"La invitiamo a provvedere senza indugio alla modifica della ordinanza n. 71 del 30 aprile 2020, rimuovendo da essa qualsiasi riferimento alla figura del 'committente' e dei suoi incaricati. La dobbiamo preavvertire che, qualora ciò non dovesse avvenire, alla luce delle pesantissime responsabilità che Lei ha fatto indebitamente ricadere sulla figura dei 'committenti', l’Anaci ed i suoi rappresentati si vedranno costretti ad impugnare l'ordinanza per la parte di loro interesse".
Continua a far discutere l'ordinanza voluta dal sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi per disciplinare la riapertura dei cantieri edili, con l'imposizione, tra l'altro, di sottoporre a tampone sanitario tutte le maestranze impiegate, entro al massimo 14 giorni dal riavvio delle lavorazioni, al fine della verifica della negatività al contagio. Ad intervenire duramente sono Mauro Basile e Tiziana Alfonsi, rispettivamente presidente regionale e provinciale dell'Anaci, l'associazione di rappresentanza degli amministratori condominiali.
Come noto, gli amministratori condominiali hanno svolto e svolgono un ruolo importante nel processo di ricostruzione post-sisma dell'Aquila, essendo stati investiti direttamente dal legislatore del compito di gestione dei contributi pubblici destinati al condomini; anche per questo, molti dei proprietari degli aggregati hanno individuato proprio negli amministratori condominiali i soggetti più indicati per ricoprire la carica di presidenti dei consorzi obbligatori previsti dalla OPCM 3820.
"Ancora oggi, quindi, gli amministratori condominiali rivestono dal punto di vista della normativa in materia di sicurezza la veste di 'committenti' e sono, per tale ragione, assoggettati alle responsabilità civili, penali ed amministrative che ne scaturiscono", spiegano Basile e Alfonsi. "Abbiamo, perciò, letto con grande preoccupazione la sua ordinanza n. 71 - scrivono al sindaco Biondi - con la quale ha imposto alle imprese, per la riapertura dei cantieri, una serie di adempimenti connessi all’emergenza Covid-19".
I rappresentanti dell'Anaci sottolineano come l'associazione abbia chiesto ripetutamente di poter essere ascoltata, in merito al contenuto del provvedimento, ma il sindaco dell'Aquila avrebbe rifiutato il confronto, preferendo procedere in via unilaterale.
Ma qual è il nodo della vicenda?
"L’ordinanza - viene spiegato da Basile e Alfonsi nella missiva inviata a Biondi - prende in considerazione anche il ruolo del committente a cui dedica le seguenti prescrizioni: al punto 1) dell’art. 5 (disciplinante la Attuazione protocollo), nel prevedere l’obbligo di sottoporre a tampone i lavoratori s'impone alla imprese di comunicare l’adempimento, oltre che alla ASL ed al CSE, anche al 'committente per l’adozione delle misure di competenza'. In cosa consistano tali 'misure', tuttavia, non viene fornita alcuna indicazione il che impedisce di comprendere quali sarebbero gli obblighi che Lei ha imposto ai committenti. Al punto 5 dello stesso art. 5), inoltre, si prevede che il committente 'si impegna' (sic) a far rispettare il protocollo. La disposizione appare a dir poco abnorme, considerato che il Comune dell’Aquila non ha coinvolto i committenti dei cantiere della ricostruzione nella sottoscrizione del protocollo, né a titolo singolo, né attraverso le associazioni che li rappresentano".
Di conseguenza - viene messo nero su bianco - "i committenti non hanno assunto alcun 'impegno' al momento della formazione del protocollo. Né il Comune dell’Aquila ha il potere di assumere obblighi per nome e per conto di persone fisiche dotate di una loro, incoercibile autonomia contrattuale, e né può costringerli a farlo sulla base di un mero provvedimento amministrativo".
I referenti dell'Anaci ricordano, peraltro, che gli obblighi del committente rispetto alla sicurezza sul lavoro "sono stabiliti dalla legge nazionale e non possono essere estesi a suo piacimento da un ente locale, quale il Comune dell’Aquila. Sta di fatto che per effetto di tali previsioni, i committenti, e quindi anche gli amministratori condominiali, sono stati investiti di una serie di stringenti obblighi inerenti la sicurezza sul cantiere dal Covid-19 che li espone, nel caso in cui si dovesse verificare un episodio di contagio, a pesantissime responsabilità di ordine penale, civile ed amministrativo. Si pensi solo alla condanna risarcitoria a cui un 'committente' si troverebbe esposto nel caso in cui un operaio che opera su un suo cantiere dovesse esser colpito dal virus, il cui ammontare non sarebbe inferiore a diverse centinaia di migliaia di euro. Si tratta nel contempo di obblighi che non sono previsti dalla normativa di rango legislativo nazionale, né ordinaria, né emergenziale, e rispetto ai quali non è possibile rinvenire nell’ordinamento alcuna norma, sia ordinaria che emergenziale, che attribuisca al Comune dell’Aquila il potere di imporli".
E' per questo che i referenti dell'Anaci hanno invitato il sindaco Biondi a modificare l'ordinanza; altrimenti, minacciano di impugnarla.