazionali vigenti per la semplice ragione che il contesto aquilano è molto differente e più articolato rispetto a quello italiano. Solo nella città dell’Aquila ci sono centinaia di cantieri e le maestranze censite a gennaio oscillavano tra le cinquemila e le seimila persone: si tratta di una città all’interno della stessa città, che ogni giorno si muove e vive per contribuire alla rinascita post sisma”.
“I costi dovranno necessariamente essere a carico dei datori di lavoro. Ci rendiamo conto dello sforzo a cui saranno chiamati. Per questa ragione ho chiesto, con una nota inviata al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e al ministro per le Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, di prevedere una norma che consenta di riconoscere un contributo aggiuntivo alle imprese impegnate nella ricostruzione dei comuni colpiti dal sisma 2009 per sostenere i maggiori oneri legati all’emergenza coronavirus” osserva Biondi.
Ma quello dei costi non sarà il problema principale. Resta da capire bene come si potranno effettuare migliaia di tamponi in tempi rapidi in un territorio che in questo momento non è dotato di strutture in grado di assicurare grandi numeri.
All’Aquila, l’unico laboratorio operante è quello dell’ospedale S. Salvatore, che sta viaggiando però a una media di 40-80 tamponi giornalieri, i cui tempi di processazione, tra l'altro, non sono velocissimi. A livello regionale, di laboratori pubblici in funzione ce ne sono tre: quello dell’ospedale di Pescara, quello dell’Università di Chieti e quello dello Zooprofilattico di Teramo. Ma si tratta di strutture già oberate di lavoro.
Per quanto riguarda i laboratori privati, al momento non ce n’è nessuno già accreditato. Dante Labs, il laboratorio presentato dieci giorni fa all’Aquila che ha annunciato di poter arrivare a processare fino a 5 mila tamponi al giorno, è ancora in attesa di ricevere tutti i permessi necessari dai vari enti di accreditamento.
"Siamo consapevoli del problema" ha osservato Biondi "ma contiamo sul fatto che nei prossimi giorni avremo più personale e più risorse da dedicare a questo specifico segmento di utenza. Il Dipartimento di Prevenzione ha incrementato il proprio organico, i tamponi sul personale sanitario sono stati fatti e le attività di screening sul personale delle Rsa sono in corso. A breve il laboratorio di Pescara dovrebbe essere in grado di processare più di 2 mila tamponi al giorno. Considerando che verosimilmente non tutti i cantieri riapriranno il 4 maggio, ci saranno, nelle prossime settimane, condizioni più favorevoli per andare incontro alle esigenze delle imprese".
“È possibile che con la ripresa di alcune attività da lunedì prossimo, tra cui proprio quella edile, il numero dei contagi possa tornare a salire. All’Aquila, fortunatamente, il numero di contagiati è stato molto basso e da giorni è pari a zero. L’obiettivo è mantenere questo standard, reso possibile grazie ad alcuni fattori, tra cui la prontezza del sistema sanitario aquilano di fronte all’emergenza, la conformazione del territorio e, soprattutto, la disciplina e il grande rispetto delle regole. Tutto sono stati chiamati a fare enormi sacrifici per limitare la diffusione del coronavirus e occorrerà lo stesso senso di responsabilità per intraprendere la fase due” afferma il sindaco.
Sul provvedimento ha espresso perplessità anche l'Ance, sebbene con toni concilianti. “L’ordinanza del sindaco dell’Aquila non ci trova impreparati. Ance L’Aquila in questi mesi di fermo Covid ha studiato e messo a punto le strategie per una riapertura sicura dei cantieri a tutela delle maestranze, della città e degli stessi imprenditori che rischiano in prima persona un’imputazione penale in caso di contagio, secondo le norme governative”.
I costruttori si sono detti pronti a sottoporre a test tutti i dipendenti, come ulteriore garanzia, "a patto che ci si dica come e soprattutto dove”.
Importante conoscere anche i tempi in cui questi test verranno processati, "considerate le migliaia di operai impegnati nella ricostruzione, dato che questo inciderà su ulteriori giorni di cassa integrazione che dovrà essere autorizzata dal Governo centrale. Le famiglie sono allo stremo, considerati anche i ritardi di erogazione delle misure di sostegno. L’ordinanza sindacale rafforza ulteriormente le misure di sicurezza Covid già previste dai protocolli anti contagio condivisi a livello nazionale e offrono una ulteriore tutela al capoluogo che, dopo il decennio del post sisma, non può permettersi altri ritardi né un secondo lock down. Questo penalizzerebbe anche la spesa delle risorse disponibili per la ricostruzione con grave minaccia sui futuri rifinanziamenti da condividere con miriadi di emergenze economiche nazionali”.
Per questo - hanno ribadito le imprese afferenti all'Ance - "riapriremo i cantieri con molta prudenza e responsabilità. La stessa che va riservata agli operatori dell’edilizia che non possono sopportare un prolungamento dell’inattività”.