"Oggi in Italia riaprono tutti i cantieri edili per la fase 2 con la sola eccezione dell’Aquila che, grazie all’intempestivo provvedimento comunale, ha compromesso per l’ennesima volta la ripresa della ricostruzione".
Ad affermarlo, in una nota, è il segretario generale di Apindustria L'Aquila Massimiliano Mari Fiamma, che già nei giorni scorsi aveva criticato l'ordinanza firmata dal sindaco Pierluigi Biondi sulla riapertura dei cantieri.
"Inutile ribadire quanto sia inutile, a nostro avviso, il ricorso ai tamponi al fine del contenimento dell’epidemia, così come il fatto che decine di esperti a livello nazionale si siano riuniti per stilare un protocollo di sicurezza specifico per i cantieri che il solo Comune dell’Aquila, senza alcun supporto scientifico, ha deciso di aggravare con altre prescrizioni all’ultimo momento".
"Il risultato di tanta incapacità gestionale della crisi, che ha caratterizzato anche l’intero Consiglio Comunale, è che oggi, 4 maggio, nessun cantiere ha riaperto i battenti nel territorio aquilano con un gravissimo danno economico per tutte le aziende impegnate nella ricostruzione (appaltatori, subappaltatori, impiantisti ecc.) che oggi stanno tempestando i nostri uffici per cercare di dirimere il caos creato dall’improvvisazione del provvedimento".
"La nostra Associazione, pur condannando fermamente l’ordinanza, la tempistica, il metodo e le modalità della sua stesura, si sta organizzando per sopperire ad una carenza strutturale che, in questo momento, consente un numero di tamponi (circa 140 al giorno) totalmente insufficienti per garantire l’adempimento delle prescrizioni".
"Sarebbe stato opportuno che si fosse verificata prima questa situazione alla quale oggi, con colpevole ritardo, si cerca di rimediare con una corsa contro il tempo, ma così non è stato ed i ritardi previsti sono di oltre 15 giorni per le riaperture da sommare al problema che si riscontrerà per la ripetizione bisettimanale della procedura".
"Alto anche il costo per i contribuenti dato che la maggior parte degli operai si trova oggi in cassa integrazione, che dovrà essere per forza prolungata, e per tutti quei lavoratori, la cui assunzione segue le sorti di in uno specifico cantiere, che vedranno slittare la loro occasione di lavoro a tempo ancora da definire".
"Tutto questo si sarebbe potuto evitare se si fosse stabilito quanto richiesto con almeno una decina di giorni di preavviso, come segnalato a gran voce da quasi tutte le associazioni di categoria, o se ci si fosse limitati ad accettare quanto previsto da un protocollo che è lo stesso applicato al Ponte Morandi di Genova, dove circa 1.000 operai hanno lavorato in un solo cantiere senza che si sia riscontrato alcun problema di contagio".
"Per il futuro ci aspettiamo una maggiore attenzione dalla politica verso le problematiche delle imprese ed un rinnovato rispetto verso un settore che sta sostenendo da anni l’economia locale con iniziative che non partano dalla pancia ma per le quali si possa utilizzare il cervello e la consapevolezza dei propri mezzi".