Hanno riaperto ieri i primi cantieri della ricostruzione post-sisma all'Aquila: dopo una settimana di polemiche, seguite alla decisione del sindaco Pierluigi Biondi di imporre i tamponi alle maestranze, sono tornati al lavoro gli operai che si sono già sottoposti ai test processati dall'Istituto zooprofilattico di Teramo.
Sui primi 800 test eseguiti, non si è riscontrato nessun caso di positività.
"Sia pure con una settimana di ritardo, siamo ripartiti: nel corso dei prossimi giorni si arriverà a 150 cantieri riaperti (sugli oltre 500, ndr) e poi man mano che arriveranno tamponi e test gradualmente si andrà a regime - ha dichiarato all'Ansa Adolfo Cicchetti, presidente di Ance L'Aquila - Sono stati giorni concitati ma alla fine è prevalso il senso di responsabilità da parte di tutti con la chiamata a raccolta dell’Ance che ha avuto un riscontro numerico importante rispetto alla richiesta di tamponi da parte delle imprese". Cicchetti ha voluto scansare le polemiche: "i tamponi per le maestranze sono prima di tutto un obbligo morale. Non ci siamo addentrati in disquisizioni giurisprudenziali, sul loro essere facoltativi od obbligatori, quello che ci interessa è che le imprese del sistema Ance stiano rispondendo nella quasi totalità".
Evidendentemente, ci vorrà ancora tempo per poter tornare a regime, considerato che le maestranze a lavoro nei cantieri della città sono circa 7mila; poi, c'è il tema, spinoso, del ristoro delle spese sostenute dalle imprese per tamponi, sanificazioni e, in generale, per dotare gli operai dei dispositivi di sicurezza individuali.
Ieri, il sindaco Pierluigi Biondi ha reiterato l'appello al Governo affinché vengano riconosciuti alle imprese "i maggiori costi da sostenere in ragione della modifica delle regole di lavoro, non contemplati all’atto della progettazione nell’era ante Coronavirus [qui]. Solo questo sforzo - ha ribadito il primo cittadino - che deve essere nazionale e globale, salvaguarderà il principio di equità, consentirà ai cantieri di lavorare in tutela, garantirà remunerazione aziendale e sicurezza dei lavoratori".
Scettico il segretario provinciale di Apindustria Massimiliano Mari Fiamma [qui]: "A nostro avviso sarà difficile che una iniziativa di un’amministrazione locale, in contrasto con la normativa nazionale per dichiarazione scritta del Prefetto, possa poi vedere ristorate per Decreto delle spese relative sì al Covid-19 ma a titolo del tutto volontario", il riferimento all'obbligo di sottoporre a tamponi gli operai, un aggravio di costi per l'impresa quantificabile in 150 euro comprensivi di Iva per ogni test. "In questo caso le prescrizioni dell’ordinanza saranno tutte a carico delle imprese che dovranno procedere ad un esborso considerevole che andrà ad aggravare un quadro già molto precario provocando grossi danni per l’intera filiera della ricostruzione".
Nei prossimi giorni Apindustria valuterà le azioni da mettere in campo per evitare il ripetersi bisettimanale dei tamponi, "una ulteriore tassa che le imprese dovranno sborsare solo per lavorare entro i confini comunali dato che a Pizzoli, a Scoppito, a Fossa ed in tutti i territori limitrofi (così come nel resto d’Italia) tale procedura non è minimamente contemplata".
In tal senso, una proposta è arrivata dal capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale Paolo Romano [qui], che ha sollecitato l'amministrazione comunale ad attivarsi per fare sì che si possano usare le economie conseguite nei lavori della ricostruzione privata per ristorare alle imprese le spese aggiuntive che queste ultime stanno sostenendo per sottoporre a tampone le maestranze.